a cura della Redazione di “Salute & Benessere”


Ripiegato con cura dentro ogni confezione farmaceutica, il foglietto illustrativo, ironicamente chiamato “bugiardino”, è un documento ufficiale che dovrebbe spiegare al paziente tutto ciò che occorre sapere prima di iniziare una cura.
Molti sondaggi hanno invece rivelato che, se è vero che la maggior parte dei consumatori legge il “bugiardino”, pochi comprendono completamente quanto vi è scritto.
C’è chi lo legge con grande impegno ed attenzione ed è eccessivamente intimorito dal lungo elenco dei possibili rischi e inconvenienti, mentre altri gli danno solo una occhiata superficiale, scoraggiati dalla complessità delle istruzioni, dalla difficoltà a capire il significato dei molti vocaboli tecnici e tranquilli sul fatto che il medico abbia prescritto loro una cura sicura ed efficace.
Senza dubbio il medico ha consigliato per il meglio il suo paziente. Malgrado ciò, però, ha forse trascurato di dirgli qualcosa sulla sua salute o stile di vita e, in ogni caso, con l’attenta lettura del “bugiardino”, il paziente potrà apprendere cose utili ed importanti sulla cura che si prepara a seguire.
Ci sono, poi, i farmaci da banco che si possono acquistare liberamente senza ricetta, ma anche ad esclusivo rischio dell’acquirente e per i quali la lettura del “bugiardino” è indispensabile. Si tratta, evidentemente, di farmaci più semplici e tranquilli, ma anche essi non sono privi di incompatibilità ed effetti secondari.

Un farmaco, prima di esser messo in vendita, è analizzato con una lunga serie di esperimenti: da quelli di laboratorio, su animali, su volontari, fino alla verifica clinica su pazienti che danno il loro benestare e sono a lungo controllati. Il farmaco che arriva sui banchi delle farmacie, ha superato, perciò, molte prove e può essere considerato sicuro.
Il Ministero della Salute sorveglia di continuo tutti i farmaci avvalendosi della collaborazione di tutti i medici ospedalieri e del territorio che segnalano tempestivamente qualsiasi reazione sfavorevole attribuibile all’uso di farmaci. Malgrado ciò, nella storia della medicina, anche quella recente, ci sono stati casi di medicinali largamente commercializzati che, nonostante tutto, hanno causato gravi problemi.

Ripiegato con cura dentro ogni confezione farmaceutica, il foglietto illustrativo, ironicamente chiamato “bugiardino”, è un documento ufficiale che dovrebbe spiegare al paziente tutto ciò che occorre sapere prima di iniziare una cura.
Molti sondaggi hanno invece rivelato che, se è vero che la maggior parte dei consumatori legge il “bugiardino”, pochi comprendono completamente quanto vi è scritto.
C’è chi lo legge con grande impegno ed attenzione ed è eccessivamente intimorito dal lungo elenco dei possibili rischi e inconvenienti, mentre altri gli danno solo una occhiata superficiale, scoraggiati dalla complessità delle istruzioni, dalla difficoltà a capire il significato dei molti vocaboli tecnici e tranquilli sul fatto che il medico abbia prescritto loro una cura sicura ed efficace.
Senza dubbio il medico ha consigliato per il meglio il suo paziente. Malgrado ciò, però, ha forse trascurato di dirgli qualcosa sulla sua salute o stile di vita e, in ogni caso, con l’attenta lettura del “bugiardino”, il paziente potrà apprendere cose utili ed importanti sulla cura che si prepara a seguire.
Ci sono, poi, i farmaci da banco che si possono acquistare liberamente senza ricetta, ma anche ad esclusivo rischio dell’acquirente e per i quali la lettura del “bugiardino” è indispensabile. Si tratta, evidentemente, di farmaci più semplici e tranquilli, ma anche essi non sono privi di incompatibilità ed effetti secondari.

Un farmaco, prima di esser messo in vendita, è analizzato con una lunga serie di esperimenti: da quelli di laboratorio, su animali, su volontari, fino alla verifica clinica su pazienti che danno il loro benestare e sono a lungo controllati. Il farmaco che arriva sui banchi delle farmacie, ha superato, perciò, molte prove e può essere considerato sicuro.
Il Ministero della Salute sorveglia di continuo tutti i farmaci avvalendosi della collaborazione di tutti i medici ospedalieri e del territorio che segnalano tempestivamente qualsiasi reazione sfavorevole attribuibile all’uso di farmaci. Malgrado ciò, nella storia della medicina, anche quella recente, ci sono stati casi di medicinali largamente commercializzati che, nonostante tutto, hanno causato gravi problemi.
Lo scandalo del talidomide , un sonnifero che, assunto da donne in gravidanza provocò, agli inizi degli anni Sessanta, gravi malformazioni in migliaia di feti e il caso Lipobay, il rimedio contro il colesterolo recentemente ritirato dal commercio, dimostrano che nonostante controlli e test rigorosi, i farmaci possono riservare sorprese.
I medicamenti, perciò, vanno utilizzati con grande attenzione, soltanto quando realmente necessari, su consiglio del medico e dopo una attenta lettura del bugiardino.

Composizione

La prima cosa che si trova nel foglietto illustrativo è la composizione del farmaco.
Il principio attivo è la sostanza cui si devono gli effetti benefici del medicamento, mentre gli eccipienti sono i composti aggiunti per favorirne conservazione e assorbimento. Si tratta per lo più di sostanze inerti che non dovrebbero causare disturbi, ma è possibile che alcune persone non le tollerino. Tra gli eccipienti , infatti, potrebbero esserci proteine del latte, verso cui alcune persone sono allergiche, o amido di frumento, con tracce di glutine, nocivo ai celiaci. Si capisce, perciò, che persone allergiche o con intolleranze alimentari, devono informarsi sugli eccipienti , anche perché è umanamente impossibile che il nostro medico possa conoscere tutti quelli utilizzati nelle migliaia di farmaci in commercio.

Indicazioni terapeutiche

È l’elenco delle malattie o condizioni per le quali il Ministero della Sanità, dopo una scrupolosa verifica, ne ha autorizzato la vendita. In altre parole, il Ministero certifica che quel farmaco può essere usato solo nei casi elencati nel bugiardino . È chiaro, perciò, che la malattia per la quale viene assunto quel farmaco deve trovarsi in questo elenco.
Potrebbe accadere, ma molto raramente, che il nostro medico prescriva un farmaco per curare una malattia che non si trova tra quelle indicate. Il medico ha, infatti, la facoltà di prescrivere farmaci anche per indicazioni non registrate. Il cosiddetto “Decreto Di Bella” regola questa la possibilità: in singoli casi, se non ci sono cure alternative e in presenza di seri studi scientifici che dimostrano l’efficacia di quel farmaco su quella malattia, a condizione che il medico se ne assuma la piena responsabilità e rispetti il preciso obbligo di informare il paziente.
L’informazione deve essere completa e comprensibile, e soprattutto deve essere chiaro al paziente che quel farmaco non è stato studiato dal Ministero della Salute per quella malattia. Si tratta, comunque, di farmaci le cui caratteristiche di bontà, sicurezza ed efficacia sono state certificate dal Ministero della Salute, anche se per altre malattie. Il decreto del Ministero della Salute prende atto, in tal modo, dell’esistenza di farmaci efficaci per indicazioni terapeutiche non approvate dallo stesso Ministero.

Questo può accadere per almeno due motivi:

  • per l’eccessivo prolungarsi dei tempi burocratici per l’autorizzazione.
  • perché talvolta le ditte farmaceutiche non hanno interesse a richiedere alle autorità sanitarie italiane la registrazione anche per quella malattia.

La prescrizione effettuata per indicazioni, o vie di somministrazione, non autorizzate dal Ministero della Salute non può essere a carico del Servizio sanitario nazionale e il costo della terapia è quindi a carico del paziente.

Controindicazioni

Sono quelle condizioni, o malattie preesistenti o coesistenti, che sconsigliano l’impiego di quel medicinale.
I medici parlano di controindicazioni relative ed assolute.
Non è consigliabile per un diabetico, per esempio, assumere farmaci a base di cortisone perché questa sostanza peggiora il diabete. Il cortisone, perciò, è controindicato nei diabetici.
Può accadere, però, che il medico decida ugualmente di somministrare cortisone ad un diabetico perché lo ritiene indispensabile in quella circostanza. Il medico, in questo caso, utilizzerà il cortisone con estrema cautela, controllando continuamente la glicemia ed aumentando, eventualmente, le dosi di insulina o degli antidiabetici che si prendono per bocca. È, perciò, una controindicazione relativa.
Una controindicazione assoluta è, invece, una condizione per la quale per nessuna ragione un certo farmaco può essere somministrato ad un paziente.
Per esempio, gli anticoagulanti orali non devono assolutamente essere somministrati durante il primo trimestre di gravidanza per le malformazioni che possono causare nel feto e nelle ultime 4-6 settimane, per il rischio emorragico nel neonato, dovuto al fatto che l’anticoagulante attraversa la placenta.

Precauzioni d’impiego

Preesistenti condizioni o malattie possono essere compatibili con una certa medicina, non ci sono, in altre parole, controindicazioni assolute o relative.
Con questo avvertimento, tuttavia, i responsabili della sanità vogliono attirare l’attenzione del medico e del consumatore sul fatto che l’assunzione di quel farmaco richiede particolari riguardi oltre a quelli comuni a tutti i farmaci.

Interazioni

È una parte importante del foglietto perché ci avverte che la contemporanea assunzione di quel farmaco e di altre sostanze può causare effetti indesiderati, ridurne l’efficacia o, addirittura potenziarne l’effetto, consigliando in tal caso una riduzione della dose.
Il problema dell’interazione tra farmaci è un problema in aumento, poiché la scoperta di nuove interazioni fatica a tenere il passo dell’introduzione di nuove sostanze curative. È bene perciò ricordare al nostro medico le medicine che stiamo già assumendo e fare un successivo controllo sul bugiardino.

Effetti Collaterali

Sono i disturbi, effetti non graditi, che il farmaco può procurare insieme a quelli curativi. Si tratta perciò di inconvenienti che non possono essere separati dal beneficio.
Il cortisone, ad esempio, provoca ritenzione d’acqua e, per cure prolungate, causa un particolare aspetto del volto che i medici chiamano facies lunare cioè “faccia a luna piena”. Sono disturbi che non possono essere del tutto eliminati, che il medico potrà, al massimo, mitigare.
In certi casi gli effetti collaterali intervengono sempre, mentre in altri casi, solo una parte dei pazienti ne soffrirà. Gli antinfiammatori, per esempio, provocano in alcuni pazienti bruciori di stomaco, ulcere e sanguinamenti gastrici, ma ci sono altre persone che li assumono senza avere nessuno – o modesto – disturbo.
Di fronte ad importanti effetti collaterali il medico valuterà con attenzione il bilancio tra i benefici e i malesseri che quella cura provoca. Se quella medicina è insostituibile per curare una grave malattia, il piatto della bilancia penderà dalla parte dei benefici, anche se procura spiacevoli effetti collaterali. Diversamente, se gli effetti negativi si fanno gravi e minacciosi, il medico sospenderà la cura e, se possibile, ne prescriverà un’altra anche se meno efficace.
Tra gli effetti secondari dei farmaci il più temuto è la reazione allergica che si manifesta, più frequentemente, dopo l’assunzione di antibiotici con un semplice arrossamento della pelle e prurito o con disturbi più gravi sino allo shock anafilattico. Anche se i disturbi sono leggeri bisogna sospendere immediatamente il farmaco, avvisare il medico e mai più assumere lo stesso farmaco o farmaci appartenenti alla stessa famiglia. Più frequentemente, l’assunzione di antibiotici causa diarrea. Questo accade perché il farmaco uccide i batteri che sono responsabili della malattia, ma anche quelli che normalmente vivono nell’intestino e svolgono utili funzioni. Si produce, in tal modo, uno scompenso tra le varie specie di batteri che abitano il nostro intestino, che causa la diarrea.

Vie di somministrazione

Tutti i farmaci possono essere assorbiti nel nostro corpo attraverso due vie: quella enterale e quella parenterale.
I farmaci enterali sono quelli assimilati dall’intestino e possono essere introdotti dalla bocca (via orale ) sotto forma di gocce, sciroppi, capsule, compresse o polveri da sciogliere in acqua o il retto (via rettale) come supposte e microclismi, cioè piccoli clisteri medicati.
I farmaci parenterali, invece, non passano per l’intestino. Ci sono molte vie di introduzione dei farmaci parenterali , alcune delle quali richiedono l’intervento o la presenza del medico, come la via endovenosa, intrarteriosa, endopleurica e tantissime altre. In altri casi i farmaci possono essere presi dal paziente per via parenterale con tranquillità, senza l’intervento medico. Molte sostanze, per esempio, sono assimilate attraverso la pelle, sfruttando la capacità della cute di assorbirle lentamente e con regolarità. È un modo di prendere farmaci che ha avuto un grande sviluppo in questi ultimi anni con l’introduzione di cerotti medicati contenenti sostanze contro la pressione alta, per dilatare le coronarie e per la terapia sostitutiva della menopausa. Lo stesso vale per pomate e gel.
Non bisogna confondere questa via, che i medici chiamano transdermica, con l’uso topico di pomate, colliri, creme, ovuli e gel. In quest’ultimo caso, infatti, i farmaci agiscono per contatto con la parte malata, per esempio un muscolo infiammato o la pelle ustionata: hanno cioè solo un effetto locale. Nella via transdermica, invece, il farmaco è assorbito dalla pelle, penetra nel sangue e si distribuisce a tutto l’organismo, sviluppando la sua azione curativa su organi lontani dal punto d’assorbimento: ha cioè un effetto generale.
Molti farmaci sono ben assorbiti attraverso le mucose, come quella del naso o della bocca. Le compresse messe sotto la lingua, via sublinguale, sfruttano le buone proprietà d’assorbimento della bocca e la gran ricchezza di vasi sanguigni della lingua.
Una via fortunatamente oggi è meno usata è quella intramuscolare. Il ricorso alle punture, terrore di bambini e non solo, era giustificato dal fatto che in passato l’assorbimento attraverso l’intestino di molte sostanze era insignificante o incostante. Oggi, i chimici farmaceutici possono fabbricare antibiotici perfettamente assorbiti dall’intestino e che possono essere dati tranquillamente per bocca. È una fortuna perché le iniezioni intramuscolari, ancora oggi possono, specie se non eseguite a regola d’arte, provocare fastidiosi ascessi.
C’è, infine, la possibilità di iniettare il medicinale nel grasso sotto la pelle, la via sottocutanea, che può essere praticata dal paziente stesso. È ideale per quelle malattie per le quali il farmaco deve essere iniettato per lunghi periodi, se non per tutta la vita, talora più volte al giorno. In tal modo le cure con l’insulina o certi anticoagulanti non creano altri disagi ai pazienti che sono completamente autonomi e non hanno bisogno di altre persone per le iniezioni.

Qualche consiglio pratico

  • È bene conservare le medicine nella loro confezione originaria, su cui è scritta la data di scadenza, insieme al foglietto illustrativo.
  • È conveniente conservarle in un luogo fresco e asciutto, lontano dall’esposizione diretta alla luce solare o dal calore dell’impianto di riscaldamento. La cucina e la stanza da bagno, dove generalmente abbiamo l’abitudine di conservarli, non sono evidentemente luoghi ideali.
  • Alcune medicine devono essere conservate in frigorifero, solitamente ad una temperatura fra 0° e +4° centigradi. La necessità di una temperatura particolare e costante è in ogni caso sempre indicata in modo ben visibile sulla confezione e sul bugiardino alla voce precauzioni per la conservazione. Molti farmaci come i colliri, spray, gocce e sciroppi si conservano per poche settimane dopo l’apertura della confezione, anche questo periodo è solitamente indicato sul foglietto illustrativo o sulla confezione.
  • Periodicamente bisogna mettere ordine nell’armadietto delle medicine: controllare che tutto sia al suo posto e controllare che non ci siano farmaci scaduti o confezioni che, una volta aperte, non si conservano a lungo.

Fonte : Benessere.com


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