– PRIMA PARTE –

di Roberta Annecchini (Biocity Natura)


Il Dott. Edward Bach, di origini gallesi, nato nei pressi di Birmingham nel 1886, sviluppò sin dall’infanzia una grande sensibilità per la sofferenza altrui, generosità e predisposizione all’ascolto e all’osservazione, qualità che ne fecero da adulto un ottimo medico, laureato a pieni voti alla Facoltà di Medicina nell’Ateneo londinese nel 1912 e più tardi specializzato in batteriologia. La professione tuttavia non gli parve sufficiente ad esprimere il suo talento di operatore per la guarigione in quanto si rese conto che nel quadro clinico di un paziente occorreva osservare non solamente i sintomi fisici ma anche il profilo emotivo e sentimentale di gran lunga determinanti ai fini della diagnosi e del successivo trattamento sanitario. Proseguì pertanto le sue ricerche verso una nuova forma di terapia che dovesse essere il più possibile dolce, indolore e benigna gettandosi a capofitto negli studi nonostante gli fosse sopraggiunto un grave problema di salute che tuttavia riscontrò un grande giovamento proprio a seguito della sua passione e volontà di dimostrare l’importanza degli stati emozionali nella cura delle malattie. In altre parole, sperimentò sulla sua pelle come un grande amore, un interesse o un proposito definito, rappresentino gli ingredienti fondamentali della felicità dell’uomo e della sua salute.

Successivamente riprendendo gli studi di Hahnemann e integrando le sue idee, sviluppò dei vaccini denominati i “7 nosodi di Bach” tuttora adoperati in medicina omeopatica, preparati sulla base di 7 tipi di batteri che Bach isolò nell’intestino dei malati cronici, accorgendosi che ogni gruppo di batteri corrispondeva ad un tipo di personalità, confermando l’importanza dei sintomi caratteriologici del paziente. Ma era solo l’inizio perché Bach era alla ricerca di un rimedio puro e a seguito di un viaggio nel Galles iniziò una ricerca sulle piante individuando i primi tre dei 38 fiori che avrebbero composto il suo sistema. A 43 anni nel pieno della sua fama e del suo successo, decise di abbandonare tutto e trasferirsi definitivamente nelle campagne gallesi in particolare dedicandosi allo studio dei fiori che percepiva essere la sintesi delle proprietà curative della pianta.

Tra il 1930 e il 1934 Bach scoprì i 38 fiori e pubblicò due libricini: “Guarisci te stesso” e “I dodici guaritori ed altri rimedi”: due pubblicazioni all’insegna della semplicità, della purezza e dell’amore, qualità che aveva rincorso, affascinato ed innamorato, per tutta la sua intensa vita.

I rimedi, infusioni di semplici fiori silvestri, basandosi su poche semplici regole, sono utilizzabili da tutti e sono in grado di riportare ogni individuo al suo personale, unico equilibrio. Nello stesso tempo si tratta di un metodo completo e senza età perché considera  e copre gli stati emotivi e non le cause che li scatenano ed il rimedio agirà non combattendo l’emozione negativa, bensì liberando quella positiva opposta ristabilendo l’equilibrio. Nel 1936 il suo lavoro e la sua missione erano compiuti e così moriva lasciando attivo in quella che era stata la sua abitazione, il famosissimo “Centro Bach” che si occupa della raccolta e della preparazione dei rimedi come della formazione di tutti gli appassionati e gli studiosi che si avvicinano alla sua grande opera.


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