a cura di Felice Nicotera


Nel ricordo di Sergio Ferrari

A un anno dalla scomparsa del valente studioso e collezionista Sergio Ferrari, tra i massimi esperti di Armi antiche borboniche, con cui lo scrivente ha avuto il privilegio di condividere studi e passioni è giusto ricordarlo attraverso la sua ultima pubblicazione “Tecnologia e Armamento leggero dell’Esercito Borbonico dal 1734 al 1860” (Momento Medico, Salerno, 2021). Altre pubblicazioni di Ferrari sono state: “La Guardia Nazionale a Salerno e nel Meridione d’Italia”, “Le Fabbriche d’Armi dell’Esercito Borbonico- L’Officina di Lancusi”, “Storia del Brigantaggio nelle Province napoletane dal 1800 al 1870”. L’autore racconta che “a Napoli, Capua e Gaeta erano stabiliti i principali depositi delle armi, delle artiglierie e delle munizioni da guerra”, mentre in Sicilia il materiale da guerra era depositato a Palermo, Messina e Siracusa. Nell’Arsenale di Napoli, che forniva ogni specie di manufatto per l’artiglieria, vi lavoravano 500 operai tra militari e civili esterni. A Capua vi era un opificio pirotecnico dipendente dalla Direzione di Artiglieria. A Torre Annunziata era la fabbrica delle armi portatili. Succursale di Torre Annunziata era l’officina di Poggioreale, dove si fabbricavano esclusivamente canne per fucili militari. A Lancusi, venti chilometri da Salerno, sorgeva una fabbrica di acciarini da fucile, che sorse come dipendenza di Torre Annunziata, e di cui Ferrari ci dà ampia descrizione nel suo volume “Le Fabbriche d’Armi dell’Esercito Borbonico – L’officina di Lancusi, (Momento Medico, Salerno, 2017, ) dove, come riportato anche da Alessio De Dominicis (La città, 8/11/2020), si evince che l’attività armeologica delle numerose famiglie artigiane, censite da Sergio Ferrari nelle sue ricerche, continuò fino a circa il 1880 (anche dopo l’Unità d’Italia): erano i D’Auria, i Papa, i Siniscalchi, Giovanni Landi e il nome più noto presso musei e collezionisti di armi antiche, tal Pietro Venditti che ottenne nel 1872 il brevetto per una pistola a ripetizione con meccanismo a leva, con fino a 26 colpi nel serbatoio, invenzione sviluppata con successivi brevetti nel 1875 e nel 1877. Le pistole automatiche “Venditti” sono oggi rare e ricercatissime dal collezionismo mondiale nelle aste di armi antiche, trattandosi di prototipi automatici – molto studiati da Sergio Ferrari – e simili alla famosa pistola americana “Volcanic”. A Scafati la Reale Polveriera iniziò la produzione nel 1854 per venire nel 1862 incamerata negli stabilimenti militari del Regno d’Italia. A Sparanise, in provincia di Caserta, funzionava un’officina per la produzione di baionette e sciabole per l’esercito. In Calabria c’era Mongiana la cui fabbrica d’armi era aggregata allo stabilimento metallurgico che curava la fusione del minerale di ferro a mezzo di altiforni e la fabbricazione dei proiettili e delle costruzioni in ferro in uso per l’artiglieria. Altro stabilimento siderurgico sorgeva ad Atina (Frosinone). Tra gli stabilimenti di artiglieria in Napoli era la Fonderia dei cannoni, dove si approntavano bocche da fuoco in bronzo e ferro occorrenti per le batterie da campagna, da piazza e da costa e pure per l’artiglieria da marina. Nel Reale Albergo de’ poveri in Napoli si fabbricavano acciarini e piastre da fucili. L’officina di Pietrarsa, a qualche miglio dalla capitale, era un grande stabilimento siderurgico fornito di ogni specie di macchinario per le costruzioni meccaniche, che dopo l’Unità fu ceduta all’industria privata. Tra le altre cose vi si fabbricavano mirabili opere di fusione in ferro, tra cui una statua di Ferdinando II, “alta 17 palmi e pesante 140 cantaia”. A questi stabilimenti militari si dava nel Regno grande importanza, che continuò con il Governo Dittatoriale fino all’annessione piemontese. Tra le officine e fabbriche d’armi borboniche meno note è la Reale Armeria Privata di Sua Maestà. L’armeria dell’esercito era in Castel Nuovo. Infine, tra i forti più importanti in città, erano il Carmine, adibito a caserma, e S. Elmo che, dall’alto della collina di S. Martino, dominava il golfo con i suoi cannoni.