di Tiberio La Rocca


Odio il buio
che trascina con sé
quell’orrendo passato di morte
le percosse e le torture che ho inflitto
in quei campi di dolore e sterminio.


Sono stato un crudele aguzzino
per chi mi ha conosciuto e temuto;
sono stato un kapò rispettato
perché ho dispensato la fine.
Ho condotto sulla via del martirio
nelle camere che “donavano morte”
gente ignara di quel triste destino.


Quanti ne ho trascinati a morire!
Quanti corpi ho raccolto e inumato!
A quanti bimbi ho negato il futuro!
Quante madri con il cuore spezzato!


Sono stato carnefice o vittima?
Ho obbedito per viltà e per paura
a chi odiava e progettava il terrore
e ora solo, con l’angoscia nel cuore,
passo notti a sfogliare ricordi.
Odo ancora al calar della sera
chi implorando chiedeva pietà;
quelle grida mi rimbombano in mente
ed il lezzo di morte dei campi
è da tempo mio compagno fedele.


Fui kapò per salvare la vita,
ma la vita è divenuta un inferno!
Fui kapò, uno strumento di morte,
fui kapò ed ora imploro il perdono.

“Pensieri e Poesie di Tiberio”

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