di Felice Nicotera


L’ITALIA LIBERATA E LA SVOLTA DI SALERNO

Dopo lo sbarco del 9 settembre 1943 che interessò in particolare il territorio salernitano, e dopo feroci ed aspre giornate di combattimenti, gli Alleati riuscirono ad arrivare fino a Napoli, che venne conquistata il 1º ottobre 1943. I tedeschi preferirono ripiegare ordinatamente verso nord in direzione della linea fortificata, denominata linea del Volturno, arroccata nell’impervio territorio appenninico a nord del capoluogo campano, dove si prepararono ad affrontare gli Alleati in avanzata.  

Nel febbraio del 1944 avvenne il passaggio dei territori liberati dagli Alleati situati a sud dei confini settentrionali delle province di Salerno, Potenza e Bari, insieme con la Sicilia e la Sardegna, sotto la giurisdizione del Governo italiano, mentre Roma era ancora occupata dai tedeschi e la base strategica migliore era la Campania. L ’11 febbraio si attuò il trasferimento del governo da Brindisi a Salerno, in base ad un accordo firmato il precedente 27 gennaio.

Come riportato dal giornale Libertà dell’11.4.1944: “Il 12 febbraio, al balcone centrale del palazzo municipale, è stata nuovamente innalzata la bandiera nazionale in segno di restituzione all’amministrazione del Governo italiano delle terre liberate. Da ieri Salerno è ufficialmente Sede del Governo d’Italia e tale fatto, che la rende partecipe alla vita centrale della nazione, in un momento così difficile e delicato, rende la cittadinanza orgogliosa di questo privilegio che la storia le ha accordato”. Dall’11 febbraio al 15 luglio 1944, per 5 mesi, Salerno fu sede del Governo provvisorio e residenza reale. Il re si stabilì nella costiera amalfitana (nella bellissima Ravello, a palazzo Episcopio)  mentre il generale Pietro Badoglio era a palazzo Comunale. E fu a Salerno che si determinò la svolta politica del governo, a cui parteciparono finalmente i partiti antifascisti. L’ampliamento della compagine politica fu reso possibile anche dalla decisione di Vittorio Emanuele, maturata in seguito alle pressioni dell’opinione pubblica e degli organi di stampa, di ritirarsi dalla vita pubblica conferendo la luogotenenza al principe Umberto.Il nuovo ministero fu composto dai rappresentanti di tutti i partiti. La partecipazione dei partiti popolari, socialisti e comunisti, rappresentò nella storia politica del nostro Paese un avvenimento nuovo e di grande importanza, a cui i giornali diedero grande rilievo.

Il governo venne insediato a Salerno lunedì 24 aprile 1944 con Badoglio in qualità di Presidente del Consiglio, ministro degli esteri e ministro dell’Africa italiana; Benedetto Croce (PLI), Carlo Sforza (indipendente), Giulio Rodinò (DC), Palmiro Togliatti (PCI) e Pietro Mancini (PSI) ministri senza portafoglio; Salvatore Aldisio (DC) agli interni (sottosegretari il socialista Nicola Salerno e l’azionista Filippo Caracciolo), Attilio Di Napoli (PSI), all’industria e commercio (sottosegretario Francesco Sansonetti), Quinto Quintieri (indipendente)alle finanze (sottosegretario il comunista Antonio Pesenti),

 Vincenzo Arangio Ruiz (PLI) a grazia e giustizia (sottosegretario il democristiano Nicola Lombardi), Alberto Tarchiani (Pd’A) ai lavori pubblici (sottosegretario il democratico – laburista Adolfo Cilento), Adolfo Omodeo (Pd’A) all’educazione nazionale (sottosegretario il democristiano Angelo Raffaele Jervolino), Francesco Cerabona (DL) alle comunicazioni (sottosegretari il generale Giovanni Di Raimondo alle ferrovie, motorizzazione civile e trasporti in concessione e Mario Fano alle poste e telegrafi), Fausto Gullo (PCI) all’agricoltura e foreste (sottosegretario il liberale Gino Bergami), Taddeo orlando alla guerra (sottosegretario il comunista Mario Palermo), Raffaele De Courten alla marina (sottosegretario il socialista Domenico Albergo), Renato Sandalli all’aereonautica. La costituzione di questo primo governo di coalizione suscitò nell’opinione pubblica grandi speranze per la risoluzione sia dei problemi più urgenti del Paese sia per l’avvio delle tanto attese riforme politiche ed economiche. Il mutato clima politico si evidenziava anche attraverso atti ricchi di significati simbolici, tra questi l’istituzione della festa nazionale del lavoro, festeggiata il 30 aprile 1944, dopo vent’anni. Dal libro “Giovanni Cuomo e il suo tempo 1943-1948” di Vittoria Bonani, apprendiamo che “a Salerno la celebrazione ebbe luogo presso il cinema “Odeon” gremita di bandiere rosse: parlarono in rappresentanza del governo, il socialista Attilio Di Napoli, ministro dell’industria, commercio e lavoro, l’azionista De Martino, il comunista Siciliani e, come membro della C.G.L., Dino Gentili per riaffermare le funzioni dell’organizzazione del lavoro nella ripresa della vita italiana e della vita internazionale. Il ministro del lavoro, che diede assicurazioni ai lavoratori dell’appoggio del governo nelle loro giuste rivendicazioni relative all’adeguamento dei salari al costo della vita, mise in risalto l’azione del consiglio dei ministri ed invitò i lavoratori a dare il massimo del loro sforzo alla produzione bellica ed all’opera di ricostituzione del Paese. Dopo questa manifestazione, ci fu una breve cerimonia in piazza Sedile Porta Nuova, ribattezzata Nicola Fiore in memoria e in onore di una figura tanto cara e popolare alle classi lavoratrici salernitane. In quel periodo risorse anche la nuova “Università di Salerno” che, nonostante la sua secolare storia, era rimasta chiusa per sessant’anni dopo l’unità d’Italia. Dell’esperienza di Salerno, rimase lo spirito di collaborazione per un futuro migliore che portò, pochi anni dopo, a gettare le basi della Costituzione e della nostra Repubblica.