a cura della Fondazione Umberto Veronesi e della Redazione “Mamma e Papà”


La presenza di una urinocoltura positiva non deve necessariamente essere considerata una infezione delle vie urinarie, ma sono necessari altri esami diagnostici.

La presenza di una urinocoltura positiva non deve necessariamente essere considerata una infezione delle vie urinarie. È innanzi tutto indispensabile poter conoscere quale quadro clinico era presente in concomitanza della positività della urinocoltura per poter distinguere fra tre diverse situazioni:

  • Infezione delle alte vie urinarie (pielonefrite): generalmente è presente febbre elevata, malessere generale, inappetenza;
  • Infezione delle basse vie urinarie (cistite): non c’è febbre ma sintomi irritativi quali dolore alla minzione (disuria, stranguria) e tendenza a minzioni molto frequenti e ravvicinate (pollachiuria), urine maleodoranti e talvolta sangue nelle urine (cistite emorragica);
  • Batteriuria asintomatica: non vi sono sintomi clinici, ma pieno benessere e la positività della urinocoltura dipende o da una possibile contaminazione o dalla presenza di batteri non pericolosi e non è necessaria alcuna terapia medica.

In un lattante di cinque mesi è molto importante sapere come sono state raccolte le urine perché è assai frequente la presenza di una batteriuria da raccolta con sacchetto. Spesso il prepuzio è completamente chiuso e non è stata eseguita una adeguata pulizia dello smegma (materiale biancastro che si raccoglie internamente) che contiene batteri quali la Klebsiella o il Proteus. Se invece vi sono state delle febbri e le infezioni sono state presumibilmente delle pielonefriti la ecografia eseguita (anche se apparentemente normale) non è sufficiente a poter escludere un eventuale reflusso vescico-ureterale ed è opportuno procedere ad ulteriori accertamenti diagnostici (cistoscintigrafia o cistosonografia etc.)

“Urinocoltura positiva significa sempre infezione?”

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Articolo a cura del Dott. Gianantonio Manzoni (chirurgo pediatra – urologo)