di Antonio Esposito


Salvatore Di Giacomo – Mario Pasquale Costa – 1885

Con due genitori come Salvatore Di Giacomo e Pasquale Mario Costa non è strano che Era de maggio sia diventata la perla rara del repertorio classico napoletano. Fu scritta e musicata nel 1885, lo stesso anno di Marechiare, e presentata al Festival di Piedigrotta.

È una struggente canzone d’amore e si colloca in una categoria molto particolare.

Non è una serenata, come Voce ’e notte che fotografa un innamorato che a sera inoltrata, sotto il balcone della sua bella intona una canzone appassionata.    

Era de maggio appartiene ad un genere meno noto: la mattinata. La versione diurna della serenata.

Secondo la definizione del vocabolario dell’Accademia della Crusca: “Lo Cantare, e Sonare, che fanno gli amanti in sul mattino davanti alla casa della innamorata; come Serenata quel che fanno la notte al sereno.”

Molto spesso si dice di alcuni testi di canzoni particolarmente toccanti che sembrano delle poesie.

Con Era de maggio siamo di fronte ad un fenomeno opposto: è una poesia trasformata in canzone dal genio musicale di Pasquale Mario Costa. Il maestro gli cuce addosso un vestito che esalta la drammaticità dei versi di Salvatore Di Giacomo e li rende sublimi.

Il giardino dei ciliegi

Strutturalmente la canzone è divisa in due parti, quella che precede la partenza e quella successiva, con il ritorno.

La prima si svolge in un giardino pieno di ciliegie (cerase) e i due innamorati cantano insieme frementi del loro amore.

Il mese di maggio è una cornice simbolica, infatti è il mese in cui sbocciano le rose e ideale perché possa sbocciare l’amore. 

Ma il ragazzo deve partire e la ragazza è disperata. Si tratta di un momento di estrema sofferenza, lei vorrebbe trattenerlo a tutti i costi e con gli occhi pieni di lacrime gli sussurra: “Chisà quanno turnarraje!”, chissà quando tornerai!  

Ma lui la rassicura e le garantisce che tornerà a distanza di una anno: a maggio, quando sbocciano le rose. E mantiene la promessa.

Era de maggio e lo è di nuovo

È passato un anno. E il giovane è ritornato. In quel giardino non è cambiato nulla. È come se il tempo si fosse fermato. E come una volta, cantano ancora insieme il loro motivo, una canzone antica.

Ripartono da dove si erano lasciati. Perché se è vero che il tempo passa non lo è per l’amore vero che non conosce sosta né ostacoli.

E l’uomo ricorda il momento del loro primo incontro davanti a una fontana. Una fontana che non si secca mai. Così come la sua ferita d’amore. Una ferita aperta che non può e non deve guarire.

Perché se questo avvenisse svanirebbe l’amore, come svanisce il dolore quando una ferita guarisce. E allora che senso avrebbe per lui stare in quel giardino e in quell’aria profumata ad ammirarla incantato e per donarle tutto se stesso.

I grandi interpreti di Era de maggio

Il più celebre esecutore di Era de maggio è stato senza ombra di dubbio Roberto Murolo ma è inimmaginabile il numero di musicisti nazionali e internazionali che l’hanno interpretata.

Mostri sacri come Pavarotti, Bocelli, José Carreras, Giuseppe Di Stefano, Tito Schipa, Mina, Lucio Dalla, Franco Battiato. E cantanti del calibro di Claudio Villa, Teresa De Sio, Noa, Massimo Ranieri, Serena Rossi, Angela Luce, Lina Sastri.

Tra le versioni più attuali quella di Renzo Arbore e l’Orchestra Italiana. Molto bella quella degli Avion Travel con la meravigliosa voce di Misia, famosa cantante portoghese di fado. Recentemente nemmeno Mika ha rinunciato a cimentarsi in questa interpretazione accompagnato dall’Orchestra Sanitansamble.

Fonte : Napolinpillole , art. Enzo Abramo