a cura della Redazione di “Benessere”


Per sicurezza alimentare s’intende un concetto molto semplice ma al contempo complesso e ricco di sfaccettature, poiché nel momento in cui si parla di cibo gli aspetti da tenere in considerazione sono moltissimi a partire dall’igiene del medesimo, all’igiene di chi lo manipola, agli imballaggi utilizzati, al materiale, agli aspetti microbiologici ecc.
Dunque gli aspetti da considerare sono sia quelli prettamente igienici sia quelli sanitari, in cui l’obiettivo comune è quello di offrire ai consumatori la massima tranquillità su ciò che vanno ad acquistare: sia una mela o una mozzarella, in ogni caso il prodotto dovrà sempre assolvere ai requisiti di salubrità. In altre parole: è possibile sostenere che la sicurezza alimentare è uno strumento atto a mantenere la salute del consumatore sorvegliando dagli alimenti all’acqua a tutti i diversi processi produttivi, fino alle diverse condizioni igieniche. Si tratta di un concetto legato alla consapevolezza igienico-sanitaria che si applica agli aspetti nutrizionali, merceologici e organolettici di qualsiasi alimento in tutta la catena produttiva, soprattutto in quei luoghi e realtà in cui, per svariati motivi legati a povertà, miseria ecc le condizioni sanitarie non potrebbero fornire adeguata protezione alla popolazione presente o dove per cause climatiche, carestie ecc la qualità del cibo diventa assai rischiosa. Ogni produttore ha a disposizione degli strumenti per immettere sul mercato un prodotto sicuro dal punto di vista alimentare; molti sono obbligatori, alcuni sono facoltativi, ma il semplice fatto che siano messi in atto fa si che il prodotto finale sia garantito al consumatore come di ottima qualità.
Primo fra tutti è quell’insieme di misure che prende il nome di HACCP, il quale è stato introdotto attraverso il decreto legislativo n 155 del 1997; si trattava di un decreto a valenza ovviamente nazionale che è stato poi abrogato da uno di tipo comunitario, il Reg. Ce 852 del 2004, il quale disciplina l’igiene e l’autocontrollo all’interno delle industrie alimentari. Si tratta di un Regolamento che estende l’HACCP alla produzione primaria (quella agricola, cioè) ed è “flessibile” nei confronti delle piccole imprese. Esistono poi, come sopra anticipato, tutta una serie di misure che sono adottate volontariamente dalle aziende, come ad esempio lo Standard ISO 22000:2005, relativo alla rintracciabilità all’interno delle filiere agroalimentari. Quindi da una parte esistono strumenti in mano agli stessi produttori atti al controllo dedicato alla sicurezza alimentare, dall’altra parte esistono dei “controllori”, cioè delle realtà ben specifiche che hanno il fine di controllare sull’operato delle aziende alimentari grandi o piccole che siano. Ad esempio esiste l’EFSA ovvero l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Acronimo di European Food Safety Authority, si tratta dell’Agenzia dell’UE, nata e fondata nel 2002 con sede a Parma. La sua nascita è stata spinta dalla necessità di creare un punto fermo e di riferimento per trattare, prevenire e gestire tutte le problematiche legate alla sicurezza alimentare, soprattutto a fronte delle crisi degli anni ’90 in ambito alimentare. È una fonte assolutamente indipendente, con la finalità di mantenere la fiducia nei riguardi dei consumatori riguardo alla loro spesa quotidiana. L’EFSA è un organo che valuta il rischio alimentare attraverso il lavoro di diversi comitati scientifici costituti da professionisti del settore, specialisti di alto livello scientifico e professionale, i quali possono fornire le basi corrette per un approccio anche legislativo e per permettere poi alla Commissione Europea e allo stesso Parlamento europeo (cui fanno parte i diversi Stati Membri) di scegliere fra le diverse decisioni collegate al rischio alimentare.

Fonte : “benessere”