a cura della Redazione di Treff Club50

La nuova maestra d’asilo chiede: “Oggi viene ancora a prenderti il nonno?” e la bambina risponde con un’indignazione nella voce che rende il papà involontariamente orgoglioso: “Ma no! Quello è mio padre!”
Quando si diventa padre a 55 anni, non intendo con un figlio non pianificato o in un matrimonio con figli cresciuti da relazioni precedenti, ma proprio per la prima volta, di solito non avviene per caso e sono tante le domande che ci si pone.
“Voglio davvero cambiare la mia vita, ora che sta andando come voglio io, e ricominciare da capo? Non sono troppo vecchio per avere un figlio? E se adesso mi sento ancora in forma e giovane, come sarà quando avrò 70 anni? Allora mio figlio sarà ancora a scuola, mentre i miei amici della stessa età avranno probabilmente già dei nipoti. Vivrò abbastanza per vedere mio figlio mettere su famiglia? Essendo in pensione da tanti anni, sarò in grado di sostenere materialmente mio figlio quando inizierà una vita propria?”
I padri tardivi.
Statisticamente parlando, chi diventa padre dopo i 50 anni è considerato una “mosca bianca”. Secondo le ultime statistiche (le cifre sono del 2019), l’età media dei padri alla nascita dei loro figli è di 34,6 anni, le madri sono leggermente più giovani con una media di 31,5 anni. Solo il sei per cento di tutti gli uomini che sono diventati padri nel 2019, avevano più di 44 anni.
La differenza con i giovani padri non riguarda solo l’età e tutte le domande che ne derivano. Più di questo è infatti la situazione di vita che fa una differenza importante.
Tredici anni fa, il giornalista svizzero Philipp Dreyer, che è diventato padre a 50 anni, ha scritto un libro di sui padri “tardivi”. Nella prefazione, il famoso pediatra svizzero Remo Largon, ha evidenziato un aspetto interessante. Coloro che diventano padri per la prima volta dopo i 50 anni, nella regola, hanno già vissuto la maggior parte della loro vita professionale. Normalmente hanno anche già soddisfatto le grandi ambizioni di carriera, o comunque, hanno raggiunto la consapevolezza di non poter aspirare a di più.
“Essendosi lasciati alle spalle lo stress della carriera, hanno ovviamente liberato la mente e il cuore”, scrive Largo, “sentono il bisogno di fare esperienze sensoriali “.
E per quanto varie sia il vissuto degli uomini protagonisti del libro fino al momento in cui sono diventati padri, tutti i loro racconti hanno una cosa in comune: il loro sistema di coordinate è cambiato completamente. “Può sembrare banale, ma da quando sono diventato padre, la mia vita ha più senso di prima”, si legge in una delle trascrizioni. E un altro dice delle sue priorità di vita cambiate: “Da quando ho figli, ho perso il desiderio di fare carriera”. Difficilmente lo si sentirebbe dire da un uomo di 30 anni.
Naturalmente, la vita con un bambino, soprattutto all’inizio, tende a sfuggire di mano. I genitori di tutte le età probabilmente vivono lo stress dei primi mesi di vita di un bambino in modo abbastanza simile, a partire dalla mancanza di sonno, fatto in grado di mettere al tappeto le madri e i padri di tutte le età. Tutto è nuovo, e anche l’aver letto i migliori manuali per neogenitori, spesso non aiuta.
Cosa non si fa per un figlio!
“Non dimenticherò mai quello sguardo. Nemmeno il primo pianto dopo la sua nascita”.
Per chiunque desideri un figlio, il parto è un’esperienza travolgente, un uragano di ormoni della felicità, per così dire. E naturalmente è una sciocchezza affermare che la grandezza di questa gioia abbia qualcosa a che fare con l’età. Come si può quantificare la felicità?
Ma è molto probabile che sia un sentimento diverso da quello di un giovane padre. Ad una certa età, alla gioia si aggiunge la gratitudine di aver potuto vedere questo momento, e la sensazione che probabilmente lo si potrà vivere solo una volta.
Il pericolo è però che si tenda ad esasperareuna tendenza presente ormai per tutti i genitori, giovani e non, ovvero un certo “innamoramento” verso il figlio. Ciò può avere però dei risvolti critici come l’incapacità di dire no, un calo dell’autorevolezza e una sorta di dipendenza che i genitori sviluppano verso i figli o un legame così totalizzante che porta i genitori a essere condizionati dal volere dei figli.
“Alla tua età?! Ci hai pensato bene?”
Il desiderio di condivisione di questa enorme felicità con le persone care e gli amici, può riservare anche brutte sorprese, perché non è detto che tutti reagiscano in modo positivo. Alcuni potrebbero pensare che sia un’idea folle o un problematico atto di auto-realizzazione.
Ma per fortuna, sono anche tanti i casi di amici e parenti con figli grandi che reagiscono in modo entusiasta e partecipativo, riesumando i vecchi giocattoli dei loro figli per i neopapà.
I bambini comportano anche tante rinunce, e chiunque dica il contrario si sta illudendo. Rinunciare alla libertà personale, agli hobby, al tempo per sé stessi e per la partnership, tutti impegni difficili da realizzare con un bambino piccolo al seguito. Gli eccitanti viaggi in Paesi lontani è molto probabile che lascino il posto alle vacanze in un agriturismo, almeno fino a quando il bambino è ancora piccolo.
Quando il figlio cresce.
I figli crescono e tutto potrà tornare come prima, ma ci vuole tempo e pazienza. E non è detto che a quel punto non si venga invece colti da un senso di vuoto. Nei genitori over, il momento in cui i figli divengono adolescenti e pretendono giustamente di conquistarsi una loro autonomia coincide spesso con il pensionamento e l’uscita dal mondo del lavoro. Per evitare che l’urto psicologico e la sensazione di perdita siano troppo forti, bisogna coltivare le relazioni amicali, la relazione con il partner e i propri interessi. Facendo ciò si eviterà di investire il figlio adolescente di questa percezione di perdita di senso vissuta dal genitore. Forse proprio in questo sta uno dei più grandi vantaggi dell’essere un padre tardivo. Quando si è già vissuta una vita personale e professionale intensa e soddisfacente, si è anche più pronti ad affrontare le limitazioni portate da un figlio, vivendole anzi, come un interessante arricchimento.
Vivere intensamente questo periodo è tanto più importante perché è chiaro che il tempo a disposizione è purtroppo limitato. L’orologio ticchetta in sottofondo e, anche se facciamo finta di non sentirlo, qualche volta ticchetta dolorosamente forte.
No, non si può comprare la felicità, ma è possibile riceverla in regalo. E se si ottiene questa felicità in tarda età, diventa un regalo molto speciale.
Fonte : Club50 – art. a cura di Emilia31
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