di Roberta Annecchini (Biocity Natura)


Il Gelso è il nome comune per definire la pianta appartenente alla famiglia delle Moracee, genere Morus. Il Gelso bianco (Morus Alba) e il Gelso nero (Morus Nigra) sono le specie più conosciute e facilmente confondibili da un occhio non allenato perchè si assomigliano morfologicamente; differenziano però tra loro soprattutto per il colore dell’infruttescenza, detta sorosio e per la parte inferiore delle foglie, dove se nel Gelso Bianco è presente una scarsa pelosità, nel Gelso Nero la foglia è ricoperta da una fitta peluria e si presenta inoltre cuoriforme alla base e ruvida sulla pagina superiore.

Originario probabilmente della Cina, il Gelso Bianco è accompagnato dal mito greco di Tisbe e Piramo e soprattutto è legato al fascino della via della seta, dove risulta in parte ancora un mistero come questa pianta sia arrivata molto velocemente in Occidente.

Nelle Metamorfosi di Ovidio, Tisbe e Piramo sono due personaggi della mitologia greca che si amavano, ma il loro amore era contrastato dai parenti, che li condussero a una fuga d’amore. Al luogo del loro appuntamento che era proprio vicino a un vecchio gelso, dai frutti “bianchi come la neve”, Tisbe arriva per prima e sfortunatamente invece di Piramo, ad attenderla, trovò una leonessa e mettendosi in salvo dalla bestia, perse il velo che si macchiò di sangue. Quando Piramo arrivò, trasse le ovvie ma purtroppo per lui errate conclusioni, decise quindi di pugnalarsi a morte, forte del senso di colpa che aveva, di ciò che pensava fosse successo! Il violento getto del suo sangue intrise i frutti e annaffiò le radici del vecchio gelso. Al ritorno Tisbe, che non riconobbe l’albero così mutato, si sentì persa vedendo il corpo dell’amato e capì cosa fosse successo, che decise anche lei immediatamente di togliersi la vita. Quella di Tisbe e Piramo è la madre di tutte le storie che narrano gli amori sfortunati, una tragedia che ha influenzato William Shakespeare in Romeo e Giulietta.

Se il Gelso Nero rappresenta una specie autoctona in Estremo Oriente e in Africa, quella del Gelso bianco è una storia più affascinante ed è legata sicuramente alla via della seta, dove i cinesi per migliaia di anni furono molto furbi a custodire il vero segreto di questo magico tessuto che veniva pagato a peso d’oro. Si credeva all’epoca infatti che la seta fosse una fibra vegetale, che si raccogliesse dai frutti del gelso. In realtà il segreto della seta era custodito in una piccola larva, Bombyx mori, che è estremamente ghiotta delle foglie di gelso, le mangia di continuo, giorno e notte, senza interruzione e la produzione della seta è dovuta alla presenza nel baco di due ghiandole, che sono collocate parallele all’interno del suo corpo.

Sebbene l’impero Romano conoscesse il segreto del baco da seta, la sericoltura arrivò in Europa solo nel 500 d.C. La leggenda narra che due monaci del Monte Athos portarono i semi del gelso e del baco da seta, nascosti nelle canne di bambù, per ordine di Giustiniano, verso il 550 d.C., da Bukhara, dove il gelso era già stato introdotto. La coltura poi si estese in Grecia su vasta scala. Nel XII secolo Ruggero di Sicilia importò nel suo reame albero, bachi e prigionieri capaci di lavorare la seta. Scoperto ormai lo strano rapporto di simbiosi  tra il gelso e il baco da seta, si iniziò a fare sul serio un pò ovunque e la coltivazione del gelso passò anche in Italia, fino agli anni 50, dove subì un definitivo ridimensionamento. Se oggi incontriamo dei gelsi secolari, è sicuramente legato all’allevamento dei bachi da seta. Fu infatti per l’uomo un importante reddito di supporto all’economia agricola e la produzione e commercio di tessuti.

Alla pianta del Gelso, non sono legate solo leggende e storie affascinanti, ma anche una buona cultura di medicina popolare. Nella Medicina in Cina, luogo d’origine del Gelso Bianco, veniva usato come rimedio naturale per combattere tossi, influenze, raffreddori, asma, disturbi gastro-enterici e il diabete.

Anche Galeno sembrava conoscere le proprietà del Gelso. Con il succo delle more di Gelso Nero e il miele, si preparava l’antica ricetta Diamoron, un medicamento per le affezioni delle prime vie respiratorie.

In Europa, per uso popolare, erano conosciute e utilizzate le foglie, che avevano proprietà ipoglicemizzanti, questo è dovuto soprattutto grazie alla presenza nel suo fitocomplesso di glicoproteine, triterpeni e steroli, come l’ecdisterone che promuove la glicogenesi.

A Pol Henry invece dobbiamo lo studio, la ricerca e la nascita della moderna Gemmoterapia, una disciplina terapeutica dolce che utilizza i tessuti meristematici delle piante, ovvero le gemme, a scopi terapeutici. Negli anni ’50 egli indirizzò la propria ricerca sulle variazioni del profilo proteico, mediante elettroforesi, riuscendo a stabilire una connessione tra tessuto embrionale vegetale, uomo e relativa sua risposta alla flogosi. La gemma rappresenta l’elemento vivo e più nobile del vegetale, dotata di un’intensa attività riproduttiva. Studi farmacologici, sperimentali e clinici attribuiscono al gemmoderivato di Morus Nigra un’azione favorevole sulla funzione fisiologica del metabolismo glucidico; è dunque un rimedio indicato per le dismetabolie ad organotropismo prevalentemente pancreatico, con disturbi correlati alla resistenza insulinica. Ha funzioni anche immunomodulanti ed antiflogistiche a carico del tratto gastroenterico e delle vie respiratorie.

Uno recente studio della Federal University of Mato Grosso, in Brasile e pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences, si è concentrato sul potenziale nutraceutico e medicinale della specie Morus nelle disfunzioni metaboliche. Tra le più comuni e studiate che hanno proprietà mediche ci sono Morus Alba, Morus Nigra e Morus Rubra. Parti del Gelso, come frutti e foglie, sono state studiate per testarne gli scopi terapeutici. Questa revisione mirava a raccogliere i dati presenti nella letteratura e confermare un potenziale nutraceutico e medicinale importante della pianta, grazie soprattutto a composti fenolici, flavonoidi e antociani che agiscono come importanti antiossidanti, promuovendo effetti benefici sulla salute umana. Tra i composti fitochimici antiossidanti presenti nei frutti del Morus, vi sono appunto i flavonoidi, che agiscono nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, infiammatorie, oncologiche e riducono il rischio di diabete tipo 2. Questi composti sembrerebbero molto più presenti nelle specie Morus Nigra e Morus Rubra, che differiscono inoltre tra specie, a causa delle loro caratteristiche genetiche, condizioni ambientali e fasi di maturazione.

Morus Rubra o Gelso Rosso, come le altre specie di Morus, possiede proprietà medicinali. Il suo estratto acquoso esercita effetti simili alla Glibenclamide, un farmaco ad azione ipoglicemizzante, riducendo sensibilmente il valore di glucosio nel sangue ed è anche in grado di agire come protettore nella perossidazione lipidica. 

Anche le foglie del Gelso già usate nei paesi asiatici Cina e Giappone come infuso per il trattamento del diabete e delle malattie del fegato, hanno importanti proprietà che ne consentono l’utilizzo in diversi tipi di preparazione. Nelle specie Morus Alba e Nigra sono presenti anche acidi organici, principalmente citrico e malico, il primo in concentrazioni più elevate. Sempre nelle foglie è presente un alto contenuto di proteine, che consentono di migliorare il valore nutritivo degli alimenti.Sono stati effettuati diversi studi con le specie Morus per testare i loro effetti sul trattamento del Diabete tipo 2, soprattutto in Morus Alba. Nelle foglie di Gelso bianco, c’è un alto contenuto di polisaccaridi, che aumenta la sensibilità all’insulina e protegge le isole pancreatiche dal DM, migliorando il metabolismo del glucosio e proteggendo l’organismo dai danni dello stress ossidativo. Per esempio, in uno studio su ratti diabetici alimentati con una dieta ricca di grassi e trattati con un estratto polisaccaridico di foglie di Morus Alba, i parametri biochimici sono stati migliorati rispetto al gruppo diabetico non trattato e al gruppo di controllo. Un risultato simile è stato trovato in uno studio in cui i ratti hanno ricevuto estratti idroetanolici dalle foglie di Morus Alba per 12 settimane e hanno ottenuto una riduzione di insulina, colesterolo totale e trigliceridi. L’estrazione tramite etanolo sembrerebbe avere maggiori risultati rispetto ad altri estratti.

Altri incoraggianti risultati dimostrano che estratti da diverse parti delle specie Morus Alba e Nigra mostrano una riduzione dei marker dell’ infiammazione in diverse parti dell’organismo.

In conclusione, il Gelso, genere Morus, presenta un potenziale nutraceutico con un raggio d’azione farmacologica ampia, grazie alla presenza nel suo fitocomplesso di diversi principi attivi e sostanze studiate molto interessanti. Questo può rappresentare un’alternativa promettente per i medicinali a base di piante.


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