a cura della Redazione di Treff Club50
Ricordare meglio, pensare in modo più creativo, imparare più efficacemente: ciò che il cervello può fare non dipende solo dall’età, dall’educazione e dall’intelligenza. Il cervello e la psiche godono, infatti, di risorse inimmaginabili.
CPH4 è il nome della droga sintetica che trasforma Lucy in un superuomo nell’omonimo film di fantascienza. Improvvisamente può leggere i pensieri, viaggiare nel tempo e spostare oggetti con la sola forza di volontà. Questo perché si suppone che utilizzi il cento per cento della sua capacità cerebrale invece del solito dieci. Almeno è così che viene spiegato nel film. Questa è, ovviamente, un’assurdità da un punto di vista scientifico, così come il mito che gli esseri umani usino solo il dieci per cento delle loro capacità mentali.
Sarebbe comunque bello poter ottenere di più dal proprio cervello: una memoria migliore, più creatività e una capacità di comprensione fulminea. E questo è possibile. Senza droghe.
Un motore importante per la capacità mentale sono le connessioni tra le cellule nervose. Crescono e si interconnettono più velocemente nei bambini che in età avanzata – ma crescono per tutta la vita. Tuttavia il cervello ha anche bisogno di allenamento.
Perseverare.
Quando impariamo qualcosa, nel cervello si formano nuove connessioni o si consolidano quelle già esistenti. Se non usiamo più le competenze, si atrofizzano nuovamente. Quanto più spesso stimoliamo il cervello con nuove sfide, tanto è più facile per noi imparare cose nuove.
La curiosità e la motivazione sono prerequisiti importanti, anche se la psicologa americana A. Duckworth considera decisivo anche un altro fattore: la grinta, intesa come la capacità di perseguire gli obiettivi con perseveranza e passione.
Il successo non è solo il risultato del talento, ma anche della diligenza: cosa devo fare per raggiungere un obiettivo? Con quanta tenacia mi attengo ad essa? Per quanto tempo devo perseverare?
La buona notizia è che le persone anziane di solito hanno più mordente e resistenza delle persone giovani, le persone ben istruite più delle persone meno istruite. Anche la grinta può quindi essere allenata senza lasciarsi scoraggiare dalle normali battute di arresto.
Non distrarsi.
Se non si memorizza ciò che si è imparato, è più difficile ricordarlo in seguito. Tutti lo capiscono, ma purtroppo nella vita quotidiana siamo costantemente distratti. Le soluzioni più comuni per una migliore concentrazione sono semplici: disattivare l’avviso di ricezione delle email, mettere lo smartphone in un’altra stanza, farsi un caffè o concedersi un pisolino di 20 minuti. Anche la meditazione mindfulness, usata per anni per gestire lo stress, se integrata costantemente come pratica quotidiana, porta a risultati eccellenti. Ma ci vuole tempo ed esercizio.
Cercare nuove sfide.
Quindi, più spesso le persone imparano cose nuove, meglio si concentrano e più facile è per loro imparare. Ma non è tutto: potranno addirittura diventare dei “superagers”.
Il termine coniato dal neurologo statunitense Marsel Mesulam, descrive persone di 65 o anche 80 anni le cui prestazioni cerebrali sono simili a quelle di 25enni sani. Rispetto ai loro coetanei, hanno prestazioni significativamente migliori nei test di memoria e possono concentrarsi più a lungo.
Qual è il loro segreto?
Nel 2016, i ricercatori guidati da Felicia Sun hanno dato uno sguardo al cervello dei superagers. Normalmente, alcune regioni del cervello si assottigliano con l’età, ma nei superagers erano ancora spesse come le aree dei giovani adulti. Tuttavia, queste anomalie non si sono verificate in aree tipicamente associate ai processi cognitivi (e che possono essere addestrate, ad esempio con i cruciverba), ma in alcune parti della corteccia insulare e della corteccia cingolata, le regioni del cervello che sono associate alle emozioni.
Quali sfide possono aiutare a mantenere un cervello giovane?
Lisa Feldman Barrett, co-autrice dello studio Superager, suggerisce in un suo articolo sul New York Times di “impegnarsi duramente in qualcosa”, ad esempio, imparare una nuova lingua o un nuovo strumento musicale, allenarsi per una maratona (gli effetti dell’esercizio sul cervello sono ben documentati) o, infine, leggere Kant.
Indipendentemente dall’obiettivo scelto, bisogna spingersi fino al limite, fino a quando si è stanchi e frustrati.
“Fallo fino a quando fa male, e poi un po’ di più”.
Superare i limiti mentali.
Tutto ciò che impariamo nel corso della vita, plasma il nostro modo di pensare. Il nostro cervello filtra gli stimoli in arrivo, confronta le nuove informazioni con la conoscenza esistente permettendone solo a una frazione di penetrare nella nostra coscienza. Purtroppo questi schemi di pensiero inibiscono la creatività, e una mente chiusa fa più fatica a imparare cose nuove.
Come uscire dai vecchi schemi di pensiero?
Diversi esperimenti psicologici basati su giochi di ruolo, hanno dimostrato che il solo pensare alla propria identità da prospettive diverse, può contribuire a una visione più aperta della vita. Ma non solo: diventiamo più creativi quando usciamo dalla rigidità anche fisicamente e non solo mentalmente. Il movimento promuove la creatività. Quando si cammina si producono mediamente il 60% di idee in più che restando seduti.
Tutte le scoperte che la scienza ha fatto negli ultimi anni sono motivanti perché dimostrano come il cervello possa modificarsi nel corso della vita. Tuttavia una cosa rimane vera: chi pratica molto, cambia molto. Chi pratica poco non cambia quasi nulla. Questo ci riporta alla perseveranza, o, come dicono i ricercatori, alla grinta.
Fonte : Club50 – art. a cura di Emilia31
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