a cura della Redazione di Club50-Plus


Il senso di colpa è una tattica manipolativa attraverso la quale una persona insinua in un’altra sentimenti di colpa e cerca di controllarne il comportamento.

Tutti noi ci siamo sentiti, per un motivo o per l’altro, in colpa per qualcosa nei confronti di un famigliare, un partner o un amico. È un sentimento che lascia amareggiati ed esausti psicologicamente e che dobbiamo imparare a gestire per proteggere la nostra sfera emotiva e ridurne l’impatto che ha sulla nostra vita.

Colpa: efficace ma dannosa.

Il senso di colpa, se considerato con leggerezza, può sembrare inoffensivo. Così, una madre può far sentire il figlio o il marito in colpa per non aver apprezzato la cena, sospirando e ricordandogli il tempo perso a prepararla. O ancora, un ragazzo potrebbe far sentire in colpa la sua innamorata per non aver partecipato a un evento sportivo con lui, lasciandole capire che il suo rifiuto viene interpretato come un disinteresse a condividere le cose per lui importanti.

E come reagiscono in questi casi i così detti “colpevoli”? Finendo con un sospiro e mal volentieri la cena o accettando di partecipare all’evento sportivo, senza considerare che nei casi più gravi, il peso e gli effetti della colpa si accumuleranno nel tempo. Usare il senso di colpa come mezzo per affermarsi è manipolatorio e compulsivo. Se nel breve termine può funzionare, questa strategia può però portare ad un allontanamento della persona che, troppo colpevolizzata, finirà per sentirsi profondamente amareggiata.

Sono interessanti i risultati di uno studio che ha evidenziato invece che solo il 2% di coloro che hanno scatenato sentimenti di colpa ha previsto l’amarezza come possibile conseguenza del proprio comportamento. Ciò dimostra che coloro che manipolano gli altri con tattiche basate sul senso di colpa, raramente percepiscono le conseguenze negative delle loro azioni. Molti si concentrano solo sul raggiungimento del risultato che desiderano; ferire l’altra persona è raramente il loro obiettivo.

Riconoscere la manipolazione.

Generalmente sono proprio le persone più vicine a noi quelle più in grado di farci sentire colpevoli di qualcosa. Spesso si comportano in modo assillante, ricorrendo a un linguaggio o ad azioni melodrammatiche. Ad esempio, tendono a citare episodi passati in cui sono stati di aiuto all’altra persona e in virtù dei quali si sentono in diritto di esigere un comportamento che ricambi loro il favore. Usano vocaboli come “sempre”, “mai”, “niente” o “tutto”, tendono a ragionare in termini di “bianco o nero”, affermano di “aver bisogno” del vostro aiuto, accusando di disinteresse nei loro confronti chi non faccia ciò che chiedono.

Bisogna tenere presente che la comunicazione che fa leva sul senso di colpa, raramente riflette la verità in modo equilibrato. Aiutare gli altri non dovrebbe essere una dinamica di quid pro quo, per questo è sbagliato pretendere di ricevere qualcosa in cambio per un’azione fatta, a rigor di logica, per il piacere di farla.

Come combattere i sensi di colpa.

Chi ci fa sentire in colpa, di solito lo fa perché funziona. Anche se non siamo sempre in grado di porre fine a questo comportamento, invece di subirlo passivamente, possiamo affrontare l’argomento apertamente, dato che, come per la maggior parte dei problemi interpersonali, la comunicazione rimane la chiave principale per ridurre i comportamenti stressanti e il loro impatto sulla nostra vita. Spieghiamo alla persona che capiamo che il suo atteggiamento è finalizzato ad ottenere un nostro certo comportamento di risposta. Facciamogli sapere che ci fa sentire colpevoli e tristi, e che pur accondiscendendo ai suoi desideri, non ci sentiamo a nostro agio e che anzi, questo tipo di interazione sta minando la relazione e ci sta allontanando, contro la nostra volontà.

Mettiamo in chiaro che preferiremmo ascoltare in modo diretto ciò che desidera da noi, e che desideriamo il rispetto della nostra decisione, anche in caso di rifiuto. Spieghiamogli che non sempre siamo d’accordo pur facendo ciò che desidera, ma se lo facciamo, sarà di nostra spontanea volontà.

Purtroppo non è sempre facile far cambiare atteggiamento alle persone, tanto più che in molti casi, il far sentire in colpa un’altra persona, serve a mascherare i propri sentimenti di tristezza, paura o frustrazione cercando di piegare una persona alla loro volontà nel tentativo di sentirsi meglio con sé stessi.

Non dobbiamo ritenerci in obbligo di “salvare” qualcuno solo perché vuole essere salvato. È importante fare affidamento sulla propria forza interiore. È nostro diritto dire semplicemente “no” a tutto ciò che ci fa sentire inutilmente in colpa o a disagio che nel lungo termine può trasformarsi in rabbia e stress nel momento in cui ci realizziamo di seguire la volontà altrui invece che la nostra. È meglio essere sinceri con se stessi e, anche se può essere difficile respingere qualcuno, probabilmente ci risparmierà di dover fare i conti con noi stessi in seguito.

Il senso di colpa colpisce maggiormente persone con scarsa autostima sulla quale è dunque importante lavorare per imparare a difendere sé stessi. Se si mostrano segni di debolezza o di insicurezza, è molto più probabile che si venga sopraffatti. Impariamo a far valere noi stessi e le nostre convinzioni!

Fonte : Club50-plus.it – art. a cura di Emilia31