a cura della Redazione Spazio Interattivo


Il territorio di Capodimonte è stato frequentato sin dalle epoche più remote, come ampiamente dimostrato dalle importantissime scoperte di epoca preistorica (numerosi reperti litici risalenti al Paleolitico), protostorica (le grandi piroghe monoxili), nonchè numerosissimi ritrovamenti di epoca villanoviana, etrusca e romana provenienti per la maggior parte dalla città di Visentum, che sorgeva sul monte Bisenzo, dove oggi è stato realizzato un parco archeologico naturalistico.

Grazie ai Farnese però, vennero commissionate la mole ottagonale della Rocca, ristrutturata negli anni 1510 – 1513 da Antonio Giamberti detto Sangallo il Giovane e nell’isola Bisentina, la chiesa dei S.S. Giacomo e Cristoforo del Vignola e l’edicola ottagonale del Sangallo il Giovane, degnamente segnalata dal Vasari realizzata vicino la Malta, ricordata da Dante nella Commedia.

Sempre nell’isola Bisentina, due delle sette piccole chiesette esistenti sono decorate da affreschi realizzati da pittori quattrocenteschi, probabilmente della scuola di Benozzo Gozzoli. Nel 1649, a seguito della distruzione della capitale del ducato Castro i due paesi passarono sotto il diretto dominio della Chiesa e sottoposti alla giurisdizione della Reverenda Camera Apostolica. Bisenzo con il passare del tempo perse ogni importanza e si spopolò progressivamente anche a causa della malaria provocata dal vicino Lagaccione, oggi prosciugato e nel 1816, Pio VII aggregò la sua comunità, ridotta a poche famiglie, a quella di Capodimonte.

Il giardino della Rocca Farnese di Capodimonte

Nel punto più alto del centro storico di Capodimonte, su uno scoglio vulcanico che affaccia sul lago di Bolsena, sorge il Palazzo Farnese, più comunemente detto “La Rocca”. L’edificio attuale è frutto di un ampliamento voluto dalla Famiglia Farnese e sostituisce ed ingloba la precedente fortezza, a pianta quadrangolare, dei Signori di Bisenzio.

Il disegno dell’attuale Rocca è del XV secolo ed opera di Antonio da Sangallo il Giovane. L’opera dell’architetto fiorentino è variamente attestata nella Tuscia dove numerosi edifici sono attribuiti al maestro al quale è stato intitolato anche il Museo dell’Architettura ospitato nelle sale della Rocca dei Papi di Montefiascone. A Capodimonte realizzò questa villa\fortezza di impianto ottogonale che nei secoli ebbe l’onore di ospitare importanti personalità della chiesa, dell’arte e della politica.

Arrivando in prossimità della costruzione il visitatore viene impressionato dall’accesso all’edificio tramite un ponte a due arcate che evidentemente sostituisce un precedente ponte levatoio che si apriva sulla bella facciata artistica. Il Palazzo è circondato da un giardino, da oggi visitabile, con alberi monumentali, da siepi e aiuole che, con il loro disegno “all’italiana”, offrono dei notevoli punti di osservazione del panorama. Nell’Ottocento furono introdotte le prime piante esotiche come la magnolia, le palme e gli oleandri, che ad oggi costituiscono un importante patrimonio arboreo.

Secondo il Vasari, Sangallo tra il 1513 e il 1515 fu impegnato nel restauro della rocca di Capodimonte intervenendo nell’avancorpo d’ingresso e nel cortile. Un disegno conservato agli (Uffizi, A 35v) con la scritta “ponte levatore chapitumonti” è tracciato su un foglio il cui recto mostra studi che riguardano S. Pietro e che quindi permettono una datazione dopo il 1517 o intorno al 1520-21.

 Fonte : “mytuscia” – “archeoares”