Lettera Malinconica

Luntana staie, Natale sta venenno:
che bello friddo, che belle ghiurnate!…
Friddo, ‘o paese tuio, nne sta facenno?
Pe Natale ve site priparate?

L’Acquaiuolo

E’ uno dei più antichi mestieri napoletani che ancora oggi, in parte, sopravvivono nella città partenopea.
Il suo lavoro, così come si evince dal nome, consisteva nella vendita dell’acqua che però era composta da diversi tipi.

Pino Daniele

A Napoli una mostra multimediale che resterà aperta fino al 31 dicembre è dedicata a Pino Daniele. Si intitola Pino Daniele alive, la mostra ed è ospitata nel complesso di Santa Caterina a Formiello, sede della Fondazione Made in Cloister.

Domenico Rea

In questi giorni si è celebrato il centenario della nascita di Domenico Rea (Nocera Inferiore, Salerno, 1921 – Napoli 1994). Nato l’8 settembre del 1921, il grande scrittore napoletano ha scritto diverse opere e collaborato con alcune case editrici oltre a ottenere un impiego alla Sovrintendenza delle Gallerie d’Arte.

Francesco Mastriani

Francesco Mastriani (Napoli, 23 novembre 1819 – Napoli, 6 gennaio 1891) è stato uno scrittore italiano, autore di romanzi d’appendice di grande successo. Fu inoltre drammaturgo e giornalista. Mostrò fin dagli esordi letterari grande attenzione nei confronti delle classi subalterne napoletane

Aniello Falcone

“Aniello Falcone, il Velásquez di Napoli”, è il titolo della mostra inaugurata lunedì 25 ottobre alle ore 16.45 al Museo Diocesano di Largo Donnaregina dall’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia. Per la Regione c’era l’assessore al Turismo Felice Casucci che ha salutato la sua nuova omologa comunale,TeresaArmato.

 ‘A scapillata

Provate a ricordare alcune commedie di Eduardo De Filippo dove accanto al letto del defunto c’erano tante donne piangenti e disperate che gridavano addolorate e affrante: “E chi se l’aspettava ‘na notizia simile, chillo ‘o cumpare steve bbuono!” 

‘O pusteggiatore

Tutti sappiamo che la canzone ha reso Napoli conosciuta in tutto il mondo, E’ proprio grazie alla musica che in passato a Napoli nasceva un altro degli antichi mestieri napoletani,  ‘O pusteggiatore.

‘O Mastuggiorgio

Di solito aveva un fisico forte e robusto, e aveva la grande responsabilità di sorvegliare i pazzi affinché non facessero del male a se stessi ed ad altri. Egli collaborava a stretto contatto con lo psichiatra e il personale ispettivo, intervenendo all’occorrenza per immobilizzare il ricoverato infilandogli la camicia di forza

‘O Casaduoglio

Oggi nelle grandi catene di supermercati, alcuni aperti 24/ore su 24, è possibile trovare tutto, in qualunque momento. Fortunatamente in alcuni luoghi, di fronte a questi giganti industriali c’è una tradizione che si difende con le unghie e con i denti, ci sono ancora persone tendono a fare la spesa nei piccoli negozietti di fiducia.

‘A lavannara

Tra i tanti antichi mestieri napoletani scomparsi ricordo ‘A lavannara  (la lavandaia). Questa figura era solita girare per le case alla ricerca di panni sporchi che lavava utilizzando sapone e cenere, ma ciascuna custodiva segretamente il proprio metodo, considerato naturalmente il migliore, per sbiancare e pulire.

‘A capera

A capera, era la parrucchiera a domicilio. Si recava nelle case delle donne che richiedevano il suo intervento e con notevole maestria realizzava appariscenti pettinature: intrecciava, avvolgeva, arricciava e tagliava i capelli delle clienti all’ultima moda, dando, a volte, con la sua esperienza anche consigli sul trucco, soddisfacendo così i loro desideri.

‘A Sciantosa

‘A Sciantosa è un modo dire napoletano che affonda le proprie origini in un passato molto antico. Questa bellissima espressione dialettale – tuttora ancora in uso – viene spesso utilizzata per fare riferimento ad una donna elegante e dall’atteggiamento superbo o civettuolo.

Acquario Dohrn di Napoli

La Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli fu fondata nel 1872 dal naturalista e zoologo tedesco Anton Dohrn, nato a Stettino (attuale Polonia) nel 1840 e laureato a Berlino in Scienze naturali, per la conoscenza e lo studio della flora e della fauna del mare

L’origine della canzone napoletana

L’origine certa della nascita della canzone classica napoletana è senza dubbio da collocarsi intorno il 1835, data che sancisce l’inizio della storia “ufficiale” della canzone napoletana. In quell’anno infatti nacque la prima vera canzone classica napoletana

Se sfraveca

E se venne tutto a rott’’e cuollo. Se venne a scalella a corocò ‘e nu speziale manuale, appuiata nfaccia a nu muro; se venneno ‘e perziane verde ‘e na mudista; mbruoglie, botteglie vecchie, nu murtale scassato e nu pesature inutele d’’o farmacista; se venneno lastre, tavule ‘e liette e scanne d’’o cincuciento.

Massimo Troisi

Massimo Troisi è stato un attore, regista, sceneggiatore e cabarettista italiano. Principale esponente della nuova comicità napoletana nata agli albori degli anni Settanta, soprannominato «il comico dei sentimenti» o il «Pulcinella senza maschera», è considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.

Napoli 1860

La miniserie, in bianco e nero, è incentrata sulla storia della caduta del regno delle Due Sicilie, vista dalla parte dell’ultimo sovrano dei Borbone, Francesco II, il buono, intelligente e imbelle Franceschiello. Quanta nostalgia per quella tv di qualità, fatta da grandi registi e interpretata da bravissimi attori, tra cui l’ottimo e compianto Bruno Cirino, nei panni del re.

Pianefforte ‘e notte

l più grande poeta napoletano, Salvatore Di Giacomo, legatissimo alla sua terra, in questo brano celeberrimo, tra le poesie più belle e sublimi di tutti i tempi, descrive con malinconica e finissima dolcezza, lo smarrimento e la solitudine nell’incantevole silenzio notturno. E ci possiamo abbandonare al sogno.

Matilde Serao

Per ricordare la Festa del Lavoro del 1 maggio di sabato scorso, riportiamo lo sguardo attento e sensibile della grande scrittrice e giornalista napoletana Matilde Serao sui temi sociali e sulle condizioni del lavoro nella Napoli dell’Ottocento.

“É notte”

Tutt’è silenzio dint’a sta nuttata
nun se sente nu passo ‘e cammenà.
Nu ventariello tutta na serata
pare ca me vuleva accarezzà.

Centro storico e Palazzo Spinelli

Il centro storico di Napoli, autentico luogo dell’anima, è il più grande d’Europa ed è la zona più turistica, vera e ricca di storia della città. In esso sono racchiusi 27 secoli di illustre passato, dai primi insediamenti greci del VII sec. A.C., a tutte le epoche che hanno caratterizzato la città di Napoli: centro della Magna Grecia, epoca romana, bizantina, normanna, sveva, angioina, aragonese, borbonica.

O’ canisto

Tra le vecchie usanze e tradizioni delle nostre terre, ricordo con particolare nostalgia le attenzioni usate dai salumieri ed altri venditori per aggraziarsi il cliente in occasione delle festività importanti. C’era un rapporto personale inesorabilmente scomparso con l’avvento dei supermercati e delle grosse catene di distribuzione.

Iurnata ‘e Pasca

Ogge ll’aria è pesante!
Sti nuvole avascie
pare diceno “fuie
ca ll’acqua è vicina…”

E chest’’a chiame Pasca?
Nun vide? Tutto è cagnate…
E ‘o sole scontento e appartate,
nun splenne cchiù cielo…

Lo iettatore

Amico stretto dello schiattamuorto, lo iettatore, colui che porta sfortuna ed emana un’influenza negativa. Iettatura deriva dalla forma dialettale napoletana “gettatura” (l’atto di gettare), e in questo caso si getta il malocchio. «L’jettatore è di solito magro e pallido, il naso ricurvo, occhi grandi che hanno qualcosa di quelli del rospo, e ch’egli di solito copre

“E ccose ‘mpruvvisate” di Raffaele Viviani

Tutte ‘e ccose ‘mpruvvisate songo sempe sapurite: ‘e cchiù meglie ‘nnammurate, l’aggio avute, me credite?, senza quase sape’ comme, scasualmente, faccia a faccia. Sempe primma ‘e sape’ ‘o nomme m’ ‘e truvavo dint’ ‘e braccia. «Core mio, te voglio bene! » «E pur’io! »

Il Commissario Ricciardi

La storia, ambientata nella Napoli degli anni trenta in pieno regime fascista, segue le indagini del commissario di polizia Luigi Alfredo Ricciardi. L’uomo custodisce un terribile segreto ereditato dalla madre, che chiama il Fatto: è in grado di percepire gli spettri delle vittime di morte violenta

Marzo  (Salvatore Di Giacomo)

All’inizio della bellissima arietta, si respira l’aria fredda di Marzo e il suo tempo strano, mese di cerniera fra l’inverno e la primavera. Piove, poi smette. Riappare il sole, sembra tornare il caldo e giù di nuovo con vento e freddo. Ma Salvatore Di Giacomo non ci fa solo un semplice bollettino metereologico

Io vulesse truva’ pace

Una bella poesia del grande Eduardo De Filippo. Di fronte alle fatiche dell’esistenza, Eduardo invoca la pace, in cui “nun sèntere cchiù niente”. Una pace che però non significhi annientamento o morte, ma piuttosto una possibilità di vita, una porta che s’aprisse “pè campà”.

‘O Pazzariello

‘O Pazzariello era un mestiere ambulante, che veniva esercitato a Napoli dalla fine del ‘700, per tutto l ’800 e fino agli anni 50 del ‘900. Di solito qualcuno senza lavoro, pur di guadagnare quel poco per vivere o per arrotondare, si vestiva bizzarramente con abiti d’epoca da Generale Borbonico

Il Conservatorio San Pietro a Majella

La passeggiata più suggestiva che facevo da ragazzo, e che mi è rimasta nel cuore, era di girovagare nel centro storico di Napoli, le cui mura echeggiavano musiche lontane, rievocando secoli di storia, tradizioni ed atmosfere letterarie ed artistiche. Un vero “incantamento”.

Nuie

Si catena pe’ st’ammore
fatt’’e rose e mille spine…
Puort’’e suonne dint’’o core..
Miett’’o ffuoco dint’’e vvene..

Galleria Umberto I

Il primo luogo di Napoli che imparai a conoscere da ragazzino e che contribuì alla mia educazione sentimentale fu di sicuro la Galleria Umberto I. Era il salotto della città, dal fascino particolare, dove, ai tavoli dei caffè, s’incontravano artisti, cantanti famosi, attori in cerca di scritture, impresari teatrali e faccendieri.

Tombola napoletana

Tra le usanze napoletane più tipiche del periodo natalizio, nei ricordi di tante generazioni, c’è senza dubbio la tombolata tra parenti dopo la cena delle due Vigilie, di Natale e Capodanno, in attesa della mezzanotte. Tolti i rimasugli della cena dal tavolo, si dispone l’occorrente per giocare: cartelle, cartellone, “panariello”, gusci di arance, mandarini e frutta secca per coprire i numeri. In ogni casa napoletana che si rispetti non può mancare la tombola e la sua relativa “smorfia”. Tutte le famiglie riunite intorno ai nonni, ci giocano ma pochi conoscono le sue origini antiche. 

A cantata d’ ‘e pasture

A cantata d’ ‘e pasture di Raffaele Viviani, è uno straordinario poemetto del 193, e, rappresenta, ancora oggi, la scenografia più tipica della verace tradizione napoletana. Una vera e propria orchestra per voci: versi dal ritmo serrato, suggestioni potenti, esplosioni linguistiche che fanno rivivere quella che era “La Cantata” come festa del popolo dove attori improvvisati e spettatori interagivano dando vita ai personaggi principali del presepe napoletano, uno spettacolo nello spettacolo.

La Cantata dei Pastori 

Armenzio: “Ecco l’alba che spunta, ecco del Sole /I primi rai splendenti./ Che indorando le cime agli alti monti,/ e rendendo di gioie il mondo adorno./Nunzi a noi del già risorto giorno/Anzi, ecco il Sole istesso./ Benché tra nubi ascoso/ Con volto luminoso,/ che l’ombra fuga e dissipa le nebbie,/ Ad onta di stagion rigida e fiera,/ Per darci un chiaro e lucido mattino:/ E tu dormi, Benino.”

Brigantaggio nella provincia di Salerno

Il percorso che portò alla nascita ed al consolidamento dell’Unità d’Italia (1861) fu lungo e tormentato. Tra le sue vicende più significative, il Brigantaggio fu una sanguinosa e spesso spietata guerriglia civile, che sconvolse il Mezzogiorno tra il 1860 ed il 1870. Per la verità, il Brigantaggio ha origini remote e riguarda periodi storici e territori diversi; ma in quegli anni esso ebbe una forte impennata, per motivi sociali e politici. Le misere condizioni di vita dei contadini, gli odiosi soprusi

Suonno d’autunno

di Felice Nicotera Moreno ‘e fronne! Trase ‘o primmo friddo… E tu ‘int’e suonne me tuorne a lusingà… Allora tengo […]

Il Caffè Gambrinus

Lo storico caffe’ Gambrinus è una tappa obbligata per molti quando arrivano a Napoli. Un vero e proprio luogo di ritrovo dove l’arte e la bellezza attirano personaggi da ogni angolo d’Europa. Nei suoi salottini sono passati monarchi e capi di stato. Arredato in stile Liberty, conserva al suo interno stucchi, statue e quadri della fine dell’Ottocento realizzate da artisti napoletani. Tra queste vi sono anche opere di Gabriele D’Annunzio (il quale, secondo alcune fonti, avrebbe scritto ai tavolini del caffè la poesia ‘A Vucchella, musicata poi da Tosti, su scommessa con il poeta e amico Ferdinando Russo), e Filippo Tommaso Marinetti.

Il tampone sospeso

Il covid-19 non ferma la solidarietà. Il Tampone sospeso è la bellissima notizia dei giorni scorsi che ci fa sentire orgogliosi di essere napoletani nell’animo e di amare questa città unica e stupefacente, soprattutto in questo triste periodo in cui tutti abbiamo bisogno di tanto cuore ed umanità.

E DUIE NUVEMBRE

E dduie ‘e nuvembre! Che malinconia
sti lluce ‘ncopp’’e ttombe appriparate..
Nu disco sona ‘a stessa litanìa..
Vide ggente felice e sorridente..

‘O cimitero è ‘a primma ‘e nu tiatro..
‘Na vot’all’anno ognuno se ricorda..
E puntualmente porta nu saluto
all’aneme perdute e po’ se scorda..

Halloween Napoletano

Ma la risposta napoletana non è tardata a venire. “In fondo abbiamo solo trasformato, quello che già era nella nostra tradizione”: sostiene su Facebook Rossana Partenope Di Poce, affermando che “la questua delle cascettelle dei morti, a Napoli esisteva già prima dell'”Americanata”. L'”obolo dell’infanzia” alla morte, come lo chiama la Serao nel 1904, è sempre esistito a Napoli

Termoli e Casacalenda

La storia della Rivoluzione napoletana del 1799, spesso relegata ad un vergognoso oblio, merita maggiore riflessione perché fu allora che venne innalzato l’albero della libertà, con i suoi ideali e sogni, e si gettò il seme del nostro risorgimento nazionale.

Vincenzo Gemito

Vincenzo GEMITO (1852-1929) è il più grande scultore dell’Ottocento. Un artista ribelle e sensibilissimo alla realtà. “Un genio solitario” e romanzesco, un puro talento napoletano che “non può essere compreso senza Napoli, al di fuori di un destino antico, designato dalla notte dei tempi”.

Maria Luisa D’Aquino

Donna Maria Luisa D’AQUINO (27.1.1908-9.1.1992). Fu poetessa, scrittrice, giornalista. Nata a Napoli da Ettore d’Aquino dei Principi di Tropea e dalla nobildonna Angèle Roche, figlia di Luisa Massone.Era coniugata con il Tenente Colonnello dei bersaglieri Umberto Lombardi, trucidato dai nazisti dopo l’8 settembre 1943.