di Felice Nicotera


Le Stragi Dimenticate

La storia della Rivoluzione napoletana del 1799, spesso relegata ad un vergognoso oblio, merita maggiore riflessione perché fu allora che venne innalzato l’albero della libertà, con i suoi ideali e sogni, e si gettò il seme del nostro risorgimento nazionale.

La pubblicazione di due manoscritti curati dalla storica napoletana Antonella Orefice, direttrice del Nuovo Monitore Napoletano, fanno luce sulle vicende che sconvolsero due province molisane, Termoli e Casacalenda nel febbraio del 1799, in cui persero la vita, tra gli altri, i giovanissimi fratelli Brigida ed il giudice Domenico De Gennaro, dove emerge una cronaca dettagliata delle stragi compiute dalle orde sanfediste organizzate, su ordine di Ferdinando IV di Borbone, dal cardinale Fabrizio Ruffo.

I manoscritti, a firma di Teodosio Campolieti e P. Giuseppe La Macchia sono stati riprodotti in anastatica, proprio per dimostrare l’autenticità dei fatti narrati dai testimoni ed autori dei documenti. Ha scritto Mario Avagliano (Il Mattino, 14 giugno 2013): “Gli elementi che accomunano i due memoriali sono essenzialmente tre: i patrioti vittime di tradimenti ed inganni, la devastazione dei luoghi, e la pietas cristiana invocata sia per i vincitori che per i vinti, nel memoriale su Termoli, dalla madre dei fratelli Brigida, ed in quello su Casacalenda, dal sacerdote La Macchia. Si tratta, insomma, di due testimonianze forti delle atrocità commesse in Calabria, Puglia, Molise e Basilicata dall’esercito dei sanfedisti, costituito da mercenari albanesi, contadini del luogo ed avanzi di galera liberati per l’occasione dal cardinale Ruffo con la promessa di un lauto bottino di guerra. Altamura, ad esempio, venne sottoposta ad assedio e a causa dell’intenso cannoneggiamento, dovette soccombere.
Non vennero risparmiati vecchi, donne e bambini; alcuni conventi di suore furono profanati e la città venne data alle fiamme e saccheggiata dalle truppe sanfediste. Le stesse stragi si ripeterono ad Andria e a Trani e Gravina venne saccheggiata e data in premio ai mercenari.
Altre stragi o fucilazioni sommarie si registrarono nei decenni successivi. Un caso esemplare: nel Cilento, definito dalla polizia borbonica la “culla del ribellismo meridionale”, nel 1829 i fratelli Patrizio, Domenico e Donato Capozzoli, tutti e tre patrioti, catturati, furono fucilati a Palinuro e le loro teste mozze portate in giro nei paesi vicini per servire da monito alle popolazioni”.

Riportiamo alcune considerazioni di Luigi Pruneti, scrittore, saggista, direttore responsabile della rivista “Officinae” e Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori. “Sono passati oltre duecento anni – si legge nel commento di Pruneti – da quando bande di tagliagole, al soldo del Cardinale Ruffo, assalirono le comunità di Termoli e di Casacalenda, menando strage e violenza. Per secoli quei fatti luttuosi rimasero sconosciuti ai più, giacché le testimonianze degli eccidi rimasero segregati fra le carte degli archivi. Finalmente, dopo due secoli di silenzio, quelle vicende dimenticate hanno riacquistato voce, grazie all’opera di Antonella Orefice, nota studiosa e autrice di numerosi saggi sulla storia della Rivoluzione napoletana del 1799.

 Dal suo attento e puntuale lavoro di ricerca affiorano dal passato pagine importantissime che meglio inquadrano quell’ultimo, terribile scorcio del XVIII secolo che vide il sogno e la speranza trasformarsi, nel breve volgere di pochi mesi, in un incubo di sangue e di morte che decapitò l’intellighenzia partenopea, deprivando il Meridione e l’Italia di un apporto intellettuale che avrebbe potuto rivelarsi fondamentale per il successivo processo unitario. La fatica di Antonella Orefice è ancor più meritoria in quanto è una risposta implicita a tanto revisionismo storico d’accatto, di chi vorrebbe ridurre il Risorgimento a una predazione piemontese, resa possibile dall’appoggio di potenze straniere e dalle trame della massoneria internazionale. Non esiste niente di più sbagliato. Il Risorgimento non va santificato: fu un processo costellato di errori, di miopi valutazioni e si avvalse spesso di uomini inidonei a interpretare nei giusti termini il momento storico. Fu, tuttavia, un processo di liberazione che in un breve lasso di tempo, riuscì a trasformare in stato e in popolo, ciò che Manzoni aveva definito “un volgo disperso che nome non ha”. Questa alchimia sociale e politica ebbe come catalizzatore un numero esiguo di illuminati  tesi ad affermare idee e valori che difficilmente la mentalità collettiva impeciata di superstizioni e d’ignoranza avrebbero potuto recepire. 

Termoli e Casacalenda nel 1799. Stragi dimenticate è dunque un’opera meritoria, da leggere e meditare perché serve a meglio comprendere, al di là di assurde posizioni ideologiche, le nostre comuni origini”.Per finire, i martiri della libertà del 1799 sono stati eroi che meriterebbero un monumento nel cuore di tutti coloro che amano Napoli, terra natia di menti eccelse e rare.


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