a cura della Redazione “Italiacanora”


1994 (44a Edizione)
Mercoledì 23, Giovedì 24, Venerdì 25, Sabato 26 Febbraio 1994

Presentano: Pippo Baudo con Cannelle e Anna Oxa; Mara Venier (dopofestival)
Orchestra: Festival
Totale brani: 38 (20 Campioni + 18 Nuove Proposte)
Sigla: La gente che canta

LA FORMULA
Una interpretazione per brano:
1a serata: i 20 Campioni (con classifica provvisoria);
2a serata: 9 Nuove Proposte (5 in finale) + 10 Campioni;
3a serata: 9 Nuove Proposte (5 in finale) + 10 Campioni;
4a serata: 20 Campioni + 10 Nuove Proposte (gare separate)


Molti cambiamenti ci sono in questa edizione. Prima di tutto cambia l’organizzazione, poiché sparisce il trio (Ravera, Aragozzini, Bixio) e diventa patron e presentatore Pippo Baudo. Tutti si aspettano un Sanremo in stile Domenica In, ma non sarà così.

Cambia anche il regolamento. Nel girone dei Big vengono tolte le eliminazioni e parte dei “giovani”, i primi diventeranno Big, l’anno dopo fanno una selezione, con nuove canzoni e parte dei Giovani diventano Big (“promossi sul campo” come dirà giustamente Baudo) Pippo Baudo sceglie due vallette, due opposti come farà sempre in questi casi: Anna Oxa, la bionda e bianca (che avrà anche il privilegio, non dato altre volte alle conduttrici, di cantare un medley di sue canzoni) e Helena Viranin dalla Guadalupa, meglio conosciuta, per il suo soprannome: Cannelle che continuerà a ringraziare Baudo nelle sue interviste, era stata famosa per il suo fondoschiena, mostrato durante la pubblicità delle caramelle “Morositas”. Il Dopofestival è gestito da Mara Venier con l’aiuto di Renato Zero, Sandro Ciotti e Roberto D’Agostino.

Gli ospiti stranieri sono, come sempre, pochi ma giusti fa scandalo Elton John, che si esibisce assieme al gigantesco travestito Rui Paul (ci mette tre ore per indossare il suo costume di scena!). Nella serata finale c’è anche il grande Phil Collins. Vince Aleandro Baldi, con una canzone,”Passerà”, carina ma non certo simile alla canzone con cui vinse nelle “nuove proposte” (“Non amarmi”).

Clamoroso è il secondo posto. Giorgio Faletti, dopo l’esibizione del 1992 con Orietta Berti, ritorna a Sanremo con una canzone molto seria, un rap lento, il titolo sarebbe “Minchia signor tenente” ma diventa semplicemente “Signor tenente”. La canzone tratta di un carabiniere che obbedisce agli ordini ma si lamenta pensando alle stragi compiute (il riferimento è a Falcone e Borsellino). La canzone provocherà clamore, poiché non tutte le famiglie dei giudici e poliziotti, uccisi,accetteranno la canzone. Faletti dirà che la canzone è dedicata anche ai carabinieri del suo paese, in Piemonte e alcuni carabinieri lo ringrazieranno a Sanremo. Alla fine Faletti si commuoverà, stupito del suo secondo posto.

Terza infine è la talentuosa Laura Pausini, con una solita melodica canzone, “Strani amori”, che però rivaluta sempre la sua voce Laura voleva arrivare prima ma si accontenta della sua famiglia e del successo della sua canzone. Da questo momento in poi, la ragazza spiccherà il volo verso il successo in tutto il mondo, che dura tuttora. Chi voleva il podio ma non l’ ha ottenuto, è l’altra “giovane”, Gerardina Trovato, con la sua solita grinta e un testo sempre impegnato, sulle brutture del mondo moderno, “Non è un film” ma arriva quarta. Un’altra canzone, clamorosamente impegnata, è quella di Enzo Jannacci e del piccolo comico Paolo Rossi (che si porterà una chitarrina giocattolo, sul palco), “I soliti accordi”. Il brano denigra il mondo politico della prima repubblica, ci sarà una strofa che prenderà in giro Silvio Berlusconi e il suo movimento “Forza Italia” ma verrà cancellata (in quel periodo Berlusconi vinceva le elezioni politiche).

Per il resto non tutte le canzoni sono belle. Nel campo femminile si notano: Donatella Rettore, in abiti settecenteschi, che porta una bella canzone ma un po’ ardita, “Di notte specialmente”; Mariella Nava ha un bellissimo pezzo in dialetto, “Terra mia”, dove si denota la sua grande voce ma anche un certo accenno anti-leghista all’Italia unita; Loredana Bertè sfodera tutta la sua rabbia, in una canzone dove si svela un’ autobiografia del suo modo di essere (cita anche il suo suicidio per amore). Si dice che Loredana sia stata calma sul palco e che il suo maestro di orchestra le abbia potuto dare due schiaffoni se si agitava troppo. Alcuni bei pezzi anche nel campo maschile: Michele Zarrillo, che porta una delle sue canzoni più belle,”Cinque giorni”, che difatti ha un ottimo quinto posto; Ivan Graziani, come sempre estroso ed innovativo, con la sua “Maledette malelingue”. Purtroppo Ivan avrà vita breve poiché morirà di cancro nel 1997; la Formula 3, che porta un pezzo più degno di loro (che “Frammento rosa” nel 1992), “La casa dell’imperatore”; Francesco Salvi, che stupisce ancora con la sua “Statento”, attorniato da uomini e donne travestiti da mestieri diversi che gli fanno raccomandazioni di ogni tipo (fenomenali le frasi esileranti della canzone); Franco Califano, con un pezzo particolare, “Napoli”, che parla di un napoletano che chiede ad un gondoliere veneziano, di tornare a Napoli. Califano dirà che il festival è pulito e il segno è che la sua canzone è ammessa ed inoltre ammetterà di aver avuto paura delle sirene della polizia per strada (che in realtà accompagnavano Elton John) poiché per tre volte le ha sentite e per tre volte è finito in galera. La sua canzone non è apprezzata e finirà ultimo.

E’ presente anche Carlo Marrale, l’ex “bibo” dei Matia Bazar, con una bella canzone “L’ascensore” che però, forse perché il suo non è un nome celebre a tutti, è relegato al terz’ultimo posto. Infine ci ritenta Andrea Mingardi ma con un pezzo non alla sua altezza, “Amare amare” e ci ritentano anche due giovani ed ex-Nuove Proposte: Marco Armani (“Esser duri”) che scatenerà le proteste dei detrattori di Baudo, che diranno che il suo non è un nome famoso e Alessandro Canino, con “Crescerai”, l’ennesimo tentativo della canzone adolescenziale. Tutti e due i cantanti verranno dimenticati.

Clamorosa è la presenza di Claudia Mori, senza suo marito, che torna dopo 24 anni dalla sua vittoria, con una canzone firmata da Toto Cutugno, “Se mi ami”, con molta simpatia (poco prima di cantare la prima sera dirà un “aiutatemi”) e con un look grunge (consigliatole dalle figlie). Per lei ci sarà solo un quart’ultimo posto. Peggio ancora, cioè al penultimo posto, andrà la Squadra Italia, formata da vecchie glorie di Sanremo e non. Nilla Pizzi, la “regina” lontana dal palco da ben 34 anni!!!; il “re” della tragedia napoletana, Mario Merola; lo stornellista romano, Lando Fiorini; la figlia del grande Claudio Villa, Manuela Villa (scoperta da poco); Wess, l’ex partner di Dori Ghezzi; Gianni Nazzaro; l’ex-frate padre Cionfoli; Wilma Goich e Jimmy Fontana che porteranno una ballata “Una vecchia canzone italiana”. Curioso è il servizio fotografico che si voleva fare nella stanza della “regina” Nilla Pizzi ma, essendo la stanza troppo modesta, si sceglie la suite del “re” Mario Merola.

Le “Nuove Proposte” sono sicuramente fondamentali in questa edizione. Se si poteva obbiettare della stranezza che in un Sanremo vincessero due non vedenti e, se si poteva dire, che il primo posto di Aleandro Baldi era forse dato da questo, non si può certo dire la stessa cosa del vincitore di questa categoria, Andrea Bocelli. Il toscano, amante della lirica e della musica leggera, è famoso per aver duettato con Zucchero in “Miserere”, al posto di Pavarotti. La sua voce è semplicemente straordinaria e il suo pezzo bellissimo, “Il mare calmo della sera”. E’ destinato poi a diventare uno dei più bravi cantanti lirici, scalando i successi di tutto il mondo e ringrazierà sempre Sanremo e Pippo Baudo, per questo.

Secondi e terzi due cantanti bravi, che però non faranno molta strada: Antonella Arancio, provvista di una bella voce con “I ricordi del cuore” e Danilo Amerio, “Quelli come noi”, dalla stazza notevole, che sarà più famoso come paroliere che come cantante. Più merito va a: Daniela Colace (eliminata) con “Io e il mio amico Neal”, una bella canzone folk americana e i Baraonna, bravissimo complesso vocale, coi “Giardini di Alhambra”. Si fanno notare la corista dell’orchestra italiana di Renzo Arbore, con una bellissima voce e “Il mondo è qui” (che sarà però handicappata, nella sua carriera, da una brutta vicenda famigliare) e la giovane Lighea, con la sua grintosa “Possiamo realizzare i nostri sogni”, che si dovrà accontentare de sottobosco musicale. Grande successo, anche se scarso posto in classifica, avranno invece due artiste. La prima è toscana, bellissima ragazza e con una grinta e con una voglia di vivere sul palco (la seconda la dimostrerà più tardi), Irene Grandi, che porta un bel pezzo, “Fuori”. Ora è sempre prima in Hit Parade coi suoi dischi. La seconda è romana, figlia di un famoso musicista, forse non bellissima ma particolare, uno scriciolo di ragazza ma con molta potenza vocale; il nome è già tutto un programma, Giorgia (il padre è un gran fan di Ray Charles e chiama la figlia come “Georgia on my mind”). la ragazza possiede una straordinaria voce blues e porta un bel pezzo, anche se difficile al primo ascolto, “E poi”. Anche la sua carriera, seppur con qualche diversità, sarà scintillante come quella di Irene Grandi.

Alla fine è giusto denotare un caso di vita più che un semplice caso di cronaca. Tra i Big italiani era presente anche un giovane ragazzo dall’aria pallida e macilenta, Alessandro Bono. Portava una buona canzone, “Oppure no” ma quasi senza voce e stonando anche un po’. Entra sul palco la prima sera masticando una gomma, al che Baudo gli spiega di buttarla e lui la butta per terra;.il cantante dopo Paolo Rossi (che viene dopo di lui) la calpesta. Solo poco dopo si verrà a sapere che la sua voce non era bassa e non era stonato ma era soltanto la terribile malattia, l’AIDS, che lo porterà via poco dopo.