di Roberta Annecchini (Biocity Natura)


Urtica dioica L., conosciuta con il nome di comune di Ortica, è una pianta erbacea perenne che appartiene alla famiglia delle Urticaceae, originaria dell’Eurasia. L’etimologia del termine urtica, deriva dal latino urere, “bruciare”, cio’ significa “colui che arde”, probabilmente per il prurito, il bruciore e l’arrossamento che provoca il contatto cutaneo con questa pianta.

Tra le trenta specie di Ortiche che distinguiamo, Urtica dioica ed Urtica urens sono le più note per possedere proprietà medicinali. Urtica dioica è sicuramente la più diffusa ed utilizzata, è una pianta nitrofila, cioè che si sviluppa di preferenza in terreni ricchi di nitrati, si riscontra nei prati, terreni abbandonati, boscaglie, margini di strada, nei luoghi frequentati dagli animali. Ama il terreno fresco e leggero, il sole. E’ indicatrice di elevato contenuto di azoto e di umidità nel suolo.

Cresce spontanea e sempre da sola, ma in una grande massa compatta, lontano da movimenti di insetti. Probabilmente il messaggio che questa pianta vuole dare è quello di un’evidente solitudine proprio per questa sua forte indipendenza; infatti possiede molte qualità, usi e campi d’azione. Seppur in parte dimenticato l’aspetto tradizionale fitoalimurgico delle erbe spontanee, l’ortica è una pianta commestibile, molto nutriente e facilmente digeribile. E’ ricca di minerali, soprattutto ferro, zolfo, potassio, vitamina C e provitamina A, flavonoidi. Da raccogliere preferibilmente fra la fine dell’inverno e la primavera, prima della fioritura, è un’ottima verdura, da consumare solo cotta, come suggeriva in passato Santa Ildegarda. Le foglie, dopo una breve sbollentata, vengono strizzate per eliminare l’acqua in eccesso e utilizzate in cucina per preparare risotti, minestre, frittate, tortelli, torte salate, ecc. Mescolata alla ricotta fresca può essere utilizzata come condimento per i cannelloni.

Storicamente nel passato molte erbe spontanee sono state utilizzate dall’uomo come medicinali ad uso tradizionale per alleviare i sintomi e i disturbi di diverse malattie. Per esempio, Urtica dioica, è una pianta che possiede un ampio background nell’uso tradizionale delle sue parti, risulta essere medicamentosa dalla radice allo stelo, dalle foglie fino al fiore. E’ stata utilizzata nel controllo dei disturbi cardiovascolari, soprattutto per l’ipertensione, oltre all’attività depurativa e diuretica, è reputata stimolante della crescita dei capelli e per questo applicata in impacchi sul cuoio capelluto. Ildegarda la indica per le gastriti, dove c’è eccesso di muco gastrico, nelle cure primaverili per depurare il sangue e nella depurazione primaverile ed intestinale, l’Oleum Urticae, l’olio di Ortica, era indicato sempre dalla badessa per le difficoltà mnemoniche, con risultati sbalorditivi anche negli anziani. Godeva sin dall’antichità di un prestigio enorme, nonostante sono tanti i simboli negativi del passato associati a questa pianta che avrebbero potuto contrastare le sue qualità solari nascoste, probabilmente per il potere urticante, evocando l’immagine di una persona che morde sottilmente con le parole; per esempio Dante nel Purgatorio scriveva così: “Di pentèr si mi punse ivi l’ortica, che di tutte altre cose qual mi torse più nel suo amor, più mi si fè nemica.”

Calda e secca nel secondo grado è la sua tipologia umorale, “…non però così calida, che possa mordere…”. Pianta attiva sull’intestino e sulla massa sanguigna. Tornando a parlare delle sue virtù medicamentose, Catullo ci parla del decotto d’ortica, mano santa contro tosse e raffreddori, Plinio ci ricorda invece un’altra sua virtù, quella di eccitare alla voluttà e di facilitare i parti. Il naturalista latino diceva che “il seme bevuto con la sapa apriva l’utero in caso di contrazioni isteriche, mentre le foglie sfregate sui genitali spingevano le femmine dei quadrupedi riluttanti ad accoppiarsi: forse perchè li infuocavano!” Anche nel Rinascimento, come testimonia Castore Durante, si credeva alle sue virtù afrodisiache: “Le frondi delle ortiche, cotte in vino e bevute provocano l’orina, purgano i lombi e eccitano venere”.

Nella medicina medioevale l’Ortica era invece tradizionalmente legata a Marte, il dio della guerra e non c’è probabilmente erba migliore per illustrare questa correlazione; le sue foglie seghettate con peli pungenti che causano bruciore intenso e improvviso, quando vengono toccate forniscono una potente segnatura marziana. Il ferro è inoltre collegato a Marte e l’Ortica è considerata una buona fonte di ferro che può essere facilmente assorbita nel corpo. Oggi uno dei principali usi di questa pianta è infatti il trattamento dell’anemia sideropenica (dal latino sìderos = ferro e penìa = povertà) o anemia marziale.  Nicholas Culpeper, medico, botanico e astrologo britannico ne elogia l’uso: “Sai che Marte è caldo e asciutto, e sai bene che l’inverno è freddo e umido; allora potresti sapere anche il motivo per cui le cime di ortica mangiate in primavera consumano le superfluità flemmatiche nel corpo dell’uomo, che il freddo e l’umidità dell’inverno si è lasciata alle spalle. ” L’Ortica contrasta dunque l’umore flemma, freddo e umido che si accumula nel petto e provoca raffreddori e bronchite.

Nonostante tempo fa, nell’uso popolare, era tutta la pianta intera ad essere considerata curativa e benefica per la salute, oggi sappiamo che sono le foglie e le radici a contenere la parte più elevata di principi attivi e a rilevare particolare interesse nella letteratura scientifica. Considerata un “erbaccia infestante”, l’Ortica come abbiamo potuto constatare, ha invece sempre goduto nella tradizione di un’ottima reputazione.


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