di Felice Nicotera


Tra le usanze napoletane più tipiche del periodo natalizio, nei ricordi di tante generazioni, c’è senza dubbio la tombolata tra parenti dopo la cena delle due Vigilie, di Natale e Capodanno, in attesa della mezzanotte. Tolti i rimasugli della cena dal tavolo, si dispone l’occorrente per giocare: cartelle, cartellone, “panariello”, gusci di arance, mandarini e frutta secca per coprire i numeri. In ogni casa napoletana che si rispetti non può mancare la tombola e la sua relativa “smorfia”. Tutte le famiglie riunite intorno ai nonni, ci giocano ma pochi conoscono le sue origini antiche. 

Nonostante il lotto non sia nato a Napoli (nasce a Genova verso il 1539 e arriva a Napoli 150 anni dopo) è in questa città, che rapidamente diventa parte della cultura popolare a tal punto che ancor oggi molti cittadini partenopei si affidano alla “smorfia napoletana” per tentare la buona sorte. La tombola napoletana nacque nel 1734 da un diverbio tra il re Carlo III di Borbone, che voleva ufficializzare il gioco del lotto nel Regno delle Due Sicilie, perché se fosse rimasto clandestino avrebbe sottratto introiti alla casse dello Stato, ed il frate domenicano Gregorio Maria Rocco, che riteneva il gioco un amorale e ingannevole diletto per i suoi fedeli.

Dopo diverse polemiche si giunse a una soluzione che mise d’accordo entrambi: vi si poteva giocare, a patto che nella settimana delle festività natalizie il gioco venisse sospeso, per far sì che le persone non si distraessero dalle preghiere, ma il popolo, non volendo rinunciare a giocare durante le vacanze natalizie, si organizzò in un altro modo: i novanta numeri del lotto furono racchiusi in un “panariello” di vimini e furono disegnati i numeri su delle cartelle, così la fantasia popolana trasformò un gioco pubblico in un gioco a carattere familiare.

Vediamo qual è l’occorrente per giocare:

  • Il tabellone: lo utilizza colui che “chiama” i numeri. Su di esso sono riportati tutti i numeri da 1 a 90
  • 90 numeri: di solito incisi su piccoli cilindretti in legno. Ad ogni numero corrisponde un’immagine ben precisa della smorfia napoletana, e va annunciata subito dopo il numero. (Esempio: “23, o scem!”) 
  • Il “panariello”: cestino di vimini necessario per mescolare i numeri. Una volta aveva la forma del tombolo e si dice il nome del gioco provenga proprio da questo termine. “Tombolare” significa infatti “mescolare” i numeri nel paniere
  • Le cartelle: ogni giocatore può acquistare una o più cartelle. Sono spesso di cartoncino e su di esse sono disegnati i numeri
  • I gusci di frutta secca: in alternativa fagioli, ceci, lenticchie o pasta. Servono per “coprire” i numeri che vengono chiamati e che si hanno sulla cartella.

All’inizio del gioco si stabilisce il costo delle cartelle e del tabellone. Il ricavato della vendita corrisponde al monte premi che viene suddiviso in varie vincite, in ordine crescente: l’ambo (vinto dal primo giocatore che copre una coppia di numeri sulla stessa riga), il terno (tre numeri sulla stessa riga), la quaterna (quattro numeri sulla stessa riga) e la cinquina o quintina (tutti e cinque i numeri della riga). Lo scopo del gioco è quello di fare tombola (che corrisponde alla vincita maggiore), ovvero arrivare per primi a coprire tutti i numeri presenti su una delle proprie cartelle. Nelle versioni meno conosciute c’è anche la decina o il “rampazzo” (due righe coperte), o il tombolino, ovvero il secondo, in ordine di tempo, a fare tombola.

Molto famosa a Napoli è anche la tombola dei “femminielli” tipica dei “bassi” dei quartieri popolari della città. Vi possono partecipare solo donne e femminelli, gli uomini possono assistervi solo fuori dalla porta. Colui che chiama i numeri è detto il “femmenèlla”, il portatore di buona fortuna (‘ciorta). A volte il numero non viene nominato palesemente, ma viene pronunciato il suo significato corrispondente basato sulla smorfia napoletana. Ad ogni numero estratto il suo significato viene concatenato con quello dei numeri successivi, creando storie sempre diverse, nate dalla fantasia dei giocatori. I numeri vengono chiamati facendo battute sboccate ed allusioni sessuali. Ad esempio “Comme ‘avuote e comme ‘o ggire, sempe sissantanove è” (“come lo volti o come lo giri sempre sessantanove è”). Una versione alternativa alla “tombola dei femminelli” è la “tombola Vajassa”, che è la spettacolarizzazione della tombola classica. A questa versione possono partecipare anche uomini e bambini, il linguaggio utilizzato è sempre fantasioso e colorito, ma molto meno volgare. Altre varianti della tombola sono quella dei Fantasmi, quella della Magia al Museo, la tombola al contrario e persino quella della Polizia di Stato.

Ciascun numero della Tombola fa riferimento a credenze ancestrali, alla cultura locale oltre che alla vita in generale. Sono frequenti le allegorie che fanno riferimento al sesso, perché molti riti antichi erano consacrati alla divinità della fecondità. L’origine del significato dei numeri non è sempre nota; è evidente che la donna è molto più presente dell’uomo, in quanto in origine la società campana era matriarcale. Vediamo l’elenco completo di tutti i significati:

  1. L’Italia
  2. A criatura (il bimbo) 
  3. ‘A jatta (il gatto) 
  4. ‘O puorco (il maiale) 
  5. ‘A mano (la mano)
  6. Chella che guarda ‘nterra (organo sessuale femminile) 
  7. ‘A scuppetta (il fucile)
  8. ‘A maronna (la madonna)
  9. ‘A figliata (la prole) 
  10. ‘E fasule (i fagioli) 
  11. ‘E surice (i topi) 
  12. ‘E surdate (i soldati) 
  13. Sant’Antonio
  14. ‘O mbriaco (l’ubriaco) 
  15. ‘ O guaglione (il ragazzo) 
  16. ‘O culo (il deretano) 
  17. ‘A disgrazia (la disgrazia) 
  18. ‘O sanghe (il sangue) 
  19. ‘ A resata (la risata) 
  20. ‘A festa (la festa) 
  21. ‘A femmena annura (la donna nuda) 
  22. ‘O pazzo (il pazzo) 
  23. ‘O scemo (lo scemo) 
  24. ‘E gguardie (le guardie) 
  25. Natale
  26. Nanninella (diminuitivo del nome Anna)
  27. ‘ O cantero (il vaso da notte) 
  28. ‘E zzizze (il seno) 
  29. ‘O pate d”e criature (organo sessuale maschile)
  30. ‘E palle d”o tenente (le palle del tenente, riferito all’organo sessuale maschile)
  31. ‘O padrone ‘ e casa (il proprietario di casa) 
  32. ‘O capitone (il capitone) 
  33. L’anne ‘ e Cristo (gli anni di Cristo) 
  34. ‘A capa (la testa) 
  35. L’aucielluzzo (l’uccellino) 
  36. ‘ E castagnelle (sorta di petardi) 
  37. ‘O monaco (il frate) 
  38. ‘E mmazzate (le botte)
  39. ‘A funa ‘nganna (la corda al collo)
  40. ‘A paposcia (ernia inguinale) 
  41. ‘O curtiello (il coltello) 
  42. ‘O ccafè (il caffè) 
  43. ‘Onna pereta affacciata ‘o balcone (una donna volgare affacciata al balcone) 
  44. ‘E ccancelle (il carcere) 
  45. ‘O vino (il vino) 
  46. ‘E denare (i denari) 
  47. ‘O muorto (il morto)
  48. ‘O muorto che parla (il morto che parla)
  49. ‘O piezzo ‘ e carne (il pezzo di carne) 
  50. ‘O ppane (il pane) 
  51. ‘O ciardino (il giardino)
  52. ‘A mamma (la mamma)
  53. ‘O viecchio (il vecchio) 
  54. ‘O cappiello (il cappello) 
  55. ‘A museca (la musica) 
  56. ‘A caruta (la caduta) 
  57. ‘O scartellato (il gobbo) 
  58. ‘O paccotto (l’imbroglio) 
  59. ‘E pile (i peli) 
  60. ‘O lament (il lamento) 
  61.  ‘O cacciatore (il cacciatore) 
  62. ‘O muorto accis (il morto ammazzato)
  63. ‘A sposa (la sposa) 
  64. ‘A sciammeria (la marsina)
  65. ‘O chianto (il pianto) 
  66. ‘E ddoie zetelle (le due zitelle) 
  67. ‘O totano int”a chitarra (il totano nella chitarra)
  68. ‘A zuppa cotta (la zuppa cotta)
  69. Sott’e’ncoppo (sottosopra) 
  70. ‘O palazzo (il palazzo)
  71. L’ommo ‘e merda (l’uomo senza princìpi) 
  72.  ‘A meraviglia (la meraviglia) 
  73.  ‘O spitale (l’ospedale) 
  74. ‘A rotta (la grotta)
  75. Pullecenella (Pulcinella) 
  76. ‘A funtana (la fontana) 
  77. ‘E diavule (i diavoli) 
  78. ‘A bella figliola (la bella ragazza) 
  79. ‘O mariuolo (il ladro) 
  80. ‘A vocca (la bocca)
  81. ‘E sciure (i fiori) 
  82. ‘A tavula ‘mbandita (la tavola imbandita)
  83. ‘O maletiempo (il maltempo) 
  84. ‘A cchiesa (la chiesa) 
  85. L’aneme ‘o priatorio (le anime del purgatorio)
  86. ‘A puteca (il negozio) 
  87. ‘E perucchie (i pidocchi)
  88. ‘E casecavalle (i caciocavalli) 
  89. ‘A vecchia (la vecchia)
  90.  ‘A paura (la paura)

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