a cura della Redazione di “Motori e manutenzione”


Se funziona male bisogna intervenire prima che sia troppo tardi, altrimenti la vettura non si muove più, e viaggio finito (o nemmeno cominciato): ecco cosa sapere per accorgersi in tempo che la frizione va cambiata, quanto costa l’intervento ed i consigli per farla durare più a lungo possibile.

Piccola, semplice e fondamentale. Di più: “universale”, perché interessa tutti gli autoveicoli. La frizione è un componente essenziale per il gruppo motopropulsore, perché – alla più semplice – si incarica di trasferire il lavoro dell’unità motrice al cambio. È quindi facile rendersi conto che se qualcosa non va, non si può rimandare la soluzione all’infinito.

Esaminiamo, in questa guida, quali malfunzionamenti riguardano la frizione; in special modo, quando “si brucia”. Da qui, ci occupiamo dei sintomi da tenere in considerazione per un rapido intervento (non sempre la sostituzione della frizione deve per forza essere immediata: è opportuno “ascoltare” il funzionamento degli organi meccanici, e una condotta di guida accorta, in modo da prolungarne il più possibile la “vita operativa). E in cosa consiste l’intervento, se è necessario cambiarla.

Cos’è la frizione

Come si accennava in apertura, il suo compito è fondamentale: senza la frizione, il veicolo non si muove. È l’esame dei cuoi componenti che permette di capire come funziona. La frizione si compone di tre parti:

  • Disco, ovvero un piatto realizzato con materiale di attrito, una serie di molle per lo smorzamento delle vibrazioni ed un foro centrale scanalato, a riprodurre l’alberino del cambio;
  • Spingidisco, cioè un insieme di lamelle collegate ad un disco in acciaio;
  • Cuscinetto reggispinta, che deve “assorbire” il movimento compiuto dal conducente quando preme sul pedale della frizione, per poi trasferire questa azione verso lo spingidisco per farlo arretrare in modo da scollegare momentaneamente il cambio dal motore e, quindi, cambiare marcia.

Quando si alza il piede dal pedale della frizione, cuscinetto reggispinta e spingidisco vengono nuovamente avvicinati verso il volano. In questa fase, lo spingidisco effettua una pressione sul disco frizione per portarlo ancora in aderenza con il volano stesso, fino a quando entrambi non ruoteranno alla stessa velocità per effetto dell’attrito. In ultimo, il disco torna ad assestarsi sulle scanalature dell’alberino del cambio, in ordine a trasferirvi il movimento.

Piede di velluto e sensibilità “da pilota”

Per avere un’idea del “lavoro nascosto ma indispensabile” che viene svolto dalla frizione, torna utile un semplice ragionamento: in un ipotetico tragitto con tratti da percorrere in città ed altri da effettuare su strade extraurbane, magari con alternanze di salite e discese, la frizione viene sollecitata centinaia di volte. Ad ogni “cambiata”, il gruppo entra in funzione, e sempre per brevissimo tempo, fino a meno di un secondo nei sistemi più sofisticati. Come i piloti insegnano, è importante “sapere” come un componente lavora, perché equivale a conoscere in anticipo “come” comportarsi.

Ne guadagna l’integrità del veicolo (e anche il portafoglio)

Nella totalità dei casi, il rispetto della meccanica del veicolo aiuta ad ottimizzare i costi di gestione, ed influisce positivamente anche su consumi ed emissioni (a tutto vantaggio dell’ambiente, dunque). E questo vale anche per la frizione, che su una superficie di pochi centimetri quadri deve sopportare una forza lavoro di centinaia di newton-metri (Nm). La frizione è quindi “forte ma delicata”, e per questo va trattata con riguardo.

Quanto dura una frizione?

Ragionando “in linea di massima”, e considerato che anche la frizione si consuma a prescindere dall’attenzione che vi viene posta, la sua durata è quanto mai variabile. Le sue condizioni di esercizio vengono determinate da vari fattori. Questi i principali:

  • Abitudini di guida del conducente;
  • Modalità di utilizzo più o meno corrette;
  • Tipi di impiego prevalenti del veicolo.

Per sommi capi, si può indicare che, se la vettura viene utilizzata soprattutto su percorsi urbani (massima sollecitazione degli organi di trasmissione), è bene sottoporre la frizione ad un controllo in officina ogni 70.000 km. Diversamente, se l’impiego del veicolo avviene in prevalenza su percorsi extraurbani poco impegnativi e/o autostradali, si può arrivare anche a 140.000 km prima di dare un’occhiata allo stato d’uso della frizione.

Come “sentire” se una frizione è molto consumata

Se il veicolo si blocca in mezzo alla strada con le marce che non “entrano” più, c’è poco da fare: la frizione non “stacca” più. In altre parole, è completamente “partita”, e non resta che chiedere assistenza (chiaramente dopo avere collocato il veicolo in posizione sicura, e senza creare intralcio alla circolazione).

C’è tuttavia una serie di sintomi che avvisano l’avanzato stato di usura della frizione, e che è importante conoscere per non essere poi costretti a richiedere un intervento d’emergenza. Si tratta di alcuni accorgimenti che possono in effetti rivelarsi importanti anche per chi si prepara all’acquisto di un’auto usata: la frizione non è generalmente coperta da garanzia sul veicolo (a meno che non vengano ravvisati altri problemi non imputabili al tipo di guida del conducente, come “strappi” improvvisi o un anormale indurimento del pedale), proprio perché la sua usura è “soggettiva”.

Elenchiamo di seguito i sintomi che più di frequente testimoniano un notevole consumo della frizione.

  • Cambio che tende ad “impuntarsi”: quando, ad esempio, la scatola del cambio necessita della sostituzione del lubrificante (il livello va controllato ogni 60-80.000 km), con eccessivo attrito del disco frizione sul volano. Lo stesso avviene nel caso del cambio che “gratta”. È bene intervenire in tempo, poiché il superlavoro che in questa condizione si richiede alla frizione potrebbe danneggiarla in maniera definitiva;
  • Frizione che “strappa”: in molti casi ciò avviene quando lo spingidisco è eccessivamente consumato oppure danneggiato;
  • Frizione che “slitta”, perché fra disco e volano non c’è più l’attrito necessario al trasferimento della coppia motrice fra disco e volano, dunque questi girano a regimi differenti;
  • Il pedale oppone resistenza: una eccessiva durezza del pedale della frizione, che spesso si accompagna ad una sua lenta risalita, potrebbe derivare dal troppo attrito dello spingidisco;
  • Odore acre: decisamente “forte”, è facilmente avvertibile soprattutto quando si spegne il motore.

Occhio alla spesa e alla garanzia

Quanto costa la sostituzione del gruppo frizione? Il prezzo da mettere in contro per la sostituzione della frizione – o meglio, del “kit” che comprende cuscinetto reggispinta, disco frizione e spingidisco – dipende dal costo del ricambio, e dai tempi di esecuzione del lavoro. Il prezzo di un gruppo frizione per un’autovettura di segmento medio-basso può oscillare fra poco più di un centinaio di euro e può arrivare ad oltre 500 euro. La forbice è dunque piuttosto ampia, e questo vale anche per il costo della manodopera, poiché è legata alla complessità dell’intervento, e può anche rivelarsi maggiore rispetto al costo del ricambio. È in ogni caso essenziale provvedere all’acquisto di un prodotto di qualità: i ricambi, aftermarket oppure originali della Casa costruttrice, devono sempre essere completamente sigillati nella confezione, ed essere accompagnati da due anni di garanzia, come disposto dal Codice del Consumo, ovvero il D. Lgs. n. 206 del 6 settembre 2005.

Come conservare più a lungo l’efficienza della frizione

Fermo restando che la frizione, come qualsiasi altra componente del veicolo, è soggetta ad usura e dunque prima o poi andrà sostituita, è tuttavia possibile, avendone cura, aumentarne la durata. Chiaramente, come abbiamo visto, il suo consumo deriva da molteplici situazioni (su tutte: l’impiego del veicolo in città costituisce una delle principali “cause” di usura). Se si ha l’accortezza di badare ad alcuni semplici accorgimenti, è possibile conservare più a lungo l’efficienza del gruppo frizione:

  • Partenze “brucianti”: meglio evitarle;
  • Non sovraccaricare il veicolo;
  • Evitare il “pattinamento” della frizione: aspettare, cioè, che il pedale sia sollevato quasi del tutto, prima di accelerare (e sempre senza “strappi”);
  • Non tenere mai il piede sinistro appoggiato sul pedale della frizione, tanto nelle fasi di movimento del veicolo quanto nelle brevi soste.