di Felice Nicotera


USI E COSTUMI

‘O Pazzariello era un mestiere ambulante, che veniva esercitato a Napoli dalla fine del ‘700, per tutto l ’800 e fino agli anni 50 del ‘900. Di solito qualcuno senza lavoro, pur di guadagnare quel poco per vivere o per arrotondare, si vestiva bizzarramente con abiti d’epoca da Generale Borbonico, (ossia indossava una marsina con bordi argentati, una camicia con svolazzi nascosta da un panciotto di colore rosso fuoco, da brache colorate a strisce bianche e nere, che a mezza gamba poggiavano su calzettoni, color rosa, sgargianti, calzava, poi, scarpe con ghette e per copricapo portava una feluca inghirlandata e per darsi un po’ di tono sul petto della marsina aveva appuntato patacche senza valore, come fregi).

‘O Pazzariello si presentava in pubblico impugnando in una mano un bastone dorato e nell’altra, bene in vista, un fiasco di vino, o altri prodotti di prima necessità (pane, pasta) che andava pubblicizzando per conto di una nuova “Cantina” (Osteria) o di una nuova “Puteca” (negozio alimentare).

In realtà il vecchio Pazzariello fu l’antesignano degli attuali imbonitori pubblicitari e si può definire un banditore, che, vestito di variopinte uniformi, per le vie della città informava il popolo dell’apertura di nuovi negozi recitando e cantando filastrocche, accompagnato da una sua piccola banda di suonatori, generalmente, un tamburino, un putipù, uno scetavajasse  e un triccheballacche.

Per avere una idea precisa chi era ‘O Pazzariello, basta vedere o rivedere il film ideato da Vittorio De Sica, che trasse dal libro del grande scrittore Marotta “L’oro di Napoli”, dove il personaggio del Pazzariello fu interpretato magistralmente da quell’artista che fu Antonio De Curtis, in arte Totò.

Oggi lo si può ancora incontrare non più come banditore di prodotti, ma come una sorta di posteggiatore, quale questuante, che appare in estate, di sera, nei ristoranti all’aperto di piazza Sannanzaro o nei pressi degli chalet del lungomare di Mergellina, offrendo agli avventori qualche filastrocca in cambio di qualche moneta.

Ricordo un tipo eccentrico che dalla Badia di Cava dei Tirreni, vestito con abiti bizzarri e una chitarra girava tutti i paesi del salernitano.

La tradizione vuole che il mestiere veniva tramandato da padre in figlio, poiché ‘o pazzariello oltre a saper recitare e cantare doveva anche saper ballare al ritmo della musica, che emetteva la sua banda…

“ Attenzione…battaglione…è asciuto pazzo o’ padrone…

…È una brava persona…è padrone di una pasta di sostanza…

…quando l’avrete mangiata…vi riempirete gli intestini e la panza…”

Questa era la famosa frase che ‘O pazzariello”, resa celeberrima dal grande Totò all’inaugurazione di un locale che si apriva nei vecchi vicoli dell’antica Napoli.