a cura di Antonio Esposito

Giulio Genoino – Gugliemo Cottrau – 1825
Fenesta vascia, almeno nella versione che è arrivata a noi, si deve alle ricerche di Guglielmo Cottrau sull’antico patrimonio musicale napoletano. Da queste ricerche provengono anche Fenesta ca lucive e Michelemmà.
Cottrau, nato a Parigi nel 1797, arrivò a Napoli nel decennio di dominazione francese. Il padre rivestì importanti cariche sia con Giuseppe Bonaparte che con Gioacchino Murat.
Ovviamente con il ritorno dei Borboni le fortune dei Cottrau precipitarono. E il giovane Guglielmo dovette cercarsi un lavoro.
Lo fece in maniera brillante con la collaborazione dell’editore Girard. Iniziò la sua raccolta di antiche canzoni di autore anonimo. Quindi dopo averle riadattate le pubblicò sulla sua rivista “Passatempi musicali”.
Cottrau è stato un personaggio fondamentale nel passaggio dalla canzone popolare napoletana a quella d’autore.
Guglielmo Cottrau anello di congiunzione
Il francese, che nel frattempo era diventato cittadino napoletano, avviò un percorso che si sarebbe concluso quasi un secolo dopo. Un primo passo fu fatto con Te voglio bene assaje, nel 1839, ma la meta fu raggiunta solo nel 1880 con Funiculì funiculà.
Fenesta vasce è una canzone della tradizione popolare napoletana, con molte probabilità, del Cinquecento. Nel 1825 Cottrau la musicò sull’adattamento dei versi di Giulio Genoino
È una storia intrisa di malinconia. Versi che si cullano su un’incantevole melodia e si alternano tra rabbia, amore e delusione.
L’immagine di una Napoli antica, di vicoli, di bassi e di povera gente. Quella finestra bassa potrebbe anche non essere la finestra di un basso. Ma la sostanza non cambia.
L’amore alla finestra
È l’amore tra due giovani semplici che rispecchiano le abitudini dell’epoca, e di molte successive. Le ragazze in prevalenza chiuse in casa e una finestra o un balcone per comunicare con il mondo esterno.
Infatti, spesso nelle antiche canzoni napoletane, la donna che non si affaccia è un amaro segnale per lo spasimante che dalla strada attende di vederla. Specie se per lei ha messo insieme un “concertino” per la serenata.
Anche la ragazza di Fenesta vascia non si fa vedere nonostante la spasmodica attesa del giovane. Lei non riesce a capire quanto sia profondo l’amore di questo ragazzo. Il cui cuore al solo sentir pronunciare il nome della sua “nennella” s’infiamma come una candela.
Però, dopo tanto pregare, ad un certo punto perde la pazienza e si lascia andare ad uno sfogo.
Lo scugnizzo vende lacrime d’amore
Ed ecco che la vede come una padrona aspra e crudele. Più gelida della neve, che nonostante sia tanto fredda, comunque, si lascia toccare.
Profondamente deluso pensa che vorrebbe diventare uno scugnizzo e procurandosi una “mùmmara” andare a vendere acqua.
Le mùmmere erano anfore di terracotta utilizzate per la vendita di acque provenienti dalle sorgenti del Chiatamone, ai piedi del monte Echia.
Quest’acqua era conosciuta con diversi nomi. Zurfegna, per l’intenso sapore sulfureo. Ferrata, per le caratteristiche organolettiche. O semplicemente “acqua d’e’ mummere” o del Chiatamone.
La fonte esiste ancora ma non è possibile attingervi perché dagli anni successivi al colera è stata chiusa perché non ritenuta batteriologicamente sicura.
La melodia di Fenesta vascia incanta anche Liszt
Al tempo del nostro giovane spasimante il problema di approvvigionamento non esisteva. Ma comunque non avrebbe costituito un ostacolo, perché quell’anfora la doveva riempire con le sue lacrime.
Infatti, alla ragazza che da un balcone lo chiama per sapere chi è questo “guaglione” che va vendendo acqua, lui risponde, cercando le parole giuste: quello che io vendo non è acqua ma sono lacrime d’amore.
Di conseguenza, bisogna dedurne che lui la materia prima se l’era procurata piangendo come una fontana.
Il fascino di questa melodia ispirò anche il compositore Franz Liszt durante il suo viaggio in Italia.
Giulio Genoino autore dei versi di Fenesta vascia
Autore del testo di Fenesta vascia è il poeta Giulio Genoino, omonimo dell’eminenza grigia nella rivoluzione di Masaniello.
A lui Cottrau si era affidato anche per i versi di Fenesta ca lucive. Fu anche un Valente librettista e scrisse una farsa per Gaetano Donizetti, La lettera anonima, e anche se manca la certezza i versi di Dolente immagine, una romanza di Vincenzo Bellini.
Era nato nel 1771 a Frattamaggiore, grosso centro dell’entroterra napoletano, che gli abitanti chiamano semplicemente Fratta, in contrapposizione a Frattaminore, che di conseguenza diventa “Fratta piccola”.
Frattamaggiore, oltre al Genoino, può vantare altri figli illustri. Sono il pittore Massimo Stanzione e lo storico “napoletano” di origine frattese Bartolommeo Capasso, e dulcis in fundo il capitano del Calcio Napoli, Lorenzo Insigne.
Fonte : Napolinpillole , art. Enzo Abramo
Le pagine di “La canzone napoletana”
- Anema e Core : emoziona anche i rivoluzionari russi
- Era de maggio, versione diurna di una serenata
- Fenesta ca lucive, strazianti versi d’amore
- Fenesta vascia, storia d’amore, di rabbia e di delusione
- Funiculì Funiculà, ‘fallisce’ lo scopo, trionfa alla Piedigrotta
- Il vecchio e il nuovo : Luna Rossa e Napule è
- Io te vurria vasà : la tristezza di un amore irraggiungibile
- Luna Rossa sulla fine di una storia d’amore
- Malafemmena
- Michelemmà – la tarantella dei misteri irrisolti
- Munastero ‘e Santa Chiara
- ‘Na sera ‘e maggio – Il primo amore non si scorda mai
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