di Roberta Annecchini (Biocity Natura)


Il Rosmarino è una pianta aromatica che ha sempre inspirato leggende, tradizioni e medicamenti miracolosi. L’etimologia latina del suo nome Rosmarinus, lo apparenta strettamente al mare: secondo alcuni deriva da ros, rugiada e maris, mare, secondo altri invece da rosa e maris e significherebbe rosa del mare. Da dove proviene in realtà il suo nome, resta ancora un mistero, ma ciò che ci interessa sapere è lo stretto rapporto che ha questa pianta con l’ambiente marino, il suo preferito.

L’uso del Rosmarino è antico quanto la storia dell’umanità e risale al 5000 a.C. Nella prima dinastia faraonica dell’antico Egitto, rami di Rosmarino venivano posti nelle tombe dei faraoni per profumare il loro viaggio nell’aldilà. I Greci e i Romani credevano che avesse poteri mistici e curativi, proteggendoli dagli spiriti maligni quando questa pianta veniva coltivata nei loro giardini.  Era considerato altresì, una pianta sacra che simboleggiava l’amore e la morte e veniva usato nei matrimoni e anche nei funerali, come simbolo di legame duraturo ed eterno. I Greci usavano bruciare i rami di Rosmarinus officinalis nei loro templi durante i rituali per Afrodite, la Dea dell’amore e della bellezza. Gli studenti ne indossavano rametti tra i capelli e intorno al collo per migliorare la loro memoria; anche gli Arabi credevano che questa pianta servisse per migliorare le funzioni cognitive. C’ è un aneddoto più di tutti che lega il Rosmarino alla rinascita nell’amore ed è narrato nella Metamorfosi di Ovidio. Una principessa di nome Leucotoe, figlia del re di Persia, si innamorò di Apollo, dio del Sole. Egli entrò con l’inganno nella stanza della giovane e la sedusse. Il padre che non perdonò la debolezza della figlia, la condannò a morte. Apollo cercò di tirarla fuori dalla tomba grazie alla forza dei suoi raggi, che la trasformarono in una odorosa pianta di rosmarino che si eresse verso la luce.

Come abbiamo visto, ha avuto una presenza notevole negli eventi storici e veniva considerata dalle più importanti civiltà una pianta sacra, da poter offrire agli dei, un tramite grazie al quale poter effettuare dei rituali di fumigazione che favorissero la purificazione, la guarigione e la rinascita. Dai Romani, il Rosmarino giunse in Britannia e da lì si estese in tutta Europa e successivamente nel resto del mondo. Oggi possiamo dire che tali proprietà sottili del Rosmarinus officinalis le ritroviamo prevalentemente nel suo olio essenziale, distillato in corrente di vapore. Fu Raimondo Lullo, filosofo, teologo e alchimista, che nel 1330 ottenne per la prima volta l’olio essenziale di Rosmarino. L’olio essenziale è considerata l’anima della pianta, portatore di un messaggio poichè in esso è presente tutta la forza espansiva solare del vegetale.

Nel  XVI secolo, invece, la regina Isabella d’Ungheria lo utilizzava attraverso un infuso per curarne i reumatismi; questo preparato divenne noto come “l’Acqua della regina d’Ungheria” e si trasformò in una famosa medicina alla corte di Luigi XIV, il quale si narra guarì da un dolore al braccio e alla spalla, grazie a questa acqua miracolosa. Durante la grande Peste del 1665, questa erba veniva trasportata in sacchetti per in inalare i suoi vapori quando si viaggiava attraverso aree infette, mentre nella Seconda Guerra Mondiale, miscele di foglie di Rosmarino e bacche di Ginepro venivano bruciate negli ospedali francesi per uccidere i germi. Questi ultimi due avvenimenti storico-popolari rendono veramente giustizia sul suo potenziale terapeutico; secondo l’Aromaterapia scientifica infatti l’olio essenziale di Rosmarino (1,8-cineolo) possiede proprietà soprattutto antimicrobiche, antinfiammatorie ed antiossidanti. Ci sarebbe da dire però, discorso a parte, che la composizione chimica, che definisce il chemiotipo di riferimento, come in altri oli essenziali, può divergere a seconda della zona geografica di raccolta della pianta, del clima, della parte della pianta utilizzata e del metodo di estrazione. Tutte queste variabili possono influenzare di conseguenza le sue attività biologiche.

L’uso tradizionale erboristico di questa pianta è raccomandato per diversi scopi: come digestivo e carminativo, per la guarigione delle ferite, nei disturbi respiratori, per migliorare la memoria e come ricostituente a lungo termine da stress e malattie croniche. Il Donzelli nel suo Teatro farmaceutico parla di una conserva di fiori di Rosmarino: “piglia di fiori di rosmarino libbre una, zucchero libbre tre. Si cuoce lo zucchero a cottura di manuschristi e si lascia raffreddare, e poi si meschiano li fiori sani, e si fanno cuocere poco, perchè così facendo resta il loro colore nativo. Conforta il cerebro humido, giova al cuore e corrobora le membra nervose.”

L’attuale fitoterapia europea lo utilizza prevalentemente come stimolante circolatorio, soprattutto in chi è affetto da bassa pressione sanguigna; migliora la memoria e la concentrazione grazie all’aumento del flusso sanguigno alla testa. L’eccezionale importanza del Rosmarino, sia ai fini terapeutici che per aspetti culturali, fece si che addirittura nell’anno 2000 venne eletta erba dell’anno dall’International Herbs Association.

Ci sarebbe veramente tanto da dire sul Rosmarino e i suoi vari usi soprattutto secondo la tradizione. Possiamo però in sintesi concludere dicendo che ciò che lega l’utilizzo del Rosmarino nelle varie parti del mondo, è il suo rappresentare un valido rimedio nei processi infiammatori. Questa pianta oltre a favorire l’eliminazione delle tossine e dei processi flogistici in atto, ripristinando le funzioni fisiologiche di quei tessuti interessanti, in una visione più simbolica e sottile, grazie anche alle nozioni del passato da parte della cultura greco-romana, fornirebbe una grande opportunità di purificazione e rinascita, da cogliere, nell’amore.


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