Lo guarracino, un pandemonio nella tranquillità del mare

Lo guarracino è una canzone del patrimonio popolare napoletano della fine del Settecento. L’autore è anonimo e a ritmo di tarantella si racconta di furiosi scontri tra pesci per motivi amorosi. Il guarracino innamorato mette gli occhi sulla sardella fidanzata dell’alletterato

Era de maggio, versione diurna di una serenata

Con due genitori come Salvatore Di Giacomo e Pasquale Mario Costa non è strano che Era de maggio sia diventata la perla rara del repertorio classico napoletano. Fu scritta e musicata nel 1885, lo stesso anno di Marechiare, e presentata al Festival di Piedigrotta.

Tu ca nun chiagne, la freddezza di una donna dispettosa

A quest’uomo innamorato sembra che anche la Montagna condivida il suo stato d’animo. Il profilo notturno del Monte Somma si staglia all’orizzonte come una persona stancamente adagiata alla luce di una pallida luna. Mentre soffre le sue pene d’amore, si perde con lo sguardo e sente tutta la natura che lo circonda partecipe della sua tristezza.

Torna maggio, ma non basta a risvegliare l’amore

Il profumo, i colori, l’incanto della primavera. Il mese di maggio segna il pieno risveglio della natura. Una dolcezza che secondo l’uomo innamorato in questi versi deve necessariamente contagiare. Allora come fa la sua amata a rimanere indifferente a tanta bellezza?

Luna Rossa sulla fine di una storia d’amore

Alle tre di notte le strade sono deserte e la città sembra malinconica. Ma lo è ancora ancora di più per chi la tristezza ce l’ha nel cuore. Come il protagonista di Luna rossa che vagando nella notte e arriva sotto al balcone della sua amata sperando invano che si affacci.

O’ Sarracino , sciupafemmine stregato da una rossa

I saraceni erano popolazioni provenienti dal Medio Oriente e dalle coste dell’Africa Settentrionale.  I cosiddetti pirati saraceni misero a ferro e fuoco con notevole frequenza le coste italiane dal X all’XIX secolo. Nel parlare comune il saraceno era senza distinzione un arabo o un musulmano.

Fenesta ca lucive, strazianti versi d’amore

Per Salvatore Di Giacomo era “la più bella, la più tenera, la più umana canzone…”. Fenesta ca lucive, una straziante aria presumibilmente scritta nel Seicento da un anonimo, ma secondo alcuni da Vincenzo Bellini, rielaborata e pubblicata da Guglielmo Cottrau nel 1843.

Anema e Core : emoziona anche i rivoluzionari russi

L’amore non è bello se non è litigarello canta Jimmy Fontana nel 1970. Il protagonista di Anema e core nel 1950, al contrario, pensa che usare parole aspre non è un ingrediente indispensabile per condire il vero l’amore. A tal proposito chiede alla sua amata di non usare parole sgradevoli per fargli dispetto. Non ha senso farlo tra due persone innamorate perdutamente e che si desiderano con tanto ardore.

Tammurriata nera – Miseria e mercato sfrenato del sesso

Gli alleati entrarono a Napoli il 1° ottobre ’43. Ma non in tempo per vedere i Tedeschi scappare. Infatti il giorno prima, ultimo delle Quattro giornate, il popolo napoletano li aveva cacciati. Napoli si era liberata grazie comunque agli alleati. Ma per la liberazione dell’intera penisola serviranno ancora 18 mesi. Il fatidico 25 aprile è ancora lontano.

‘Na sera ‘e maggio – Il primo amore non si scorda mai

’Na sera ’e maggio fu scritta nel 1938 da Gigi Pisano e musicata da Giuseppe Cioffi. Autori molto prolifici ma assolutamente nuovi a questo genere di canzoni. Infatti erano tra i massimi esponenti della canzone umoristica napoletana. Gigi Pisano aveva debuttato nel 1904 come comico nel café chantant.

Reginella, piccola sciantosa della Belle Epoque partenopea

Al Salone Margherita, così intitolato in onore della Regina, approdò in Italia il Cafè Chantant che con le sue ballerine di can can  divenne il simbolo della Belle Èpoque partenopea. Il Salone Margerita era una trasposizione quasi perfetta di un locale di cafè chantant parigino. Persino i camerieri parlavano in francese e tutti gli artisti francesizzavano il proprio nome.

‘O surdato ‘nnamurato – Una lettera per la pace

’O surdato ’nnammurato, il soldato innamorato, è una delle più famose canzoni del patrimonio musicale classico napoletano. Fu scritta dal poeta santegidiano Aniello Califano e musicata da Ennio Cannio, nel 1915. Si era durante la Prima guerra mondiale e la canzone non ebbe vita facile.

Te voglio bene assaje , storia di un tormentone

Esiste una piccola diatriba sulla progenitura della canzone napoletana d’autore. Secondo alcuni è Te voglio bene assaje. Ma secondo i più, Funiculì funiculà. Per logica questo dibattito non dovrebbe esistere. Te voglio bene assaje è del 1839, mentre Funiculì funiculà è del 1880, quindi è evidente quale sia nata prima.

Funiculì Funiculà, ‘fallisce’ lo scopo, trionfa alla Piedigrotta

Funiculì funiculà nata come una sorta di spot pubblicitario per invogliare i turisti ad utilizzare la funicolare per arrivare sul Vesuvio fu scritta, in un certo senso, da due “vacanzieri”. Infatti, sia Luigi Denza, che risiedeva a Londra per esercitare la sua professione di direttore d’orchestra e professore di canto, che Peppino Turco, giornalista napoletano, residente a Roma, erano entrambi in vacanza a Castellammare di Stabia.

Fenesta vascia, storia d’amore, di rabbia e di delusione

Fenesta vascia, almeno nella versione che è arrivata a noi, si deve alle ricerche di Guglielmo Cottrau sull’antico patrimonio musicale napoletano. Da queste ricerche provengono anche Fenesta ca lucive e Michelemmà. Cottrau, nato a Parigi nel 1797, arrivò a Napoli nel decennio di dominazione francese. Il padre rivestì importanti cariche sia con Giuseppe Bonaparte che con Gioacchino Murat.

Voce ’e notte, la serenata della perseveranza

Voce ’e notte non sarebbe mai stata pubblicata senza l’ostinazione del maestro Ernesto De Curtis che si innamorò di quei versi ma dovette faticare non poco per convincere Edoardo Nicolardi a farglieli musicare. Forse una riluttanza dovuta alla componente autobiografica che per qualche motivo voleva tenere solo per sé.

Torna a Surriento, la canzone nata due volte

La storia legata a quest’ultima è generalmente quella più conosciuta. Trova spunto nella visita alla Costiera sorrentina del Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli nel 1902. Sindaco di Sorrento era Guglielmo Tramontano, proprietario anche dell’omonimo Grand Hotel che ospitava  due suoi amici: Giambattista ed Ernesto De Curtis.

Malafemmena

La canzone napoletana di cui vorrei parlarvi oggi e’ “Malafemmena”. Antonio de Curtis,alias Toto’,a conferma delle sue sconfinate doti artistiche che non si limitavano solo alla recitazione,nel 1951 compone un pezzo che rimarra’ nella storia della canzone partenopea,”Malafemmena”.

Munastero ‘e Santa Chiara

Nel primo dopoguerra con una Napoli semidistrutta dai bombardamenti,il paroliere Michele Galdieri e il musicista Alberto Barberis compongono una canzone che diventera’ una pietra miliare del canto partenopeo del dopo conflitto:Munasterio e Santa Chiara.

O paese do’ sole

Il repertorio classico della canzone napoletana va dagli inizi del XIX secolo fino all’immediato secondo dopoguerra del XX. Generalmente definita musica tradizionale o popolare ha acquisito nel tempo la qualifica di musica colta secondo alcuni musicologi.