a cura di Antonio Esposito


Eduardo Nicolardi – E. A. Mario – 1944

Gli alleati entrarono a Napoli il 1° ottobre ’43. Ma non in tempo per vedere i Tedeschi scappare. Infatti il giorno prima, ultimo delle Quattro giornate, il popolo napoletano li aveva cacciati. Napoli si era liberata grazie comunque agli alleati. Ma per la liberazione dell’intera penisola serviranno ancora 18 mesi. Il fatidico 25 aprile è ancora lontano.

E per Napoli non furono mesi di feste e allegria. Per sua sfortuna, la città rappresentava un obiettivo strategico di primaria importanza e fu bersagliata, in momenti differenti, prima dagli alleati e poi dai tedeschi .

Di fatto furono distrutte tutte le infrastrutture. Napoli per due anni e mezzo divenne la retrovia degli alleati e 100mila militari di ritorno dal fronte di Cassino si riversarono nella città.

Uomini che avevano solo voglia di divertirsi e mettere un po’ da parte gli orrori della guerra. Napoli quindi si attrezzò e cominciarono a proliferare i bordelli.

Intanto la popolazione viveva nella miseria, nell’avvilimento e nelle malattie. Molte donne allettate dalla disponibilità economica dei militari scelsero la via della prostituzione per sopravvivere alla fame e agli stenti.

Le signorine si mettono in vendita

Però in questo enorme mercato del sesso qualcuno dovette pagare un danno imprevisto. Molti militari si ritrovarono con la sifilide o altre malattie veneree. E tante ragazze con un nascituro indesiderato.

Qualcuna si illuse pure di aver trovato lo sposo e il padre del bambino. Ma dovette poi ricredersi quando dopo un lungo periodo il “soldatino amoroso” tornato al suo paese era sparito nel nulla.

Tuttavia qualcuna se la passò ancora peggio delle mancate spose. Infatti fino a quando il frutto dell’amore a pagamento aveva i nostri tratti somatici poteva esserci una possibilità di nascondere quel passato poco edificante.

L’imprevisto afroamericano

Ma tra i militari americani molti erano di colore. Quindi il bimbo nato da quell’unione non poteva che essere nero o quasi.

Comunque tale da non poter consentire alla madre di spiegare la nascita di un bambino nero se non come conseguenza di un rapporto mercenario con un soldato afroamericano.

Nondimeno qualcuna ci prova lo stesso. Come la protagonista di Tammurriata nera una canzone del 1944 scritta da Edoardo Nicolardi e musicata dal consuocero E. A. Mario.

Tammurriata nera opera di consuoceri

Due giganti. Il primo è l’autore di Voce ’e notte, testo che racconta il suo drammatico e inutile tentativo giovanile di sposare Anna Rossi, che comunque in seguito, rimasta vedova, divenne sua moglie e gli regalò ben otto figli.

Di E. A. Mario alias Giovanni Ermete Gaeta basta ricordare La Canzone del Piave scritta la notte successiva alla Battaglia del solstizio e alla vittoria sul Piave.

Nicolardi, fu poeta, paroliere e giornalista, fondatore del settimanale umoristico il Re di denaro, chiuso dai fascisti che di senso dell’umorismo non ne avevano.

A 32 anni, era il 1910, probabilmente dovette pensare che oltre all’attività artistica uno stipendio sicuro e una pensione garantita avrebbero fatto comodo alla sua numerosa famiglia. Assunse quindi la carica di direttore amministrativo dell’ospedale Loreto Mare di Napoli che tenne fino al 1950.

Nasce il figlio “niro niro”

Un giorno avvertendo un trambusto provenire dal reparto maternità si unì agli altri curiosi e vide che l’interesse era dettato da un bimbo nero partorito da una ragazza napoletana.

Era chiaro a tutti quello che significava ma si sa, in qualsiasi situazione fuori dalla norma ognuno vuole dire la sua. Nicolardi la espresse la sua in versi con Tammurriata nera immaginando come si sarebbe sviluppata quella situazione in un quartiere popolare napoletano. Il testo suscitò l’entusiasmo di E A. Mario che volle musicarla.

La soubrette Vera Nandi lancia ‘Tammurriata nera’

Tammurriata nera è un classico della canzone napoletana e fu interpretata per la prima volta da Vera Nandi, una soubrette di grande successo degli anni Quaranta. La Nandi fu prima interprete anche di Simmo ’e Napule paisà. Nel corso della sua brillante carriera lavorò con le compagnie di Macario e Nino Taranto, partecipò al Festival di Napoli nel 1952 e recitò nel teatro di Eduardo De Filippo.

Tammurriata nera fu portata poi al successo da Roberto Murolo e divenne cavallo di battaglia anche di Renato Carosone. È stata interpretata con stile proprio da innumerevoli artisti tra cui Lina Sastri, Teresa De Sio e Peppe Barra.

Tuttavia Tammurriata nera è arrivata all’apice del successo con la coinvolgente versione della Nuova Compagnia di Canto Popolare, nel 1974.

Un fatto raro ma all’epoca non tanto

La storia parte proprio dalla nascita di un bambino nero partorito da una donna napoletana. La mamma vuole negare il concepimento come conseguenza imprevista di un “rapporto di lavoro”.

Ma i suoi tentativi sono risibili come gli fanno notare le persone a cui vorrebbe spiegare la sua versione. Ad esempio non basta un nome italiano. Anche se lo chiama Ciccio o Antonio quello sempre nero resta.  

Uno sguardo diabolico

Tuttavia qualche vecchia popolana ritiene che una spiegazione potrebbe esserci. Infatti sostiene che in passato ci sono stati dei casi precedenti. Una donna gravida trovandosi improvvisamente di fronte un uomo nero può restare impressionata e trasmettere questa impressione al bambino che di conseguenza diventa nero. Se non addirittura restare incinta.

Fonte : Napolinpillole , art. Enzo Abramo