di Antonio Esposito
Vincenzo Russo – Eduardo Di Capua – 1899
Maria Marì o come preferisce qualcuno Oj Marì, è un inno all’amore ma ad un amore disperato, non corrisposto. Maria è insensibile allo strazio del protagonista che ormai passa il suo tempo nella vana attesa che si apra la finestra e compaia la sua bella e manifestandogli un segno d’amore.
Un brano meraviglioso appartenente al “periodo aureo” della canzone classica napoletana, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.
Il tormento di questa canzone non si discosta molto dalla triste esistenza di Vincenzo Russo, autore del testo.
Nato a Napoli nel quartiere Mercato, il 16 marzo 1876, in una famiglia molto modesta. Qualche decennio dopo si sarebbe detta sottoproletaria. Il padre calzolaio, la madre casalinga. Cresce in una casa molto umida che ne compromette gravemente la salute sia a lui che ai suoi fratelli.
La difficile esistenza del giovane Vincenzo Russo
I suoi denigratori lo definiscono ignorante e malinconico. In effetti è vero che non può frequentare nemmeno le elementari, per motivi di salute e perché, dopo la morte del padre, da primogenito deve mantenere gli altri cinque fratelli.
Però bisogna aggiungere che, nonostante mille difficoltà, riesce a raggiungere un buon livello di istruzione frequentando corsi serali.
Anzi è proprio studiando le materie di questi corsi che scopre di avere uno spiccato talento per la poesia.
I suoi splendidi versi purtroppo non sono sufficienti a farlo approdare nei salotti e negli ambienti culturali importanti della città.
Vive in miseria lavorando come guantaio.
Tuttavia nelle adiacenze della ditta dove lavora ha l’opportunità di conoscere il suo amore impossibile: Enrichetta Marchese. O secondo altre fonti, Rosina Gambardella.
Maria Marì nasce dall’incontro con Eduardo Di Capua
Nonostante il suo amore sia corrisposto è cosciente del divario sociale che li divide, oltre che dei suoi problemi di salute, e non s’illude che possa approdare a qualcosa. Ma la trasforma nella sua musa ispiratrice.
La sua musa ispiratrice è la Rosa di I’ te vurria vasà, e la Maria di Maria Marì
Vincenzo morì a 28 anni di tubercolosi, dopo anni di sofferenze. È stato autore di versi divenuti famosi in tutto il mondo. Basta ricordare, oltre che Maria Marì, I’ te vurria vasà e Torna maggio.
Fu fondamentale per lui l’incontro con Eduardo Di Capua, l’autore de ’O sole mio. Di 10 anni più grande e ormai affermato, il maestro rimase affascinato dai versi di Russo che all’epoca aveva 23 anni.
Maria Marì fu pubblicata nel 1899 e il suo successo fu immediato e straordinario.
Fonte : Napolinpillole , art. Enzo Abramo