a cura di Italiadelight e E-borghi


Acquaviva Collecroce (Živavoda Kruc in croato molisano) è uno dei tre comuni molisani di origine croata. La presenza di popolazioni slave è testimoniata dal XVI secolo. Esse sono giunte in Italia contemporaneamente agli Albanesi, tra la fine del XV secolo e gli inizi del XVI secolo, provenienti forse dalla valle della Narenta, nell’attuale Bosnia ed Erzegovina e Croazia. La lingua, il croato molisano, è štokava-ikava, ed è tuttora parlata insieme all’italiano.

Testimonianze del primitivo borgo si hanno dal XIII secolo, composto da due casali di “Acquaviva” e “Collecroce”. Nel XVI secolo le popolazioni croate diedero nuovamente vitalità al borgo, il cui centro di Collecroce era stato abbandonato.
Il centro fu noto col nome di “Sant’Angelo in Palazzo”. Il governo appartenne ai Cavalieri Templari dell’Ordine di Malta, fino al 1785. Nel 1809 il territorio fu assoggettato al Contado di Salerno, e poi nel Distretto di Larino. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Ester appartenne alla diocesi di Guardialfiera, successivamente soppressa e aggregata a Termoli. Dopo aver raggiunto nel 1911 oltre 2mila abitanti, Acquaviva ha iniziato a vedere un lento spopolamento del borgo per l’emigrazione. Dal 1949 fa parte della provincia di Campobasso.

La presenza di abbondante acqua ebbe evidentemente a determinare sia la scelta del sito per l’insediamento che il nome del paese, Acquaviva, cui successivamente fu aggiunto Collecroce oltre che per motivi storici, anche per distinguere il comune da altri esistenti in Italia con lo stesso nome o anche per il maestoso Calvario con tre Croci posto, da sempre, alle sommità del paese e quindi su di un colle. Nell’intero territorio del paese si trovano diverse Fontane. Nel lato ovest: nella parte bassa del Colle, la Marmarica e il Pisciariello (Pišaraj), nella parte mediana la Fontana Vecchia (Funda Stara) e la Fontana Nuova (Funda Nova)(1898),e più a monte La Fontanella(Fundica). Nel lato est: l’Okvavit (l’Acquavite) nella parte bassa, le Trocche (Kortij) (1870) nella parte mediana e più a monte la recente Kurtina al posto del precedente Kanalic.

Vi sono altre 5 fontane sparse nella zona che prendono il nome dal soprannome dato ai proprietari terrieri con cui confinano. Alcune delle fontane sopra citate erano usate anticamente per fare il bucato e per potervi attingere acqua per uso domestico con le cosiddette Tine di rame. Nell’andare alla fontana, la Tina veniva portata a braccio e nel tornare, carica d’acqua, veniva portata sulla testa mediante uno strofinaccio fatto a spirale chiamato Spara. L’acqua era prelevata in genere dalle ragazze costrette a fare anche ore di fila per attendere il proprio turno e tale servizio veniva svolto con molto entusiasmo perché permetteva loro di incontrare per strada qualche bel ragazzo.


La cucina tipica di Acquaviva Collecroce si basa ancora sui prodotti della terra e della pastorizia. La cucina locale è una cucina semplice che ha conservato sapori antichi e tutta la sua genuinità, donando aromi fragranti che si diffondono tra i vicoli del paese. Nella cultura gastronomica del paese spiccano salumi squisiti, ricchi formaggi, primi piatti ben conditi con pasta fatta in casa, il tutto piuttosto piccante e saporito, il pane cotto ancora oggi nei forni a legna e la carne di maiale utilizzata per la produzione di insaccati, come la salsiccia, la ventricina e la soppressata, preparati ancora secondo i canoni dettati dalla tradizione. Sulle tavole di Acquaviva Collecroce, possiamo trovare piatti come i Cavatelli con sugo di salsiccia o ventricina (Kuca s kobascom o vindričinom) e lo Spezzatino di carne con cacio e uova (Sirajaji) oppure il Pane spaccato (la Panunda), una pagnotta di pane tagliata a metà ripiena con peperoni pezzetti di salsiccia fritti e frittata.
Piatto tipico della tradizione di Acquaviva Collecroce è il Varak, una zuppa di legumi e cereali preparata in occasione della ricorrenza di San Donato, il 7 agosto. Da ricordare ancora i tagliolini al latte (Rizandze s mblikam), tagliolini fatti in casa conditi con latte e insaporiti con la cannella che vengono preparati per il giorno dell’Ascensione.
I dolci, preparati con grande attenzione e nel rispetto della tradizione, sono legati alla storia del territorio e alle ricorrenze religiose. Anche ad Acquaviva Collecroce si possono assaggiare i dolci natalizi come i Calcioni, dolci ripieni di pasta di ceci, le Caragnole, fettucce di pasta composte in forma circolare fritte e poi cosparse di miele e i Mostaccioli, la Pigna e il Fiadone con la ricotta o il formaggio preparati per Pasqua. Tra i dolci tipici, posto d’onore va ai Kolači, dolci ripieni di mosto cotto, marmellata di uva, noci e mandorle tritate, miele, cannella e scorza d’arancia (ripieno detto kaškavuniska). Si preparano tradizionalmente per il 3 febbraio, festa di San Biagio ed erano anche il dolce principale che si preparava nelle grandi occasioni, come per esempio i matrimoni. Sempre in occasione della festa di San Biagio è devozione preparare le cosìdette Pandice, due o quattro pagnottine di pane unite insieme al cui centro vengono incise con una chiave. Le Pandice insieme ai Kolači venivano benedetti in chiesa e al termine della funzione religiosa venivano distribuite alle persone forestiere che si recavano ad Acquaviva Collecroce in questo giorno per farsi benedire la gola. Tra gli altri prodotti del territorio possiamo ricordare anche l’olio extravergine di oliva e i vini locali di ottima qualità.