Appunti di viaggio di Pippo Ferraro riordinati e redatti da Simona Bellini


Una relazione con una ragazza straniera ha rappresentato tutt’altro che un’eccezione nella mia vita, oserei dire, invece, una costante. Tutto aveva avuto inizio nella lontana estate del ‘74 quando conobbi Gabrielle, inglese di Birmingham.

Io avevo da poco cominciato a lavorare come venditore di avvolgibili per una ditta della mia città il cui direttore commerciale era mio padre stesso. Fino a quel momento non avevo combinato granché e non avevo la minima idea di quale sarebbe stato il mio futuro professionale. Non avevo completato il Liceo Classico e avevo studiato pianoforte per cinque anni senza conseguire alcun diploma quindi, probabilmente, rappresentavo una grande delusione per i miei genitori. Suonavo la tastiera, all’epoca detta organo elettrico, ai matrimoni, al circolo universitario e in qualche piccolo locale della costiera amalfitana, con un gruppo di studenti miei concittadini. Questo non spostava di una virgola la dura realtà del momento e che cioè a 25 anni, ero a totale carico dei miei genitori. Vista la situazione e considerato che non si intravedevano sbocchi ne’ io mostravo l’intenzione di voler prendere alcuna iniziativa nell’immediato futuro, mio padre mi fece assumere dalla sua ditta per vendere tapparelle nella zona di Napoli, stipendio al minimo, affiancandomi ad un anziano rappresentante.

T. apparteneva alla famiglia proprietaria della ditta diretta da mio padre. Era un personaggio stravagante, giornalista, scrittore, poeta e figlio di uno dei fratelli fondatori dell’industria. Non aveva mansioni ed incarichi ben definiti e non era ben visto da fratelli e cugini che sopportavano a malapena la sua presenza nell’azienda di famiglia. In uno dei suoi rari viaggi all’estero, in Inghilterra dove vivevano lontani parenti, aveva conosciuto Gabrielle, molto piu’ giovane di lui. Per una di quelle inspiegabili alchimie si erano piaciuti ed avevano avviato una relazione.

Fu così che Gabrielle trascorse gran parte di quell’estate nella mia città. Tutto andò nel migliore dei modi fino a quando a T. non furono affidati in azienda alcuni dei compiti degli altri componenti la famiglia, in vacanza a turno, privandolo del tempo libero di cui godeva spesso in altri momenti.

Poi seppi da Gabrielle stessa che si sentiva trascurata e che le sue giornate erano lunghe e noiose. T. cercava di rimediare uscendo con lei la sera ma i gusti in materia di svago erano diametralmente opposti soprattutto per via della loro differenza di età. Cominciarono quindi i primi screzi.

Conobbi Gabrielle in maniera fugace durante una delle visite che T. faceva spesso alla mia famiglia per sottoporre al giudizio di mio padre, di cui aveva profonda stima, le sue novelle di aspirante scrittore. Tuttavia non erano queste attività che la ragazza aveva previsto immaginando la sua estate al mare in Italia. Ero appena rientrato dal lavoro e subito dopo aver cenato mi accingevo ad uscire. Ci fu solo il tempo delle presentazioni e qualche convenevole. Mi colpì il fatto che non parlasse per nulla l’italiano e sembrava non voler fare nessuno sforzo nemmeno per capirlo, peculiarità che imputavo a tutti gli Inglesi. Pur riconoscendole una bellezza davvero rara, la prima impressione fu che difficilmente avrebbe vinto un premio in simpatia. Si dice che solo gli stolti non mutano opinione ed io evidentemente non lo sono visto che l’avrei cambiata molto presto.

Qualche giorno dopo tornarono a trovarci ed ebbi l’occasione di imbastire con lei una qualche forma di conversazione. Seppi quindi che eravamo praticamente coetanei, lei era più giovane di me di un anno, e che aveva viaggiato in lungo e in largo al contrario di me che raramente mi ero allontanato dalla mia città.

Parlando quasi per nulla l’italiano e sia il mio inglese che quello di T. era piuttosto scarso, era mio padre, che conosceva la lingua perfettamente, a fare da interprete per tutti. Man mano che si approfondiva la nostra conoscenza modificavo il mio giudizio iniziale, pur cosciente che la sua bellezza pesava non poco su questo processo. Inoltre quando sapevo che sarebbero passati da noi non uscivo ma, come fosse per caso, mi facevo trovare in casa.

Una sera del mio periodo di ferie T. mi chiese il favore di portare Gabrielle al mare con me dato che non sapeva cosa fare per gran parte del tempo.

Ci accordammo per il giorno successivo quando avremmo avuto a disposizione la Mini Minor di T.. I suoi occhi chiari si illuminarono ed io ebbi un primo sussulto emotivo. Restammo in spiaggia fino al pomeriggio e nel corso di tutta la giornata mi impegnai al massimo affinché le conversazioni nel mio stentato inglese avessero continuità. Lei apprezzo’ molto i miei sforzi.

Mi ringraziò ripetutamente e io non mi feci sfuggire l’occasione di invitarla nuovamente osando addirittura la proposta di andare al mare insieme tutti i giorni fino al termine delle mie ferie. Lei accettò entusiasta.

Quindi trascorremmo insieme tutta la settimana successiva, a volte in compagnia degli amici della mia comitiva, altre da soli. La prima impressione che avevo avuto di lei si era completamente ribaltata ed ora la trovavo simpatica e socievole. Nel contempo mi parve di scorgere qualche segno che andava al di là della gratitudine per averla portata al mare e per averle fatto passare allegre giornate in compagnia di giovani della sua età che, seppur non parlando bene la sua lingua, la facevano divertire. Tuttavia per rispetto nei confronti del quasi amico di famiglia T., non potevo rischiare di fraintendere quei segnali quindi decisi di non pensarci troppo.

Poi accadde un fatto singolare. Una sera mentre eravamo tutti insieme a casa dei miei e si parlava delle solite banalità trite e ritrite come il tempo, stereotipi sugli Italiani e sugli Inglesi, la pasta al dente e così via, d’un tratto Gabrielle, esibendo una certa indifferenza come se si trattasse dei futili argomenti di cui stavamo discutendo, si rivolse a mio padre dicendo qualcosa che mi risultò incomprensibile. Comunque io avevo cominciato a conoscere il suo vocabolario ed il suo modo di esprimersi quindi mi risultò inconsueto che lei utilizzasse termini nuovi e parlasse velocemente come se quanto detto dovesse essere a tutti gli altri volontariamente incomprensibile. Mi tenni il dubbio anche perché era evidente che mio padre non avesse alcuna intenzione di svelare quel mistero limitandosi a sorridere in modo enigmatico. Il giorno dopo in spiaggia, mentre eravamo distesi in solitudine ed in silenzio sulla sabbia, d’un tratto aprendo gli occhi per voltarmi a parlarle, ritrovai le sue labbra a due centimetri dalle mie. Quindi accadde quello che non avevo osato immaginare nemmeno nei miei sogni più segreti.

Quando quella stessa sera rientrai a casa mio padre mi chiese se ero interessato a conoscere la traduzione della frase oscura della sera precedente. Ormai avevo compreso ma l’ascoltai ugualmente. Gabrielle gli aveva confessato che si stava innamorando di me.

Dentro di me si accese nuovamente un turbinio di emozioni e mi tornarono alla mente gli anni dell’adolescenza quando, per la mia statura limitata e l’accentuato sovrappeso associati alla mancanza di tratti somatici particolarmente attraenti, avevo stabilito nell’esatto opposto la ragazza dei miei sogni: longilinea, alta, bionda e con gli occhi chiari. In quegli anni, in un sud Italia ancora molto poco cosmopolita, di ragazze con queste caratteristiche se ne incontravano davvero poche e quelle poche non avevano certo come ideale di ragazzo uno come me. Gabrielle era tutto quello che avevo sempre ingenuamente immaginato essere la norma nei paesi del nord Europa dove fantasticavo fossero tutti bellissimi.

Inoltre all’epoca da noi era praticamente impossibile vedere coppie formate da individui molto diversi tra loro soprattutto per estrazione sociale ma anche per aspetto: belli con belli, brutti con brutti.

Attualmente le cose sono molto cambiate anche perché il meridione d’Italia si è ormai allineato al resto del paese e le differenze somatiche si sono di molto affievolite rispetto a quegli anni.

Quindi Gabrielle, culturalmente più evoluta e stanca del maturo e un po’ strambo compagno, aveva diretto le sue attenzioni altrove. Non occorse molto tempo a T. per rendersi conto della nuova situazione. La sua reazione però mi sorprese non poco. Non fece drammi anzi quasi mi diede l’impressione che stesse liberandosi di un peso e che non aspettasse altro per tirarsi fuori dalla poco confortevole situazione in cui si era venuto a trovare.

Nell’ambito culturale sopra descritto inutile dire che quando uscivo con Gabrielle al fianco mi sentivo invidiato come mai, tanto che ragazzi semisconosciuti o addirittura nemici conclamati si spacciavano ora per miei amici. Nello stesso periodo lei mi iniziò anche al tennis, io che al massimo potevo essere considerato un mediocre giocatore di ping-pong, passione che mi ha accompagnato poi per molti anni della mia vita.

Dopo solamente due settimane trascorse costantemente insieme avevo imparato molto del suo vocabolario, delle sue frasi idiomatiche e del suo modo di conversare tanto da riuscire a parlare e comprendere bene l’inglese, complice il mio grande desiderio di comunicare con lei.

Il legame con Gabrielle durò tutta l’estate e coincise con il periodo in cui decisi di lasciare la casa della mia famiglia d’origine per conquistarmi la totale indipendenza.

Quindi arrivò settembre e la mia ragazza dovette tornare in Inghilterra circostanza che rappresentò la fine della mia prima avventura sentimentale. Non fu facile staccarmi da lei ma non vedevamo soluzione sebbene fossimo entrambi molto innamorati.

Tuttavia non fu l’ultima volta in cui la vidi. Due anni dopo infatti ebbi l’occasione di visitare Londra e decisi di provare a rintracciarla ad Oxford, all’ultimo indirizzo che avevo. Non avevo più avuto sue notizie avendo deciso che non era il caso di rimanere in contatto visto che sarebbe stato impossibile rivedersi. I viaggi all’epoca erano costosi e complicati, la nostra storia non aveva futuro.

Con titubanza ed emozione bussai alla sua porta senza averla potuta avvertire in alcun modo. Lo stupore era stampato sul suo bel viso quando mi vide. Dopo qualche istante di imbarazzo per entrambi mi fece entrare nel piccolo appartamento dove, mi disse, viveva con il suo ragazzo. Il mio cuore perse un battito… Venni a sapere che ora aveva un lavoro stabile come capo reparto amministrativo di un ospedale. Che differenza con la ragazza giramondo e audace che avevo conosciuto! Anche io le raccontai di quanto era cambiata la mia vita e della svolta professionale che avevo finalmente avuto il coraggio di affrontare per coltivare la mia unica vera e grande passione: la musica. Ora infatti lavoravo nei villaggi del Club Med e proprio di lì ad una ventina di giorni sarei partito per una nuova stagione alla volta della bellissima località balneare di Palinuro, non lontana da Salerno.

Mi confessò che non appena rientrata in Inghilterra aveva avuto la tentazione di ritornare da me in Italia buttandosi tutto alle spalle. Complici qualche titubanza e l’incontro con quello che sarebbe divenuto il suo nuovo compagno, aveva ripreso la sua vita nel suo paese. Me ne andai con un groppo alla gola… cosa mi aspettavo? Ma la mia voce tremava mentre gli auguravo un futuro sereno e felice.

Tuttavia Gabrielle non si limitò a regalarmi ritrovate emozioni, mi aiutò dandomi l’indirizzo del fratello, di cui lei mi parlava spesso quando eravamo insieme, che viveva a Londra dove avrei voluto trascorrere gli ultimi giorni prima del mio rientro in Italia per la lunga stagione di lavoro.

Steve venne a prendermi alla stazione in compagnia delle sue due coinquiline.

– Ciao, io sono Steve. Gaby mi ha molto parlato di te. Loro sono Sarah e July. Viviamo nello stesso appartamento.

Era alto con dei capelli ricci, bruno con occhi verdi ed un fisico da modello. Aveva maniere dolci senza essere effeminato. Erano ancora molti in Italia i pregiudizi sulle persone gay mentre io invece pensai che, se omosessuale, avrei potuto innamorarmene a prima vista! Sarah invece portava lunghi capelli castani e vestiva ampi camicioni dal look fine anni ‘60, stile figlia dei fiori, probabilmente per mascherare la corporatura massiccia. Quindi le ragazze inglesi non erano poi tutte alte, magre e belle! July invece era più esile, con capelli quasi corti e biondi ma totalmente priva di sex-appeal. Un altro dei miei stereotipi che crollava davanti alla realtà.

A parte la mia prima impressione furono degli ottimi compagni per quelle tre settimane, ospitali e molto disponibili.

– Vedrai che ti piacerà il nostro appartamento che ha molte stanze ed in ognuna c’è un pianoforte. Io studio lirica – stava dicendo Steve – Sarah si e’ appena diplomata al conservatorio e July si sta preparando per accompagnare un musical di successo in tournèe dal mese prossimo.

Non potevo capitare in un luogo dove si respirava più musica di lì.

Scoprii così Londra, accompagnato spesso dallo stesso Steve che mi faceva da guida preparata e competente ma il tempo più bello trascorso lì fu quello passato ad ascoltare, in religioso silenzio, i brani che, ora Sarah ora July, provavano nelle loro stanze. Qualche volta ero io ad esibirmi con brani jazz o al ritmo di bossa nova per raccogliere al termine dei pezzi i loro applausi con mia grande soddisfazione. In quel periodo ebbi anche il privilegio di assistere alle prove di uno spettacolo dove Sarah eseguiva romanze classiche. Spesso l’aspettavo al termine di qualche audizione per pranzare insieme. Cosa stava accadendo?

Con una certa presunzione credevo di aver capito tutto sul come comportarmi con le ragazze, forte dell’esperienza nei villaggi vacanza dove, per il pianista di piano-bar, trovare l’avventura di una o più notti era assai facile. Invece non mi accorsi affatto che Sarah aveva piu’ che un debole per me nonostante anche lei mi piacesse molto. Me lo rivelò una sua appassionata lettera ricevuta poco dopo il mio rientro in Italia. Quella, purtroppo, non fu la prima ne’ sarebbe stata l’ultima volta che avrei lasciato inconsapevolmente cadere nel vuoto la possibilità di emozionarmi ancora. In ogni caso, grazie Inghilterra per aver aperto la mia mente e, soprattutto, grazie Sarah per avermi fatto capire che il mio cuore avrebbe potuto tornare a battere di nuovo.


Appuntamento a sabato prossimo per la pubblicazione di un altro capitolo del libro

“Il pianista dall’oblò”



“Il pianista dell’oblò”

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