a cura della Redazione di “Storia & Ricorrenze”


Storia dell’inno italiano più celebre e amato e del suo autore E. A. Mario, postelegrafonico e prolifico artista.

Il destino di una canzone è meno prevedibile di una guerra. Se è una canzone di guerra, il suo destino spesso è scomparire alla fine del conflitto assieme agli ignoti, vivi e morti, che hanno combattuto e la cantavano. Fu perciò più eccezionale che rara la sorte della Leggenda del Piave. Non solo perché le bande militari la intonano tuttora nelle celebrazioni, che diventano così più solenni, ma per l’affetto trasversale che l’ha accompagnata dal 1918 a oggi, giusto un secolo dopo.

Una notte d’insonnia

L’autore scrisse il brano nella notte fra il 23 e 24 giugno del ’18 con penna, carta, mandolino e macchinetta del caffè, come avrebbe fatto per altre migliaia di canzoni di cui firmava spesso testo e musica. Giovanni Ermete Gaeta, nome d’arte E. A. Mario, non immaginava gli effetti di quell’insonnia. Glieli avrebbe dichiarati più tardi il generale Armando Diaz in un telegramma: “Mario, la vostra Leggenda del Piave al fronte è più di un generale!”. L’autunno nero di Caporetto era alle spalle e gli austriaci avevano appena perso la ‘battaglia del solstizio’. La piena del fiume Piave che travolgeva i nemici ispirò i primi versi della canzone. Rievocavano l’inizio della guerra nel 1915: “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti il ventiquattro maggio”. E il Piave chiude ciascuna delle tre strofe e della quarta, aggiunta dopo al semplice e marziale brano in fa maggiore. Giovannino Gaeta s’era convinto da ragazzo, come molti napoletani, che la vita è per metà destino e s’impegnò per l’altra metà a favorirlo, sembrandogli che il suo fosse speciale. Barbiere nel salone del padre, dismise il sogno salgariano di fare il capitano sulle navi quando un cliente dimenticò un mandolino in bottega. Si procurò il metodo Sonzogno per autodidatta e cominciò a studiare musica. Quando le Regie Poste indissero un concorso partecipò e vinse, ma il giorno che un noto maestro musicale a contratto con Casa Ricordi andò a fare una raccomandata approfittò per dargli una canzone. Piacque. Cominciò a collaborare coi giornali e si diede quel nome d’arte, che visti i risultati il destino dovette gradire. Scoppiata la prima guerra mondiale fu esonerato perché quarto figlio di madre vedova, ma sentiva il richiamo del fronte e si fece assegnare al servizio dei treni postali, che recapitavano le lettere ai soldati in prima linea. Prese perciò  la minuta della Leggenda del Piave schizzata sui moduli dei telegrammi e la stampò su foglietti volanti (una facciata il testo, l’altra la linea melodica). Salì col mandolino sul vagone postale fino al fronte, dove un amico cantante di varietà arruolato nei bersaglieri eseguì la canzone per il suo reparto. Piacque e si diffuse per le curiose vie che si scavano le canzoni nel loro imprevedibile destino.

Altra guerra, altra musica

Neanche durante la seconda guerra E. A. Mario aveva trascurato il mandolino. S’ispirò per un’ennesima canzone, ma assai diversa da La leggenda del Piave fu Tammurriata nera, musicata nel ’44 con parole del consuocero Edoardo Nicolardi. Per chi non lo ricordi, raccontava ironizzando la tragica Napoli milionaria dove le donne partorivano figli di pelle scura dopo amori più o meno interessati coi soldati di colore americani. Mentre a Napoli spopolava Tammurriata nera (che spiega come “‘a femmena è restata,/ sott”a botta, ‘mpressiunata”), il nuovo governo italiano decretava inno nazionale La leggenda del Piave (lo rimase fino al 1946). Sono più imprevedibili delle guerre i destini delle canzoni. E. A. Mario morì a Napoli (dov’era nato nel 1884) il 24 giugno del 1961, data onomastica per Giovannino e la stessa in cui, un bel po’ d’anni prima, aveva scritto la Leggenda.

Il 24 maggio 1915 l’Italia entra in guerra: “Il Piave mormorava”

Accadde oggi. Il 24 maggio 1915 l’Italia entra in guerra: lo ricorda la celebre canzone nota come “Il Piave mormorava”

Centocinque anni fa, il 24 maggio 1915, l’Italia entrava in guerra contro gli Imperi centrali, gettandosi nella Grande Guerra dieci mesi dopo l’inizio delle ostilità in Europa. A ricordare l’inizio della guerra “La canzone del Piave”, scritta nel 1918 da Ermete Giovanni Gaeta. Nella notte tra il 23 e il 24 maggio del 1915 l’Italia entrava in guerra: era l’occasione per completare il processo di unità nazionale e liberare il Trentino e la Venezia Giulia dal dominio austriaco. Il nostro esercito, nel marciare coraggioso e silenzioso verso la frontiera con l’Austria, passò sul fiume Piave.


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