a cura della Redazione “Curiosando Auto d’epoca”


Questa versione, che non vide mai la luce come modello di serie, era stata realizzata per un futuro impiego agonistico, in particolar modo per le corse su strada. Nata da un’idea del preparatore Gianfranco “Wainer” Mantovani, si evince già dal nome che l’auto fosse provvista di ben due motori . ll bimotore Alfa Romeo Alfasud Ti nasce, come detto, da un’idea di Gianfranco Mantovani (soprannominato Wainer), preparatore dell’officina specializzata nella modifica e preparazione di vetture da competizione. Completato nel 1977, l’Alfasud Bimotore è un Alfasud (vettura storica del brand) Ti 1200 del 1974 modificato per avere due motori, uno anteriore (posizione convenzionale) e un altro identico nella parte posteriore, in grado di offrire così potenza motrice su tutte e quattro le ruote. I motori sono due 1.186 cc da 79 cavalli, quattro cilindri boxer, ciascuno con il proprio cambio e differenziale. L’accensione dei motori viene attivata con pulsanti di avviamento separati, in modo che se ne possa azionare uno solo alla volta, e la strumentazione è stata raddoppiata per poter monitorare singolarmente entrambi i motori.

Le modifiche esteticamente più evidenti nell’Alfasud Bimotore erano nell’abitacolo, che perdeva 3 posti a sedere, l’Alfasud Bimotore così modificata divenne una 2 posti a tutti gli effetti. 

Il sedile posteriore dell’Alfasud di serie venne rimosso per far posto al secondo motore, per l’insonorizzazione venne costruito un coperchio insonorizzato smontabile e rimovibile per facilitare l’accesso e le operazioni di manutenzione, purtroppo la rumorosità all’interno dell’Alfasud Bimotore era, comunque, troppo elevata. Per realizzare l’Alfasud bimotore, venne eliminato il ponte posteriore ad assale rigido, eliminato il sedile posteriore, tagliato il pianale, saldati al telaio tutti i supporti necessari a sostenere il nuovo gruppo motore – cambio -trasmissione, fissati al telaio i rinvii destinati allo sterzo, (le ruote posteriori dovevano rimanere fisse). È stato aggiunto un sistema di gas di scarico separato per il secondo motore, una pompa aggiunta per azionarne la frizione e un altro cambio. Il motore posteriore ha sostituito i sedili dietro, quando è stato montato, in auto è stato anche aggiunto un serbatoio del carburante da 80 litri (nel vano bagagli). Il motore posteriore, essendo quello più “stressato” dal punto di vista meccanico, aveva in dote una coppia di radiatori con elettroventole poste nei pressi delle prese d’aria laterali di colore nero.

La carrozzeria è rimasta invariata rispetto al modello di serie, sono state aggiunte solo due prese d’aria laterali nere. L’aggiunta del secondo motore ha garantito al bimotore Alfasud un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 8,2 secondi e una velocità massima di 215 km/h. La vettura non ha mai superato la fase prototipale, nonostante fosse stata pensata e progettata per le corse dell’epoca. Questa Alfasud oggi si presenta ben conservata, solo riverniciata e con l’applicazione di nuovi adesivi.