a cura della Redazione di Club50-Plus


C’è un aspetto di tutto quello che diciamo, e di tutto quello che ascoltiamo che ne influenza la credibilità, la forza, la memorabilità e perfino l’interpretazione. È ciò che viene definito “tono di voce” e, secondo gli psicologi, la prima impressione che ci facciamo su una persona viene condizionata non solo dall’aspetto, ma anche dalla sua voce.

Usiamo la nostra voce ogni giorno in modo naturale e automatico, tanto da dimenticarci che non solo è il nostro principale strumento di comunicazione, ma è anche un forte indicatore della nostra personalità. Cosa dice di noi, della nostra identità? Ed esiste una voce ideale? Che ruolo riveste nel gioco della seduzione?

La voce rivela la nostra personalità.

Basta pensare al primo contatto telefonico con uno sconosciuto per renderci conto di quanto, ascoltandone la voce, cerchiamo di farci un’idea della persona, dell’età e soprattutto della personalità.La voce esprime la nostra personalità, è la nostra personalità sonora, è ciò che getta un ponte tra l’interiorità di chi parla e il mondo esterno.

Una nuova e interessante scoperta riguarda il fatto che, anche quando articoliamo un pensiero in silenzio, il nostro cervello “pensa” attraverso i suoni.

I diversi toni di voce

Un gruppo di ricercatori tedeschi ha recentemente condotto uno studio su un panel di più di 2000 individui rilevando che le persone con una voce profonda sono più estroverse e mostrano un maggiore interesse al sesso permissivo e non impegnativo. In effetti, sembra essere addirittura possibile correlare il numero di partner avuti con la profondità della voce: più è bassa, più è promiscua la vita sessuale del soggetto, e vale sia per gli uomini che per le donne.

Un tono di voce grave suggerisce maturità, ispira fiducia, tanto che risulta il più utilizzato negli annunci pubblicitari, quando però diventa troppo grave, rimanda a sensazioni nefaste.

Al contrario, chi utilizza un tono di voce molto acuto trasmette poca credibilità, tanto che si dice che sia proprio di persone più introverse e meno assertive.

Parlare con un tono di voce basso ci suggerisce infine che la persona ha molte debolezze o che è impacciata.

La voce rappresenta dunque un riflesso della nostra identità, perché come scrive la foniatra E.Fresnel, “la voce ci trasmette una serie di informazioni sugli aspetti socio-culturali, sul livello di educazione di una persona, mentre la cadenza spesso ne svela l’origine geografica “.

Infine, è proprio l’intonazione della voce a tradire le nostre emozioni: tende a essere acuta e a scatti quando siamo arrabbiati, più esitante quando siamo ansiosi; scende nel registro basso quando siamo annoiati o malinconici.

Sempre la dottoressa Fresnel spiega infatti che “qualcuno che sa usare bene la voce, senza essere un professionista, può coprire fino al 60% della gamma di intonazioni. Chi è depresso avrà invece una voce molto monotona, con pochissime intonazioni, arrivando ad usare appena il 20% della gamma disponibile”

La voce come strumento di seduzione

Il tono di voce definisce il modo che una persona utilizza per comunicare con il mondo. Ciascun interlocutore riceve inconsciamente una serie di messaggi mediante la voce dell’altra persona e questi messaggi danno forma all’immagine che ha della persona che parla.

Il tono della voce comunica anche il tipo direlazioneche si vuoleinstaurare con qualcuno:se è freddo e tagliente, impone distanza; se è caldo e sussurrante, invita a un avvicinamento. 

Non esiste una voce perfetta, sebbene alcune tonalità di voce sembrino più attraenti di altre.

Se consideriamo la voce come puro strumento di seduzione,sia  gli uomini che le donne mostrano una chiara preferenza per i toni bassi. Questo non è sorprendente se consideriamo che il testosterone, l’ormone che aumenta la massa delle corde vocali, è lo stesso che stimola il desiderio sessuale. La voce profonda di un uomo evoca virilità, ma anche protezione e sicurezza. Due esempi tra tanti: chi di noi non ricorda la voce di Alberto Lupo o la voce roca di Valeria Golino?

Normalmente adattiamo la nostra voce alla persona con cui stiamo parlando. “Quando vogliamo sedurre qualcuno, spiega il foniatra Yves Ormezzano, la voce che seduce è anche quella capace di stregarci, che ci ammalia, come quella di un cantastorie vicino al fuoco: il suo flusso è lento, le vocali sono più lunghe, fa delle pause; la voce è piuttosto bassa con ampie e lente variazioni nella melodia”.

La voce tra innamorati.

Cucciolo, ciccio, topolino… sono appellativi che molti di noi usano non solo per i figl e gli animali domestici, ma anche per il partner. Mentre li pronunciamo cambiamo il tono della voce, che si fa più acuto, cantilenante e lento: un modo di parlare simile al maternese (dall’inglese motherese, o anche baby talk), il linguaggio che utilizziamo per parlare con i più piccoli. Perché lo facciamo (ed è normale farlo)? Il baby talk aiuta i più piccoli a imparare a comunicare, scatenando il rilascio di neurotrasmettitori che ne motivano l’apprendimento. Tra innamorati l’apprendimento non c’entra: il tono di voce si addolcisce per dimostrare affetto al proprio partner e per creare una sorta di bolla emotiva in cui rinchiudersi e rimanere isolati dal resto del mondo. Ma a pensarci bene, non trovate che l’uso di un linguaggio personalizzato interessi anche le amicizie di lunga data e non solo le relazioni sentimentali?

Fonte : Club50-plus – art. a cura di Emilia31


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