a cura della Redazione “Fumetto Story”


Dove Cavaglione intervenne con maggior forza fu nel contenitore Topolino, supervisionando due rinnovi grafici a distanza di pochi anni e introducendo un nuovo modo di pensare alle copertine. Gaudenzio Capelli aveva portato avanti uno stile troppo inamidato, il suo Topolino era una settimanale visivamente pacato, le cui copertine non osavano andare oltre tonalità confettate e composizioni fiabesche. «Era un settimanale che aveva ancora lo stesso profumo di quello che leggevo da bambino. Era la sua forza, ma anche la sua debolezza» spiega Cavaglione.

Topolino andava aggiornato agli anni Novanta. Bisognava proporre i contenuti con mordente, la linea doveva aggredire, i colori stupire. Matite classiche come quelle di Romano Scarpa non si confacevano al nuovo assetto (tanto che le copertine commissionate al fumettista veneziano rimasero inedite). Nelle mani di Marco Ghiglione e Claudio Sciarrone, i principali copertinisti del periodo, e del colorista Max Monteduro le immagini si semplificarono, sparirono gli strilloni e gli sfondi, in favore di effetti digitali come l’effetto mosso, i riflessi di luce, il fumo, e i personaggi presero a indossare abiti da rapper, dipingere graffiti sui muri, girare sullo skate. «Forse la copertina è stata la pagina più innovativa di Topolino per molto tempo» ammette Cavaglione.

I grafici applicarono lo stesso discorso agli interni. «Se devo fare concorrenza a mezzi veloci come la tv o i videogiochi devo essere altrettanto veloce nelle pagine del giornale. Introducemmo una grafica che supportava bene il frazionamento delle pagine redazionali e dava riconoscibilità alle parti in cui questa parte era divisa.» Nel secondo restyling, il logo di Topolino assunse l’aspetto bombato che ha ancora oggi e il taglio frenetico e chiassoso dei redazionali inglobò le suggestioni del mondo digitale, Internet e l’effettistica computerizzata.

La distanza tra la carta e il digitale si assottigliò nella notte tra il 18 e il 19 maggio 1998, quando Topolino sbarcò online con un sito in cui gli utenti potevano incontrarsi su chat e forum. In un mondo senza regolamentazioni, Disney fu cautissima e, temendo l’ascesa di naviganti pedofili, assunse duecento studenti universitari per moderare ogni commento scritto. Il settimanale giocò un ruolo importante nella campagna promozionale del sito, avvicinando i lettori all’utilizzo del computer tramite redazionali o allegati come Mouse, il «cybergiornale» dedicato alla tecnologia, o videogiochi Disney per PC.

Topolino fu travolto dalle trasformazioni sempre più corporativiste del ramo editoriale Disney. Se da una parte il settimanale celebrava i propri collaboratori con il Topolino d’oro, assegnato all’autore più meritevole durante i meeting aziendali annuali, dall’altra la dirigenza imponeva strategie colonialiste.

Oltre a dover combattere contro la censura Disney, che non vedeva di buon occhio le rivisitazioni di Paperinik e Topolino, a Cavaglione toccò fronteggiare questioni interne. In seguito all’abbandono di Capelli, i dirigenti avevano spezzato i poteri del direttore responsabile, affidando a tre persone i compiti che prima erano di competenza di un’unica persona, «un po’ per scelta, perché così la proprietà poteva avere più potere su tre direttori che su uno solo» spiega Gianni Bono. «E poi perché Capelli faceva per tre».

Oltre all’area che ruotava attorno all’ammiraglia Topolino, c’erano ora la fascia prescolare, di competenza di Elisa Penna, e il gruppo delle testate mensili (Zio Paperone, Classici, Grandi Classici, Paperino Mese). Disney invase edicole e librerie. Ci si contendevano gli autori, le storie, le idee, il pubblico e venne a crearsi una rivalità interna che non giocò a favore del settimanale. Chiunque fosse stato al comando di Topolino, dice Bono «avrebbe dovuto lottare contro il proprio editore, che gli metteva i concorrenti in casa».

Cavaglione terminò l’esperienza come direttore dopo sei anni di reggenza. Grazie a lui, i personaggi Disney si scoprirono in grado di raccontare molti più generi di quelli in cui erano stati confinati fino ad allora, soprattutto fuori dagli spazi consoni del settimanale. «Sulle barricate» dice Cavaglione, «brandendo un papero supereroe, ci sentivamo supereroi anche noi».

Gianni Bono e la direzione che non fu (1999-2000)

François Corteggiani, Gianni Bono e Claretta Muci storia topolino direttori

Quella di Gianni Bono fu una direzione «complessa e complicata», per usare le parole del diretto interessato. Già orbitante attorno al mondo Disney dagli anni Ottanta, in qualità di curatore di iniziative relative a distribuzione e home video, tramite la sua agenzia Epierre (nata in seno al gruppo Staff If, che forniva storie alle redazioni Disney, Bonelli, Editoriale Corno e Astorina), Bono era diventato caporedattore nel 1992 e, alla fine degli anni Novanta, direttore dei mensili Disney. Nel 1999 Cavaglione aveva concluso la propria esperienza su Topolino e si era creato un momento di interregno in cui il nome del successore non era ancora stato scelto. I dirigenti chiesero dunque a Bono, già in odore di direzione dopo Capelli, di prestarsi a una reggenza tecnica, che lui accettò per spirito di collaborazione.

La durata brevissima del mandato – appena due mesi – gli impedì di sviluppare un’idea forte per la rivista. Con più tempo a disposizione, Bono avrebbe voluto realizzare un Topolino che guardasse alla formula tradizionale, quella «inventata da Gentilini e poi proseguita da Capelli per un certo periodo: in apertura e in chiusura c’erano storie lunghe, che sono quelle che i lettori si ricordano e su cui si sarebbe dovuto lavorare. Invece si è preferito puntare su storie brevi un po’ per tutti ma che alla fine non erano per nessuno e che non sarebbero mai state ricordate. Tanto è vero che mentre Topolino ha continuato a perdere copie i Classici e i Grandi Classici no».

Secondo Bono, il trauma subìto dal settimanale non era da ricercarsi tanto nella perdita di lettori giovani – per colpa di forme d’intrattenimento più strutturate – quanto nella disaffezione del pubblico adulto, che smise di leggere Topolino e nel frattempo divenne genitore o nonno. Topolino avrebbe quindi perso il ruolo di «giornale da leggere in famiglia», di oggetto carico di una connessione emotiva tra adulto e bambino, smettendo di essere regalo che si fa quando si è malati, sfizio che si compra d’estate o premio per un buon voto. «Topolino era l’arma vincente per poter condividere intergenerazionalmente qualcosa di importante.»

È una lettura che il successore di Boni, Claretta Muci, condividerà in parte: «Topolino è sempre stato un giornaletto da famiglia, lo trovavi a casa perché spesso lo leggevano anche i genitori, e imparavi a leggerlo in quel contesto. Oggi ci sono bambini che non lo hanno mai visto, che non sanno neppure cosa sia, non ne hanno mai sentito parlare».

Per combattere questo strappo e far tornare Topolino un prodotto speciale, Bono avrebbe insistito sulla rarefazione dell’offerta, sulla tradizione e su fumetti di ampio respiro, perché «tante storie spezzettate non ti portano da nessuna parte, le storie lunghe ti permettono di sviluppare meglio determinati argomenti».

storia topolino direttori

Bono nel frattempo aveva concluso l’esperienza come direttore del primo collaterale italiano, Disney MEGAzine, un allegato a Repubblica che presentava giochi, articoli e storie autoconclusive da una pagina realizzate da Tito Faraci, Francesco Artibani, Bruno Enna, Silvia Ziche e altri. Una sorta di «altro Topolino» che, quando aveva chiuso, nel 1998, aveva lasciato in eredità spirituale alcune delle formule al settimanale.

Nuovi elementi che non erano stati pensati per Topolino, tra cui contenuti molto brevi, entrarono a far parte del sommario. Il contesto però era diverso da quello di Disney MEGAzine e ciò che funzionava su quest’ultimo non necessariamente girava a dovere su Topolino. L’aumento di redazionali contribuì ad accorciare ancora di più le storie, mutando sensibilmente l’aspetto e il gusto di un prodotto che ora si preparava ad affrontare il nuovo millennio con una concorrenza sempre più agguerrita.


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