a cura della Redazione di “Guida fumetto italiano”


A metà degli anni Trenta del XX secolo in Italia scoppia la mania per le figurine, grazie a un popolare concorso lanciato dalla Perugina-Buitoni. Gianluigi Bonelli, agli inizi della carriera, fa tesoro di questo strumento pubblicitario e lo porta nel suo Audace. Seguiamo l’evoluzione bonelliana di questi piccoli rettangolini colorati.

Quando Gianluigi Bonelli nel 1941 diventa editore rilevando la testata Audace, si trova di fronte a problemi nuovi rispetto a quelli affrontati nella sua precedente attività di autore e direttore. Per far crescere il giornale bisogna promuoverlo nel migliore dei modi possibili. Il primo indizio grafico di forte cambiamento è la scelta di fare di Furio Almirante il personaggio principale della testata. Il forzuto pugilatore ha le caratteristiche giuste per affrontare in edicola il suo principale rivale, Dick Fulmine.

Il secondo rinnovamento di Bonelli consiste nel trasformare il giornale in un albo, un contenitore più moderno e gradito ai giovani. Ma la chiave di volta per raggiungere il successo è la terza mossa: fidelizzare i lettori attraverso una pioggia di concorsi a premi, mettendo in campo tutto l’arsenale che il marketing ante litteram dell’epoca permette. Il proposito è chiaro fin dal primo editoriale firmato come editore: “Frattanto la Direzione sta studiando il modo per poter premiare gli assidui e affezionati lettori […]. Non mancate di comprare sempre l’Audace. Una mancanza, un solo numero non acquistato potrebbe significare l’impossibilità a concorrere poi alla vincita dei premi messi a disposizione dei lettori del giornale”. Suona quasi minaccioso ma, in realtà, per intessere un rapporto proficuo e duraturo con gli acquirenti, Bonelli assume la figura bonaria di “Nonno Audace”. In questa veste dà vita a una rubrica della posta intitolata “Radio Audace”, che prenderà sempre più piede tra i lettori, gratificati dalle risposte spiritose del “Nonno” e dalla pubblicazione delle loro fotografie, che inviano in redazione sempre più numerose. Il cerchio si chiude con Audace n. 348 del 31 maggio 1941 nel quale viene annunciata la nascita della Tessera Audace, il raccoglitore di “bollini” cartacei con il quale il lettore può certificare l’assiduità nell’acquisto della testata.

Raccogliendo 10 bollini-tessera settimanali si riceve la tessera “Amico dell’Audace”. Completando e rispedendo quest’ultima completa di 12 bollini mensili di un altro tipo si ottengono vantaggi come sconti su tutte le pubblicazioni della Casa editrice, una spilla “in smalto e oro” e si partecipa all’estrazione di premi molto allettanti: una bicicletta, 5 paia di pattini a rotelle, 5 palloni da calcio. Nel numero di lancio della Tessera Audace vengono anche pubblicate le prime figurine, anche se non se ne spiega ancora il significato. Si tratta di una galleria dei personaggi della serie Capitan Fortuna di Rino Albertarelli, che esordirà in autunno (Audace n. 366, del 4 ottobre 1941).
Posta, concorsi, figurine. Il paniere degli strumenti con i quali conquistare i lettori è completato. Le figurine, in particolare, sono lo strumento che permette di “collegare” i diversi prodotti dell’editore e non solo. Per esempio, quelle citate di Capitan Fortuna si potevano trovare su Audace ma anche, ovviamente con soggetti diversi, comprando i prodotti della Inchiostri G. Gnocchi di Milano. Co-marketing in piena regola.

Del resto, le figurine da collezione erano un’idea più che collaudata, essendo in circolazione da almeno settant’anni. Da quando, cioè, nel 1865 i grandi magazzini Au Bon marché di Parigi avevano iniziato a regalare ai bambini in visita al super mercato, il giovedì (giorno in cui non c’era scuola), una figurina colorata di diverso soggetto ogni settimana. Era nato il collezionismo di figurine, ripreso poi da industriali come Liebig per pubblicizzare il celebre estratto di carne. In Italia, il fenomeno delle figurine promozionali arriva molto dopo ed esplode proprio negli anni in cui Bonelli inizia la sua carriera. Nel 1934 il pubblicitario Aldo Spagnoli, figlio di Luisa Spagnoli – fondatrice dell’omonimo marchio di abbigliamento e insieme a Francesco Buitoni dell’industria dolciaria Perugina – promuove la realizzazione della trasmissione radiofonica “I Quattro Moschettieri”, una parodia del romanzo di Dumas, popolata di personaggi pittoreschi, che nulla hanno a che vedere con l’originale. Nel 1936 questi personaggi diventano una campagna pubblicitaria nella forma di una raccolta di 100 figurine a colori inserite nelle confezioni dei prodotti Perugina-Buitoni. Completando l’apposito album “I Quattro Moschettieri” si aveva diritto a una serie di premi dolciari o alimentari ma, completandone addirittura 150, si poteva ottenere il sogno degli italiani dell’epoca, una fiammante automobile Fiat 500 “Topolino”, uscita quello stesso anno.

Il problema è che una delle 100 figurine, tutte disegnate da Angelo Bioletto, per un ritardo nella consegna dei bozzetti, fu stampata in un numero molto basso di esemplari. Si tratta della figurina del “Feroce Saladino” che diventò presto un mitologico oggetto del desiderio, il più ricercato dagli italiani in quegli anni perché poteva aprire la strada a un’altrimenti irraggiungibile motorizzazione. Il concorso ebbe un tale successo che fu replicato nel 1938 con la nuova raccolta di figurine intitolata “Due anni dopo” del medesimo stile e contenuti della prima.
Tutti fatti, questi, Che Bonelli aveva sicuramente in mente quando iniziava a impostare le sue raccolte di figurine. Da notare che ogni figurina bonelliana di quel periodo è accompagnata da un valore numerico, 100, 500, 1000 punti e che, curiosamente, più ci si avvicina alla fine della guerra, più questi valori facciali aumentano, fino ad arrivare a cifre come 10.000 o 50.000 punti, quasi che l’inflazione… avesse colpito anche i concorsi!

Dopo la Liberazione, la lotta per la sopravvivenza in edicola si fa più dura e per emergere dalla massa delle pubblicazioni, l’Audace abbina le figurine a un concorso che mette in palio “vistosissimi premi” come cronometri placcati oro a 18 carati o kit completi di pallone e 11 divise da calciatore per “formare la squadra di calcio Audace”. Quando poi Gianluigi Bonelli si lancia in nuove avventure editoriali insieme a Giovanni De Leo e Francesco Bolzoni – con i quali fonda le Edizioni Junior per pubblicare un personaggio come Yorga – ricicla l’idea e perfino la grafica delle figurine stampate nelle pubblicazioni Audace di qualche anno prima. Incidentalmente, nel 1949, le figurine lasciano il posto… alle banconote. Il concorso “Salvadanaio Audace”, infatti, pubblica in ogni numero un biglietto di banca del valore sempre diverso. Scopo del concorso: raccogliere la cifra maggiore possibile entro la data di scadenza e spedire “il bottino” in redazione. Le cifre più alte raccolte riceveranno i premi.

Un’ulteriore, notevole, evoluzione del concetto di figurina promozionale l’abbiamo agli inizi degli anni Cinquanta quando in quarta di copertina della Collana del Tex, a partire dalla Serie II n. 58 “Sul sentiero di guerra” (16 gennaio 1951), vengono pubblicate su ogni numero una o più vignette che, una volta ritagliate e rimontate, formeranno un episodio inedito a colori di Tex, intitolato “La Banda del Campesino”. La componente “agonistica” dell’iniziativa è che le vignette non sono pubblicate nella sequenza di lettura e i lettori dovranno ridisporle “nel loro logico ordine. Sarà un lavoro di sceneggiatura che metterà alla prova la vostra abilità […] e vi permetterà di partecipare al Grande Concorso di cui pubblicheremo il regolamento nel prossimo albo. Questo concorso oltre a essere altamente educativo vi farà vincere dei bellissimi premi”. Quando si dice: unire l’utile al dilettevole! “La Banda del Campesino” viene pubblicata come curiosità editoriale in supplemento al numero di ottobre 1975 della rivista Il Fumetto, edita da ANAF.

Arriva infine il momento in cui i Bonelli le raccolte di figurine le fanno davvero; insieme alle fiabe. Nel 1953 accade che Tea Bonelli per diversificare la produzione, vista l’aria di censura che gira attorno ai fumetti, chiede ad Aurelio Galleppini di riprendere in una nuova versione un suo splendido “Pinocchio”, che aveva già pubblicato con Nerbini qualche anno prima. L’anno dopo, nel 1954, prende vita la Collana Capolavori che pubblica tre nuovi titoli su riduzioni di Gianligi Bonelli: “L’isola del Tesoro” e “Peter Pan”, disegnati da Dino Battaglia e “I viaggi di Gulliver” di Aurelio Galleppini. Completa la collana il già citato Pinocchio di Galep, dell’anno prima. Ebbene, questi quattro titoli da 36 pagine escono come supplementi alla Collana del Tex in una doppia versione: libro e raccolta di 170 figurine. In questo caso, il volume era distribuito gratuitamente in edicola con il prezzo di 30 lire barrato.

Nel 1969, quando Sergio Bonelli prende in mano le redini della Casa editrice con la creazione delle Edizioni Araldo, le figurine si trasformano da strumento promozionale a opportunità informativa. Già a partire dal 1959 la quarta di copertina di Tex nel formato striscia viene dedicata a diverse serie di figurine didascaliche come “Breve storia della pirateria” oppure “L’Album dei ricordi” dove già si comincia a mostrare personaggi e antagonisti delle avventure bonelliane. Ma a partire dal 12 luglio 1965 questa “autocoscienza storica” prende la forma definitiva di una rubrica intitolata “Gli amici di carta”: “Da Claudio Reni a Zagor, una simpatica sfilata dei personaggi creati, nel corso di venti anni dalla Casa Editrice Araldo”. Il nome Audace non viene menzionato, forse per non indurre in confusione i lettori più giovani e tuttavia è la prima volta che la Bonelli racconta attraverso le immagini la sua storia. Più avanti apparirà su Tex la rubrica propriamente di “critica fumettistica” intitolata “Foto di Famiglia”, nella quale per la prima volta si darà spazio agli autori, invece che ai personaggi.

Fonte : “Guida del fumetto italiano” – articolo di Gianni Bono


Gli articoli di “L’edicola del fumetto”

[catlist name=ledicola-del-fumetto numberposts=1000]