di Roberta Annecchini (Biocity Natura)


Le piante selvatiche sono specie vegetali che crescono spontanee, dimenticate per un lungo tempo dall’uomo moderno, infatuato più dalla globalizzazione, che dall’umile conoscenza delle erbe, acquisita nel corso dei secoli e trasmessa di generazione in generazione, in particolare tra quelle persone che vivevano nelle zone più rurali e povere del mondo.

Ancora prima della nascita dell’agricoltura, molte verdure spontanee commestibili, erano considerate un’importante risorsa per l’alimentazione e la salute dell’uomo, un valido sostegno del passato durante i lunghi periodi di guerre, carestie e siccità, che fortunatamente negli ultimi anni stanno tornando a ricevere la giusta attenzione; un pò per moda, ma anche per merito della comunità scientifica, grazie allo svolgimento di studi etnobotanici che consentano di documentare questa antica conoscenza, ma anche dalla pressione dell’industria alimentare e dei suoi consumatori, sempre più interessati ad alimenti sostenibili e salutari.

Tra le varie piante selvatiche per la salute dell’uomo, oggi parleremo dell’Umbilicus rupestris o più conosciuto con il nome di Ombelico di Venere comune, da cui prende il nome del genere, per il chiaro riferimento alla forma delle foglie, depresse centralmente, simili a un ombelico.

Umbilicus rupestris è una pianta erbacea perenne, succulenta, della famiglia delle Crassulaceae originaria dell’Europa occidentale e del Mediterraneo, presente in Italia in quasi tutte le regioni, ad eccezione della Valle d’Aosta e del Friuli Venezia Giulia. Cresce sui substrati prevalentemente silicei, si trova di frequente in muri di pietra, scogliere e pareti rocciose, preferendo l’ombra e i luoghi freschi ed umidi.

Si raccolgono le giovani foglie dall’autunno alla primavera, prima della fioritura, che rappresentano la parte della pianta a utilizzo popolare culinario e con proprietà medicinali; sono caratterizzate da un elevato contenuto di acqua e presentano diversi composti tra cui acidi grassi omega 3, tocoferoli e vari polifenoli con proprietà antiossidanti.  Essendo una pianta succulenta, si consumano le giovani foglie, preferite per il loro sapore delicato e perchè man mano che la pianta matura le foglie diventano amare e poco gradevoli. Si mangiano principalmente crude, aggiungendole in insalate miste, hanno una consistenza carnosa e croccante.

Oltre a essere consumate come alimento, come succede spesso con molte altre piante mediterranee più conosciute, venivano usate anche come rimedio naturale nella medicina tradizionale. Le foglie di Umbilicus rupestris, in questo caso, erano utili contro l’infiammazione e l’irritazione della pelle, nel trattamento dei foruncoli, come disinfettante delle ferite e possedevano anche proprietà curative nelle ustioni. Secondo alcuni autori, in Gran Bretagna e nella tradizione popolare irlandese, U. rupestris è stata apprezzata per lenire e curare l’indolenzimento della pelle, i calli e come trattamento per vari tipi di eruzioni cutanee. Le foglie possono essere applicate come un impiastro o ridotte a una forma in cui potrebbero essere mescolate a una crema o al grasso e trasformato in un unguento. In alcune regioni, viene anche descritto il suo utilizzo come balsamo eccellente per le ustioni. L’infuso preparato con le foglie sono state segnalate anche per avere proprietà diuretiche e possono essere usate come disinfettante oftalmico, sempre le foglie di U.rupestris preparate con olio d’oliva erano usate un tempo come unguento per curare le emorroidi. La sua composizione fitochimica ha evidenziato un totale di dodici flavonoidi, tre acidi fenolici e un glucoside fenilpropenoide, che sono stati identificati nel decotto e/o negli estratti idroetanolici di Umbilicus rupestris, precisandone le importanti proprietà antiossidanti.

Le piante del genere Umbilicus, hanno la loro evidente segnatura con Venere, per l’etimologia del nome, che evidenzia in questo caso la morfologia particolare delle foglie di queste specie, a forma di ombelico, ma anche per gli usi tradizionali che se ne facevano in medicina popolare. Come abbiamo visto in precendenza, U.rupestris, veniva utilizzato in particolare sulle problematiche della pelle e degli annessi cutanei. La pelle è il nostro biglietto da visita, l’interfaccia con l’ambiente, da sempre espressione di una bellezza estetica e femminile raffigurata dalla dea Venere.

In conclusione, possiamo dire che, le piante selvatiche spontanee rappresentano una risorsa importante per l’uomo del futuro consapevole, non solo per i loro benefici per salute, ma anche per il patrimonio culturale da tutelare e tramandare.


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