a cura della Redazione di “Guida fumetto italiano”


I fumetti Bonelli e la nobile arte del pugilato

Gianluigi Bonelli era uno sportivo di prim’ordine. In casa aveva un vogatore per tenersi in esercizio e andava regolarmente in palestra in un’epoca in cui il fitness non era ancora di moda. Per tirare di boxe. Una vecchia passione quella per i guantoni, del resto, visto che durante i suoi viaggi da ventenne per un certo periodo era stato in Francia, dove aveva racimolato qualche soldo per mantenersi facendo da sparring partner a pugili professionisti.

Nuvolette e sganassoni

Sergio Bonelli, peraltro, ricordava che da bambino, ogni tanto, vedeva il padre tornare a casa con qualche bel livido sul volto, inevitabile testimonianza di un duro allenamento. Questa dimensione sportiva e, in particolare, la passione per il pugilato, ha qualche riflesso sull’attività del Gianluigi Bonelli autore ed editore? Certamente sì. Non a caso, nel 1940, crea Furio Almirante, con i disegni di Carlo Cossio. Il personaggio ha come slogan d’accompagnamento “l’uomo dal pugno d’acciaio” e di professione fa proprio il pugile. È la figura chiave per la rinascita della testata Audace che ha subìto uno stop in edicola della durata di sei mesi dopo la chiusura da parte dell’editore Lotario Vecchi. Per rilanciare Audace, Bonelli costituisce con Dante Daini, ex funzionario della casa editrice SAEV, e altri soci, la nuova società Idea che pubblicherà cinque soli numeri prima che Bonelli rilevi il tutto, diventando unico editore della testata.

La presenza di Carlo Cossio nella creazione grafica di Furio non è casuale, visto che, solo due anni prima, aveva creato Dick Fulmine, il grande poliziotto italo-americano terrore dei gangster. Un altro eroe che con i cazzotti ci sapeva fare bene e che si dice fosse nato proprio al Bar degli Sportivi di Milano come frutto delle chiacchierate con il giornalista Vincenzo Baggioli, che ne sarebbe diventato subito lo sceneggiatore ufficiale.

Furio, però, con l’Italia ormai in guerra, non entra nelle forze dell’ordine e invece di costruirgli attorno il “solito” ambiente poliziesco, Bonelli gli conferisce uno spirito da giramondo avventuroso, un po’ come il suo, che del resto si abbina bene alla professione di “pugilatore”. Così Furio è chiamato a raddrizzare torti un po’ dove gli si presentano, a New York, in Angola, in Asia… Tocco surreale ma efficacissimo, Bonelli gli affianca come spalla un gorilla di nome Serafino che diventa, un po’ a sorpresa, popolarissimo presso i lettori. Non a caso poi, la copertina del primo numero dell’Audace firmato da Gianluigi Bonelli come editore, il n. 331 del 18 gennaio 1941, è dedicata proprio a Furio, che vi appare raffigurato anche in un riquadro mentre solleva letteralmente dal ring un avversario, grazie a un micidiale montante ben piazzato al mento.

Furio è anche il personaggio che subisce le maggiori attenzioni da parte del fascista Ministero della Cultura Popolare, che ne impone, tra l’altro, una revisione grafica per esaltarne i tratti di italianità. L’eroe sopravvive comunque al conflitto e torna nel Dopoguerra trasformato in Furio Mascherato, un altro cambiamento necessario per adeguarsi ai tempi. Infine, il personaggio ha un revival nel 1964 quando, a luglio, esce una nuova edizione per la Collana Araldo, dai soggetti rielaborati e sceneggiature riscritte con dialoghi più asciutti e incisivi. Il tascabile settimanale da 64 pagine è concepito per lettori più giovani rispetto a quelli di Tex: “È stato l’idolo dei vostri fratelli maggiori… entusiasmerà anche voi”, recita una locandina pubblicitaria. Anche il prezzo iniziale di 50 lire è molto popolare e la cover del primo numero è immancabilmente dedicata al pugilato. Tutti i passaggi della vita di Furio, il più importante personaggio realizzato da Gianluigi Bonelli nel periodo prebellico, sono dettagliatamente passati in rassegna nei primi capitoli del volume I Bonelli. Una Famiglia, mille

avventure.

Anche altri editori guardano al momento di popolarità che sta vivendo il pugilato in Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta, grazie a campioni come Rocky Marciano, primo e unico campione del mondo dei massimi a concludere la carriera imbattuto o Duilio Loi che, tra 1960 e 1961, conquista e poi difende a Milano il titolo mondiale dei welter leggeri. Le sorelle Giussani scendono anche loro sul ring con la loro Astorina e nel dicembre 1961, un anno prima dell’uscita di Diabolik, danno alle stampe nella collana Albi Okey!, Big Ben, alias Big Ben Bolt, uno dei più famosi pugili dei fumetti americani, creato dalla penna di Elliot Caplin e dalla matita di John Cullen Murphy.

Tornando invece al periodo bellico, lo sport è ancora protagonista di una curiosa pubblicazione non a fumetti delle Edizioni Audace. Si tratta di una piccola collana di quattro volumi pubblicati tra il 1942 e il 1943, dedicati ad altrettante discipline. I titoli sono: Campioni si diventa, Calciatori si diventa, Atleti si diventa, e proprio un Pugilatori si diventa. I primi tre sono scritti dal già citato Vincenzo Baggioli, vera figura di cerniera tra il mondo del fumetto e quello dello sport. All’epoca, il giornalista e sceneggiatore era, tra l’altro, inviato sportivo per il settimanale Tempo. Il volume dedicato al pugilato è scritto invece da Abelardo Zambon, primo campione italiano dei pesi welter (ma allora si chiamavano medioleggieri) che concluse la sua carriera nel 1924 dopo 59 combattimenti, molti dei quali vinti per K.O. (ma allora si diceva F.C., fuori combattimento). Appesi i guanti al chiodo, Abelardo Zambon si era dato all’allenamento e alla scrittura compilando un manuale piuttosto famoso all’epoca, La scuola della Boxe, del 1928, edito da La Periodica Lombarda. Chissà se Gianluigi Bonelli ce l’aveva tra gli scaffali della sua libreria… Illustrati con numerose fotografie in bianco e nero i volumetti sportivi …si diventa costavano 5 lire e come tutte le altre pubblicazioni della Casa editrice contenevano, all’inizio, un foglio fustellato e staccabile con quattro figurine a colori della collezione Audace, raffiguranti i personaggi delle pubblicazioni.

Anche su Tex, ovviamente, le scazzottate non possono mancare. Per capire come se la cava Aquila della Notte con la nobile arte possiamo prendere le copertine dell’edizione Gigante del 1958. Le prime dove fa a pugni sono le n. 6, “Doppio gioco” (1959), n. 43, “Lotta per la vita” (1964), n. 155, “San Francisco” (1973) e n. 230, “Il clan dei cubani” (1979). Se le si “monta” in sequenza affiancandole l’effetto è piuttosto impressionante. Si ottiene un micidiale destro-sinistro-destro-sinistro che infila un montante, due ganci alternati e un colpo spiovente, detto altresì “sventola”. Avversari assortiti, ovviamente al tappeto.

Digressioni a parte, la boxe in Tex ha un proprio ruolo al di là delle scazzottate da saloon con un personaggio in particolare, Pat Mac Ryan. Nasce nell’agosto 1957 sul n. 1 della Serie XVI, detta Nevada, intitolato “Pat l’irlandese”. Sul Gigante, corrisponde alle avventure pubblicate sui nn. 33, “La valle tragica” e 34, “Sinistri incontri” (luglio e agosto 1963). Tex e Carson conoscono Pat ad Abilene dove il pugile, un’autentica montagna di muscoli di potenza quasi sovrumana, non ci sta a perdere un incontro truccato dal suo manager. Gianluigi Bonelli ha così l’occasione di mettere in scena un incontro di boxe con dovizia di particolari tecnici. Il fatto però che tradisce la simpatia di Bonelli per chi sa tirare di boxe è che, stranamente, per un certo numero di avventure consecutive Pat affiancherà costantemente Tex e compagni quasi come se fosse sul punto di diventare il “quinto pard”, cosa mai successa in precedenza con nessun amico. Che Pat sia un personaggio speciale, infine, è testimoniato anche dal fatto che Bonelli lo inserisce insieme a Jim Brandon e a Gros Jean nel cast di “Forte Apache”, l’avventura apparsa sul n. 100 “SuperTex”, (febbraio 1969), il primo importante “giro di boa, a colori, della collana.

Fonte : “Guida del fumetto italiano” – articolo di Gianni Bono


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