a cura della Redazione di “Hello Maestro”


Gengis Khan: un barbaro della steppa, un successore diretto di Attila il “flagello di Dio”? Sicuramente l’Occidente ha conservato il ricordo dei cavalieri mongoli come un terrore sacro, perché questi conquistatori nomadi e nemici della “civiltà” non assomigliavano alle tipiche società agricole dell’epoca. Ciò che è meno noto è che Gengis Khan stabilì il più grande impero di tutti i tempi, e che sotto l’influenza della “pax Mongolia” fiorirono le rotte commerciali tra la Cina e l’Europa. In un’epoca in cui gli europei erano esausti in incessanti guerre di religione, filosofi e chierici di tutte le persuasioni discutevano liberamente alla corte del grande Khan. Scopriremo quest’uomo nel momento in cui è solo Témudjin, figlio di un capo assassinato per vendicare una vecchia offesa. I mongoli erano allora divisi in clan, a volte alleati, più spesso nemici. Un implacabile codice d’onore governa una vita dura dove i deboli non hanno posto. All’età di 12 anni, Temudjin andò a caccia con un falco, e a 14 anni uccise il suo primo cervo. A capo del clan nonostante la sua giovane età, impara rapidamente ad affrontare gli attacchi, aiutato da alcuni amici fedeli e dalla sua stessa vitalità. Un giorno un vecchio saggio gli disse che se i mongoli fossero stati uniti, il mondo sarebbe stato alla loro portata. Temudjin farà proprio questo. Sposerà Borté, la figlia di un potente capo. Si alleerà con il signore della guerra Togrul per assicurarsi la propria posizione e si libererà di lui quando Togrul commetterà l’errore di cercare di schiavizzarlo. Per Gengis, c’è solo un maestro sopra tutti, ed è “Tangri”, il Grande Cielo. Proclamato Khan nel 1206, unificò i mongoli per la prima volta nella loro storia. E ora ha 100.000 cavalieri che scuoteranno il mondo…