di Enzo Ferraro (webmaster & problem solving)


Ubuntu è una distribuzione di Linux gratuita, rilasciata nell’ottobre 2004 e basata sul classico sistema GNU/Linux Debian. Il fondatore del progetto open source è stato l’imprenditore sudafricano Mark Shuttleworth che voleva sviluppare un sistema operativo da mettere a disposizione del maggior numero possibile di persone. Così ha coniato la filosofia di base del pacchetto software, che si riflette nel nome. Infatti, la parola “Ubuntu” deriva dalle lingue Bantu degli Zulu e degli Xhosa, il cui significato è “Senso civico” o anche “Umanità”.

Responsabile sin dall’inizio per lo sviluppo del progetto è l’azienda software Canonical, fondata ugualmente da Shuttleworth. In collaborazione con diversi sviluppatori questa azienda si occupa che vengano pubblicate delle nuove versioni di Ubuntu ogni sei mesi, comprendenti nuove feature, aggiornamenti per la sicurezza e ottimizzazioni del sistema.

Per via della sua semplicità, che sin dall’inizio l’ha contraddistinto nettamente dalle altre distribuzioni Linux, Ubuntu si è diffuso in fretta e ha acquistato velocemente popolarità. Utilizzato prima di tutto soprattutto come sistema per il PC domestico, a partire da giugno 2016 Ubuntu è diventato, secondo le statistiche di w3techs, anche la distribuzione Linux più utilizzata per i web server, presentandosi così come il successore del suo modello di riferimento Debian, a quasi dodici anni dal suo rilascio. Ora esiste anche una variante per i dispositivi mobili grazie a Ubuntu Touch.

Debian Linux e Ubuntu: una relazione tutt’altro che facile

Visto che Ubuntu è un derivato di Debian, entrambe le distribuzioni Linux sono molto simili da un punto di vista tecnico: il team di Ubuntu ha acquisito diverse strutture già presenti su Debian, come il gestore di pacchettidpkg (Debian Package), comprensivo del formato .deb, oltre che una parte dei pacchetti software. Questi ultimi all’inizio del ciclo di sviluppo di una nuova versione Ubuntu vengono confrontati con quelli dell’attuale versione stable di Debian e aggiornati conseguentemente.

Le modifiche apportate vengono messe a disposizione degli sviluppatori del progetto Debian tramite patch che, per via delle forti modifiche, spesso non risultano adatte per essere utilizzate su Debian. In passato ciò è stato motivo di diatriba tra i team dei due progetti. In relazione a questa questione, la critica mossa è sempre quella che Canonical si concentrerebbe durante il processo di sviluppo solo sul miglioramento del proprio prodotto senza contribuire al progetto Debian o allo sviluppo del kernel di Linux.

User-friendly e completamente regolabile: le caratteristiche di Ubuntu

Essendo Ubuntu un sistema compatibile con Unix, non è legato a un ambiente di desktop fisso, come è ad esempio il caso di un sistema operativo Windows. A partire dalla versione 11.04 è stata adottata l’interfaccia standard Unity (al posto di GNOME), sviluppata da Canonical; tuttavia è possibile sostituirla con un’altra interfaccia utente a vostra scelta, anche se non è per forza necessario, perché con un po’ di esercizio Unity vi permette di lavorare in modo efficiente e veloce, tramite mouse o tastiera. L’estetica e la posizione dei singoli elementi è modificabile a proprio piacimento, così che riuscite ad adattare in fretta l’ambiente alle vostre esigenze.

Un’altra particolarità di Ubuntu è il fatto che le configurazioni hardware per la maggior parte non sono salvate sul disco fisso. Il sistema riconosce i componenti integrati automaticamente durante l’avvio, così che si possono sostituire senza difficoltà la scheda grafica, la RAM, ecc. Allo stesso modo è anche possibile utilizzare su un altro PC un’installazione di Ubuntu che si trova su un supporto di memoria portatile, senza apportare delle modifiche.

Inoltre l’installazione standard di una distribuzione Linux genera un account amministratore (root), che è però disattivato, come accade anche su Mac OS X. In questo modo i neofiti sono protetti da modifiche accidentali del sistema, che possono riflettersi negativamente sulla performance o sulla sicurezza del sistema. Grazie al comando sudo si possono però ottenere, anche nella configurazione standard, dei permessi di sistema completi e provvisori, che sono ad esempio necessari per l’installazione di alcune applicazioni.

L’installazione standard di Ubuntu sottolinea l’ambizione degli sviluppatori di raggiungere un elevato grado di facilità d’uso che corrisponde anche alla scelta di offrire un solo programma per ogni campo di applicazione. Molte altre distribuzioni Linux mettono spesso a disposizione un gran numero di diverse soluzioni con la stessa funzione, provocando così una complessità inutile.

Anche per quanto riguarda la politica degli aggiornamenti, Ubuntu offre ai suoi utenti un comfort eccezionale: infatti la gestione degli update li informa sulle nuove versioni, oltre che sulla disponibilità di patch di sicurezza rilasciate per il sistema operativo e per tutti i programmi installati. Inoltre è possibile decidere in maniera autonoma quando apportare le modifiche annunciate, selezionando e deselezionando i pacchetti, e avviando poi con un semplice click il processo di update per la selezione scelta nell’orario prestabilito.

Oltre 40.000 programmi con quattro livelli di priorità

Un altro elemento conosciuto di Debian, che contraddistingue tutti i derivati, è la suddivisione dei pacchetti dei programmi in più repository. Il team di Ubuntu presta ai diversi tipi di repository una diversa attenzione, a differenza di Debian. Al repository più importante main, atto a garantire la funzionalità di base del sistema operativo, è dedicato il massimo grado di supporto. Qui sono compresi solo i pacchetti conformi ai requisiti di licenza e che si contraddistinguono per la garanzia di un supporto tecnico e aggiornamenti di sicurezza tempestivi.

Tutti i pacchetti che il team di Ubuntu supporta per via della loro importanza, ma che non possiedono i requisiti conformi alla loro licenza, sono classificati come restricted software. Rispetto alle applicazioni main, il supporto è perciò limitato, visto che manca l’accesso al codice sorgente.

I repository universe (software open source) e multiverse (software protetti da copyright o limitati legalmente) non vengono supportati ufficialmente da Canonical. A farsi carico del loro aggiornamento sono, infatti, i membri della community Ubuntu e Debian, chiamati Masters of the Universe (MOTUs). Invece, per i software open source che non sono contenuti nei repository main o universe, gli utenti possono suggerire l’inserimento nel report dei bug.

A partire dalla versione 16.04, su Ubuntu è presente il gestore di pacchetti Ubuntu Software che si propone come successore del software center, utilizzato prima. Il programma è di solito già preinstallato ed elenca una parte degli oltre 40.000 software disponibili, che possono venire installati direttamente grazie al tool. Si tratta soprattutto di programmi grafici e utilizzati spesso, mentre la maggior parte dei programmi per la shell e dei software per il server, come il web server Apache o il database MySQL, non sono contenuti in questo gestore. Anche con Ubuntu è necessario ricorrere alla riga di comando per installarli.

Fonte : “Ionos”