a cura di Felice Nicotera


La visione di queste fotografie ci riporta, come per incanto, ad un sabato pomeriggio della tarda primavera del 1941. Siamo nella piazza che oggi è denominata “Pio X” ed allora, senza nome, era l’unica piazza di Pontecagnano Faiano; ed era più grande di quella attuale: non c’erano ancora né il cinema “Nuovo”, né la palazzina Marotta-Pappacena. Quell’anno le scuole furono chiuse in anticipo, il 15 maggio, perché dal giugno del 1940 l’Italia era in guerra, alleata con la Germania nazista, contro Francia ed Inghilterra. Le due foto ritraggono la fase finale della premiazione degli insegnanti più meritevoli. La manifestazione, che si svolgeva ogni anno, era sostenuta dall’Opera Nazionale Dopolavoro (OND). Era questa un’istituzione del Fascismo, alle dirette dipendenze di Mussolini e si occupava del tempo libero dei lavoratori; essa curava “l’elevazione fisica e morale del popolo”, promuovendo lo sport, il turismo, la cultura popolare e l’assistenza sociale e sanitaria. Contemporaneamente dava modo al Governo di controllare da vicino la vita e gli umori del popolo. La manifestazione era presieduta dalle massime autorità locali. Infatti, nella foto in basso, si nota sul palco (seduto, il terzo da sinistra) il Grande Ufficiale, avvocato, don Felice Sabbato (1877-1951) Podestà del comune di Pontecagnano Faiano dal 1927 al 1943.

Dietro di lui pende la bandiera italiana con al centro lo stemma dei Savoia. Sul palco, seduti, ci sono anche, alla destra del Podestà, il maresciallo dei Carabinieri ed alla sua sinistra due Ufficiali del Regio Esercito, in divisa grigia e due Militi della Milizia Fascista, in giacca nera. Nella foto in alto, nella piazza, sono ritratti anche altri soldati e militi di grado inferiore. Sul muretto di cinta della piazza si intravede un manifesto con la scritta “Vincere e Vinceremo”, la parola d’ordine pronunziata da Mussolini nella dichiarazione di guerra. Nella stessa foto, in basso a sinistra, ci sono due “figlie della lupa”, ragazzine fino agli otto anni, anche loro in divisa: camicia bianca di cotone, gonna nera plissettata lunga fino al ginocchio, calze bianche corte e scarpe nere di cuoio. Le bambine (ed i bambini) erano iscritte/i, per legge e fin dalla nascita, alla organizzazione delle figlie (o dei figli) della lupa. Il Fascismo aveva irreggimentato tutte le età: bambini, adolescenti ed adulti. A questi ultimi, dal 1932, toccava l’iscrizione, di fatto obbligatoria, al Partito Nazionale Fascista, pena l’esclusione da qualunque impiego o incarico pubblico e vari altri impedimenti. La tessera di iscrizione al Partito recava all’interno, sotto la foto di riconoscimento e prima della firma di adesione, la seguente dicitura: “Giuro di eseguire senza discutere gli ordini del Duce [Mussolini, e di servire con tutte le mie forze e se è necessario col mio sangue la causa della Rivoluzione Fascista”.