a cura di Luciana Gennari


La concezione sociale di disabilità è cambiata nel tempo: essa non è più solo un attributo della persona, ma un insieme di condizioni potenzialmente restrittive derivanti da un fallimento della società nel soddisfare i bisogni delle persone e nel consentire loro di mettere a frutto le proprie capacità 

Nell’antica Grecia I valori dominanti dell’epoca classica rispecchiavano l’ideale kalos kai agathos (bello e buono).

Forza e bellezza venivano considerati ideali da raggiungere, mentre deformità e malattia non venivano tollerate perché associate alla colpa e alla volontà divina.

Qualsiasi imperfezione fisica veniva infatti accostata al male e interpretata in chiave morale e/o religiosa come punizione e castigo.

Nell’antica Roma, non c’era spazio per le persone con disabilità. Anzi, erano considerate come un capro espiatorio su cui venivano addossate le colpe di eventi naturali distruttivi, o le colpe della comunità.

Con l’affermarsi del Cristianesimo si assiste a un profondo cambiamento culturale con la nascita di una nuova concezione della disabilità: la persona con handicap viene considerata come parte della comunità.

Secondo quanto riportato dai vangeli, dopo la guarigione miracolosa di un cieco ad opera di Gesù, gli apostoli gli chiesero: «Rabbi chi ha peccato, lui o i suoi genitori perché egli nascesse cieco? Rispose Gesù: né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è nato cieco perché si manifestassero in lui le opere di Dio»

Nel Medioevo   la considerazione della disabilità e della malattia erano influenzate da un concorso di diversi fattori: la connessione fra patologia e peccato, la credenza nelle forze magiche e nelle streghe, la concezione del corpo come gabbia dell’anima si tendeva a ridicolizzare i portatori di handicap e ad utilizzarli a scopo ludico.

Nel Rinascimento sono nati i primi istituti adatti all’accoglienza. La considerazione della disabilità e della malattia erano influenzate da un concorso di diversi fattori  pregiudizi riflettevano quindi queste differenze.

Analogamente ad oggi, le persone con disabilità di alta classe erano spesso viste come eroi piuttosto che inestricabili. Al contrario, i mendicanti e le persone con disabilità di classe inferiore erano spesso considerati inaffidabili o pietosi.

Con l’avvento del fascismo, l’eugenetica italiana arrivò al culmine della sua espressione. Con il suo «discorso dell’ascensione» nel 1927, Mussolini affermò che lo Stato è il principale garante della salute pubblica e che il suo compito è quello di curare la razza dalle impurità e dalle imperfezioni.

Analogamente in Germania i nazionalsocialisti tedeschi, negli anni trenta del XX secolo, adottarono i provvedimenti più radicali e violenti di sterilizzazione coatta. La tragica storia dell’olocausto nazista si apre proprio con l’eliminazione sistematica degli esseri umani più deboli e indifesi.

Il concetto di persona con disabilità è cambiato più volte, passando dall’essere un difetto o una causa di discriminazione, a diventare addirittura causa di eugenetica, per diventare poi una sfida a creare un mondo più inclusivo.

L’handicap ha da sempre accompagnato l’uomo nel suo percorso di evoluzione storica.

È nato con l’uomo e con esso se ne è sviluppata la concezione. La disabilità ha acquisito oggi più visibilità grazie al maggiore interesse alla tematica, ma in realtà essa si presenta come una costante nella storia del genere umano.

Ciò che è concretamente cambiato nel corso dei secoli è stato l’approccio a tale dimensione.

Negli anni ‘Novanta si compie un ulteriore passo in avanti con l’approvazione della legge quadro sulla disabilità, la n. 104 del 1992, ancora oggi vigente.

La complessa tematica dell’handicap trova una sua collocazione sociale; viene promossa la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società, attraverso la prevenzione e la rimozione delle «condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana.

Nel mondo artistico la concezione per far comprendere la Disabilità non come assistenzialismo, viene esaltata dalle potenzialità che lo distinguono come persone, attraverso films portati sugli schermi cinematografici:

Quasi amici – Intouchables, Shutter island, Si può fare, con Claudio Bisio, Forrest Gump ed Eternals.

La disabilità deve essere applicata a qualsiasi persona in qualsiasi stato di salute al fine di esaminare il benessere e, in relazione al parametro di cui si è scritto in precedenza, la Qualità della Vita soggettiva.

Ciò che emerge in maniera evidente dall’excursus storico che è stato proposto è la capacità dell’orientamento culturale dominante di determinare la vita delle persone, in particolare di quelle prive di contrattualità sociale, che ha spostato la responsabilità della condizione disabile dalla persona in sé al suo contesto di vita, ci ripropone il tema dei diritti in chiave di opportunità e giustizia sociale per tutti i cittadini, anche per coloro che presentano una menomazione, secondo il miglior spirito della nostra Costituzione.

Stralci dalle fonti:

Mucelli Federico – Facoltà di Scienze della Formazione – Università degli studi di Trieste


Luciana Gennari

Nata a Roma il 7 febbraio 1953Vive a Roma

Persona con Disabilità per Ischemia cerebrale. Mamma di tre ragazzi. Raffaello: il figlio dell’amore, il figlio del desiderio e il figlio della scelta. Simone il figlio del desiderio ha una gravissima disabilità dalla nascita. Francesco il figlio della scelta, di anni 30, con patologia schizofrenica (malattia invisibile), morto il 26 novembre 2021. Già Presidente della Consulta per i Diritti delle Persone con Disabilità – Municipio IX ROMA EUR – Comune di Roma, dalla sua istituzione nel 1999 ad oggi, fino alla morte del proprio figlio. In questa Rubrica si potrà parlare di disabilità motoria, sensoriale, intellettiva e mentale, perché farlo dà la possibilità a chi ci circonda di confrontarci ed aiutarci. Sarà un impegno prezioso per un gesto di servizio e di solidarietà autentica.

Email: luciana.gennari53@gmail.com

Cell: +39 3358031152


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