Luntana staie, Natale sta venenno:
che bello friddo, che belle ghiurnate!…
Friddo, ‘o paese tuio, nne sta facenno?
Pe Natale ve site priparate?
Domenico Rea
In questi giorni si è celebrato il centenario della nascita di Domenico Rea (Nocera Inferiore, Salerno, 1921 – Napoli 1994). Nato l’8 settembre del 1921, il grande scrittore napoletano ha scritto diverse opere e collaborato con alcune case editrici oltre a ottenere un impiego alla Sovrintendenza delle Gallerie d’Arte.
Aniello Falcone
“Aniello Falcone, il Velásquez di Napoli”, è il titolo della mostra inaugurata lunedì 25 ottobre alle ore 16.45 al Museo Diocesano di Largo Donnaregina dall’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia. Per la Regione c’era l’assessore al Turismo Felice Casucci che ha salutato la sua nuova omologa comunale,TeresaArmato.
‘O Mastuggiorgio
Di solito aveva un fisico forte e robusto, e aveva la grande responsabilità di sorvegliare i pazzi affinché non facessero del male a se stessi ed ad altri. Egli collaborava a stretto contatto con lo psichiatra e il personale ispettivo, intervenendo all’occorrenza per immobilizzare il ricoverato infilandogli la camicia di forza
‘O Casaduoglio
Oggi nelle grandi catene di supermercati, alcuni aperti 24/ore su 24, è possibile trovare tutto, in qualunque momento. Fortunatamente in alcuni luoghi, di fronte a questi giganti industriali c’è una tradizione che si difende con le unghie e con i denti, ci sono ancora persone tendono a fare la spesa nei piccoli negozietti di fiducia.
‘A lavannara
Tra i tanti antichi mestieri napoletani scomparsi ricordo ‘A lavannara (la lavandaia). Questa figura era solita girare per le case alla ricerca di panni sporchi che lavava utilizzando sapone e cenere, ma ciascuna custodiva segretamente il proprio metodo, considerato naturalmente il migliore, per sbiancare e pulire.
‘A capera
A capera, era la parrucchiera a domicilio. Si recava nelle case delle donne che richiedevano il suo intervento e con notevole maestria realizzava appariscenti pettinature: intrecciava, avvolgeva, arricciava e tagliava i capelli delle clienti all’ultima moda, dando, a volte, con la sua esperienza anche consigli sul trucco, soddisfacendo così i loro desideri.
Se sfraveca
E se venne tutto a rott’’e cuollo. Se venne a scalella a corocò ‘e nu speziale manuale, appuiata nfaccia a nu muro; se venneno ‘e perziane verde ‘e na mudista; mbruoglie, botteglie vecchie, nu murtale scassato e nu pesature inutele d’’o farmacista; se venneno lastre, tavule ‘e liette e scanne d’’o cincuciento.
Massimo Troisi
Massimo Troisi è stato un attore, regista, sceneggiatore e cabarettista italiano. Principale esponente della nuova comicità napoletana nata agli albori degli anni Settanta, soprannominato «il comico dei sentimenti» o il «Pulcinella senza maschera», è considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.
Napoli 1860
La miniserie, in bianco e nero, è incentrata sulla storia della caduta del regno delle Due Sicilie, vista dalla parte dell’ultimo sovrano dei Borbone, Francesco II, il buono, intelligente e imbelle Franceschiello. Quanta nostalgia per quella tv di qualità, fatta da grandi registi e interpretata da bravissimi attori, tra cui l’ottimo e compianto Bruno Cirino, nei panni del re.
Pianefforte ‘e notte
l più grande poeta napoletano, Salvatore Di Giacomo, legatissimo alla sua terra, in questo brano celeberrimo, tra le poesie più belle e sublimi di tutti i tempi, descrive con malinconica e finissima dolcezza, lo smarrimento e la solitudine nell’incantevole silenzio notturno. E ci possiamo abbandonare al sogno.
Centro storico e Palazzo Spinelli
Il centro storico di Napoli, autentico luogo dell’anima, è il più grande d’Europa ed è la zona più turistica, vera e ricca di storia della città. In esso sono racchiusi 27 secoli di illustre passato, dai primi insediamenti greci del VII sec. A.C., a tutte le epoche che hanno caratterizzato la città di Napoli: centro della Magna Grecia, epoca romana, bizantina, normanna, sveva, angioina, aragonese, borbonica.
O’ canisto
Tra le vecchie usanze e tradizioni delle nostre terre, ricordo con particolare nostalgia le attenzioni usate dai salumieri ed altri venditori per aggraziarsi il cliente in occasione delle festività importanti. C’era un rapporto personale inesorabilmente scomparso con l’avvento dei supermercati e delle grosse catene di distribuzione.
Lo iettatore
Amico stretto dello schiattamuorto, lo iettatore, colui che porta sfortuna ed emana un’influenza negativa. Iettatura deriva dalla forma dialettale napoletana “gettatura” (l’atto di gettare), e in questo caso si getta il malocchio. «L’jettatore è di solito magro e pallido, il naso ricurvo, occhi grandi che hanno qualcosa di quelli del rospo, e ch’egli di solito copre
Marzo (Salvatore Di Giacomo)
All’inizio della bellissima arietta, si respira l’aria fredda di Marzo e il suo tempo strano, mese di cerniera fra l’inverno e la primavera. Piove, poi smette. Riappare il sole, sembra tornare il caldo e giù di nuovo con vento e freddo. Ma Salvatore Di Giacomo non ci fa solo un semplice bollettino metereologico
Galleria Umberto I
Il primo luogo di Napoli che imparai a conoscere da ragazzino e che contribuì alla mia educazione sentimentale fu di sicuro la Galleria Umberto I. Era il salotto della città, dal fascino particolare, dove, ai tavoli dei caffè, s’incontravano artisti, cantanti famosi, attori in cerca di scritture, impresari teatrali e faccendieri.
Tombola napoletana
Tra le usanze napoletane più tipiche del periodo natalizio, nei ricordi di tante generazioni, c’è senza dubbio la tombolata tra parenti dopo la cena delle due Vigilie, di Natale e Capodanno, in attesa della mezzanotte. Tolti i rimasugli della cena dal tavolo, si dispone l’occorrente per giocare: cartelle, cartellone, “panariello”, gusci di arance, mandarini e frutta secca per coprire i numeri. In ogni casa napoletana che si rispetti non può mancare la tombola e la sua relativa “smorfia”. Tutte le famiglie riunite intorno ai nonni, ci giocano ma pochi conoscono le sue origini antiche.
A cantata d’ ‘e pasture
A cantata d’ ‘e pasture di Raffaele Viviani, è uno straordinario poemetto del 193, e, rappresenta, ancora oggi, la scenografia più tipica della verace tradizione napoletana. Una vera e propria orchestra per voci: versi dal ritmo serrato, suggestioni potenti, esplosioni linguistiche che fanno rivivere quella che era “La Cantata” come festa del popolo dove attori improvvisati e spettatori interagivano dando vita ai personaggi principali del presepe napoletano, uno spettacolo nello spettacolo.
La Cantata dei Pastori
Armenzio: “Ecco l’alba che spunta, ecco del Sole /I primi rai splendenti./ Che indorando le cime agli alti monti,/ e rendendo di gioie il mondo adorno./Nunzi a noi del già risorto giorno/Anzi, ecco il Sole istesso./ Benché tra nubi ascoso/ Con volto luminoso,/ che l’ombra fuga e dissipa le nebbie,/ Ad onta di stagion rigida e fiera,/ Per darci un chiaro e lucido mattino:/ E tu dormi, Benino.”
Brigantaggio nella provincia di Salerno
Il percorso che portò alla nascita ed al consolidamento dell’Unità d’Italia (1861) fu lungo e tormentato. Tra le sue vicende più significative, il Brigantaggio fu una sanguinosa e spesso spietata guerriglia civile, che sconvolse il Mezzogiorno tra il 1860 ed il 1870. Per la verità, il Brigantaggio ha origini remote e riguarda periodi storici e territori diversi; ma in quegli anni esso ebbe una forte impennata, per motivi sociali e politici. Le misere condizioni di vita dei contadini, gli odiosi soprusi
Il Caffè Gambrinus
Lo storico caffe’ Gambrinus è una tappa obbligata per molti quando arrivano a Napoli. Un vero e proprio luogo di ritrovo dove l’arte e la bellezza attirano personaggi da ogni angolo d’Europa. Nei suoi salottini sono passati monarchi e capi di stato. Arredato in stile Liberty, conserva al suo interno stucchi, statue e quadri della fine dell’Ottocento realizzate da artisti napoletani. Tra queste vi sono anche opere di Gabriele D’Annunzio (il quale, secondo alcune fonti, avrebbe scritto ai tavolini del caffè la poesia ‘A Vucchella, musicata poi da Tosti, su scommessa con il poeta e amico Ferdinando Russo), e Filippo Tommaso Marinetti.
Halloween Napoletano
Ma la risposta napoletana non è tardata a venire. “In fondo abbiamo solo trasformato, quello che già era nella nostra tradizione”: sostiene su Facebook Rossana Partenope Di Poce, affermando che “la questua delle cascettelle dei morti, a Napoli esisteva già prima dell'”Americanata”. L'”obolo dell’infanzia” alla morte, come lo chiama la Serao nel 1904, è sempre esistito a Napoli
Maria Luisa D’Aquino
Donna Maria Luisa D’AQUINO (27.1.1908-9.1.1992). Fu poetessa, scrittrice, giornalista. Nata a Napoli da Ettore d’Aquino dei Principi di Tropea e dalla nobildonna Angèle Roche, figlia di Luisa Massone.Era coniugata con il Tenente Colonnello dei bersaglieri Umberto Lombardi, trucidato dai nazisti dopo l’8 settembre 1943.