a cura della Redazione Digitale di MotoSportWeb


1957, un anno che mise la parola fine ad un’epoca felice per i colori italiani; infatti alla fine di quella trionfale stagione per piloti e costruttori tricolori – Tarquinio Provini (Mondial 125), Cecil Sandford (Mondial 250), Keith Campbell (Moto Guzzi 350) e Libero Liberati (Gilera 500) – le tre case iridate aderiranno allo scellerato “patto d’astensione” lasciando la sola MV Agusta quale argine all’invasione giapponese,un pilota che a distanza di tempo potrebbe essere ricordato come una meteora ma che fu tradito dal suo sogno di ritornare in sella alla Gilera e che nell’inseguire questo suo sogno andò incontro ad un infausto destino.

Liberati era nato il 20 settembre del 1926 a Terni, nota come la “Città dell’acciaio” a causa delle sue importanti acciaierie. Per questo viene ricordato, con la retorica tipica di quei tempi, come il “Cavaliere d’acciaio”; altri ricordano che il motivo era quello di sottolineare la rivalità con un altro grande campione di motociclismo, Duke che era conosciuto come il “Duca di Ferro”. Incomincia la sua attività agonistica nel 1944 partendo, come tanti altri dell’epoca, dalle gare in salita; vincerà la sua prima gara nel 1947. Nel 1950 ha un primo timido approccio con il motomondiale partecipando al GP delle Nazioni a Monza con una Guzzi 500 arrivando 22esimo.

Passa poi alla Gilera con la quale, nonostante alcune brillanti stagioni sul territorio nazionale che sfoceranno in due titoli tricolori nel ’55 e nel’56, non otterrà risultati particolarmente interessanti nel motomondiale fino a “sbloccarsi”  vincendo la sua prima gara iridata con la Gilera 350 e giungendo secondo nella 500 alle spalle del compagno Duke al Gran Premio delle Nazioni del 1956. Da quel momento Liberati è a tutti gli effetti un pilota del motomondiale, compagno di squadra di Geoff Duke avendo come avversari piloti del calibro di Bandirola, Campbell, Dale, Hartle, Masetti, Mc Intyre, Milani, Minter, Montanari, Sheperd, Surtees,  Zeller.

E Liberati non si lascia sfuggire l’occasione del colpaccio. Nel 1957, complice anche un infortunio che priva la fase iniziale del Campionato della presenza di Duke, il campione ternano trionfa nella classe regina vincendo 4 Gran Premi (Germania, Belgio, Irlanda e  Italia) lasciando le briciole al compagno Mc Intyre (sostituto di Duke) che si aggiudica il Tourist Trophy  e a Surtees (MV Agusta) che vince ad Assen. Quell’anno si classificò anche terzo nella classe 350.

Il suo capolavoro lo realizzò nella prima gara stagionale mettendo a segno sull’asfalto bagnato di Hockenheim la doppietta nelle classi 350 e 500. A dispetto della pubblica opinione che lo vedeva limitato sulle superfici umide vinse la gara delle 350 nonostante un volo a metà gara; rialzatosi, si impegnò in un inseguimento forsennato risalendo fino alla testa della gara. Dolorante per le ferite riportate nella caduta, dovette essere portato a braccia al via della classe 500. E ancora una volta regalò al pubblico presente una favolosa impresa; nonostante le ferite tenne testa al compagno ed avversario Mc Intyre che avrebbe voluto rifarsi della sonora sconfitta subita nella gara delle 350. Quando il cielo si aprì asciugando la pista la sfida si accese e fioccarono i record fino al giro record di 208, 500 Km/h stabilito da entrambi che chiusero la gara al fotofinish con Liberati per un soffio davanti allo scozzese. A causa delle ferite riportate nella gara delle 350 Liberati fu costretto a rinunciare al Tourist Trophy. Poi a Monza sarà il trionfo e per avere un altro italiano iridato nella 500 dovremo aspettare il titolo di Giacomo Agostini nel 1966.

In realtà il risultato del Gran Premio del Belgio era stato contestato perché prima del via Liberati aveva sostituito la sua moto con quella del compagno di squadra Bob Brown senza aver seguito la prassi regolamentare. I commissari di gara demandarono alla Federazione la decisione in merito, decisione che arrivò solamente nel gennaio del 1958 e che rigettava il reclamo e pertanto omologava la classifica ottenuta in gara. Decisione comunque ininfluente ai fini del Campionato che era stato letteralmente dominato da Liberati.

Tutto lasciava presagire un entusiasmante 1958 quando invece venne annunciato il famigerato, ma io preferisco definirlo scellerato, patto d’astensione di Gilera, Guzzi e Mondial. Ma Liberati, fiducioso nel ritorno alle competizioni della Gilera cui si sentiva particolarmente legato, continuò a gareggiare, dal 1958 al 1961, con una privatissima Saturno 500 monocilindrica della casa di Arcore. Nel 1959 il pilota ternano partecipò al mondiale della 250 con una Morini.

Nel 1962 la Gilera annunciò il ritorno alle competizioni e Liberati iniziò ad allenarsi per farsi trovare in piena forma per l’inizio della stagione. Ma il 5 marzo 1962, uscito per un allenamento sulla Strada Statale 209 Valnerina, scivolò sulla strada bagnata all’altezza della curva di Cervara, urtando violentemente contro la parete rocciosa. Inutili furono i tentativi di salvargli la vita.

L’anno dopo, il 1963, le agognate Gilera 500/4 scesero in pista gestite dal team Duke ed affidate alla guida di Derek Minter e John Hartle.

Liberati cadde precisamente tra le località Vocabolo Valle e Cervara; nel luogo esatto dell’incidente venne posta una lapide in ricordo del campione ternano. Nel 2010 la lapide venne spostata di 50 metri circa più avanti dal luogo dell’incidente per modifiche alla viabilità.

Il sindaco di Terni, in occasione del funerale, lo commemorò con: “Tu, ardito cavaliere del nostro tempo, ci indichi una meta lontana, l’approdo glorioso di una vita fortemente e seriamente impegnata...”