di Enzo Ferraro


Lo Smart Working (anche conosciuto come Lavoro Agile) a cosa serve?

Non si parla di nulla di complesso, a parte le normative e le questioni burocratiche per le aziende, tecnologicamente trattasi solo ed esclusivamente di una postazione di lavoro situata al di fuori dell’azienda, il più delle volte a casa del collaboratore.

Quali sono i requisiti necessari?
  • linea internet stabile nella sede dove si vorrà lavorare (evitare se possibile connessioni in Wi-Fi) e in particolar modo sarà necessaria una buona banda in uscita (upload minimo 3 Mbit)
  • utilizzo di una VPN configurata ad hoc dal reparto IT per permettere a chi lavora da remoto, di accedere alle risorse dell’ufficio come le cartelle condivise e le stampanti, oltre che ai servizi legati all’IP di provenienza
  • un accordo con i datori di lavoro ed il sostegno da parte di tutti i collaboratori a seguire i progressi lavorativi dei colleghi tramite la rete o il telefono
  • se necessario configurare anche lo smartphone e trasformarlo in un numero interno del centralino virtuale aziendale in modo da facilitare lo scambio di informazioni, oltre che ad essere un dispositivo in grado di ricevere e mandare mail

I termini oramai obsoleti come tele lavoro o lavoro da remoto non vengono più usati, soprattutto perché dalla Cina, a causa dell’emergenza epidemica del coronavirus, l’impiego dello Smart Working è stata una misura precauzionale al fine di limitarequanto più possibile il contatto tra le persone e l’affollamento nei mezzi pubblici.

Cosa dice il decreto del 23 febbraio 2020?

Molte aziende in Italia grazie ad uno dei decreti attuativi del dl 23 febbraio 2020 n. 6 (misure urgenti sul coronavirus), stanno facendo uso dello Smart Working per far rimanere a casa i loro dipendenti ma non bloccare la produzione. 


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