a cura della Redazione di Club50-Plus


Quando un matrimonio finisce, capita che i coniugi decidano di continuare a vivere insieme come separati in casa. Si tratta di un fenomeno che ha avuto un’ampia eco negli anni ’80, anni in cui le separazioni iniziarono a diventare statisticamente significative, ma verso il quale si sta tornando in questo periodo di crisi economica.

Non tutti possono permettersi una nuova casa al termine di una relazione.

Ma non è solo una mera questione finanziaria: come quando ci sono figli di mezzo e si tenta di trovare una soluzione di compromesso, oppure nei casi in cui, appurato che l’amore è finito, si prova solo a “raccogliere i cocci” e a restare in buoni rapporti con la persona che, da marito/moglie, si trasforma a quel punto in un semplice coinquilino.

Separarsi è una scelta difficile, che richiede fermezza e determinazione e capacità di adattamento, ma decidere di vivere da separati in casa, è ancora più complesso. La situazione presenta dei vantaggi ma anche numerosi svantaggi, primo fra tutti il rischio di non riuscire a rifarsi davvero una vita e restare legati per anni a una condizione che di fatto non esiste.

Mettere la parola fine non è mai facile.

Quando una coppia si rende conto di non avere più un progetto condiviso, quando il partner è diventato praticamente un estraneo, quando ci si è provato e riprovato ma proprio non va o, peggio, quando esiste un’altra persona, da una parte o dall’altra. La fase della separazione spesso è molto dolorosa sia da parte del coniuge che prende l’iniziativa che dell’altro che di fatto la subisce.Normalmente, ognuno prende la sua strada e nel giro di mesi o pochi anni, si ottiene l’annullamento del matrimonio o si finisce davanti al giudice per firmare il divorzio.

Se si resta nella stessa casa, invece, il processo di separazione avviene più lentamente, il che implica tempi più lunghi per prendere le decisioni e di conseguenza, per la ripresa, tanto che a volte capita di sentirsi affondare lentamente in una palude.

Perché separati in casa?

Dietro questa decisione ci sono problemi di diverso tipo, da quelli economici o organizzativi o problemi “emotivi” legati alla presenza di figli piccoli. A queste motivazioni, se ne è recentemente aggiunta ancora un’altra -la pandemia da Coronavirus- che, da un anno a questa parte, rende praticamente impossibile a molte coppie in crisi, di prendere strade diverse, costringendole a condividere il tetto coniugale contro la loro volontà. E le spesso tragiche conseguenze di questa situazione, le possiamo leggere quotidianamente sui giornali. 

Il racconto di una nostra iscritta.

Barbara, una nostra iscritta, che avevamo intervistato in occasione di un sondaggio, ci ha spiegato le ragioni della decisione di continuare a vivere con suo marito nella stessa casa, nonostante si fossero separati.

Barbara racconta:

“Cosa, vi siete lasciati? Perché? Siete proprio una bella coppia!”.

Ho sentito queste frasi più spesso dopo la mia rottura un anno fa. E tante volte mi sono trovata a cercare di spiegare perché abbiamo deciso di continuare a vivere sotto lo stesso tetto da separati.

Sempre gli stessi commenti: “Beh, io non potrei proprio… Perché non lo mandi via di casa?”. Ma perché avremmo dovuto smettere di vivere insieme? Il nostro rapporto non si è rotto a causa di litigi estenuanti o continui. Come per tante altre coppie sposate da tanti anni, i nostri sentimenti, la gelosia e la passione si sono spenti silenziosamente.

Per fortuna, entrambi la pensavamo allo stesso modo. Ci vogliamo bene, ci rispettiamo, ma non ci desideriamo più da molto tempo. Ci siamo semplicemente adattati nella routine giornaliera.

Poi è arrivato il momento della consapevolezza e la presa di coscienza di aver perso qualcosa di importante. Un giorno ho letto questa frase: “Non è la morte che devi temere, è la cattiva vita…” e, a 45 anni, ho trovato la forza di staccarmi, e smettere di rimanere aggrappata a qualcosa che era diventato poco più che una facciata dietro la quale c’era il vuoto.

Attualmente, viviamo insieme, mangiamo insieme, viaggiamo con i bambini. Lui fa le piccole riparature domestiche, io gli lavo i vestiti e dormiamo separatamente. Per il resto ognuno fa la propria vita. Se voglio andare via per il fine settimana, lui rimane con i bambini. Allo stesso modo, se lui non c’è per qualche giorno, prendo io il suo posto. Naturalmente, dietro la nostra decisione di continuare a vivere insieme c’è stata la difficoltà di dire la verità ai bambini. Abbiamo discusso se dirglielo o meno, ma al momento abbiamo deciso di non farlo. Io stessa sono figlia di un divorzio e ricordo esattamente ciò che volevo di più all’epoca: che i miei genitori andassero d’accordo e stessero insieme. 

Che si “amassero” o meno, per me non aveva importanza.

I nostri ragazzi hanno sperimentato – e accettato in silenzio – il nostro lento allontanamento. Non ci conoscono come una coppia che litiga ferocemente, ma nemmeno come una coppia profondamente innamorata. Quello che conta per loro è che non hanno dovuto fare a meno di nessuno dei due.

Separati in casa: gli svantaggi.

Dal racconto di Barbara sembra che tutto si possa risolvere in modo facile e armonico. La realtà può però essere in molti altri casi assai diversa.  Continuare a vivere nella stessa casa dopo aver sancito la fine di un rapporto comporta anche numerosi svantaggi.

 Solitamente uno dei due si trasferisce sul divano oppure nella stanza degli ospiti e non sono rari i casi in cui si continua a condividere anche il letto matrimoniale, evitando ovviamente qualsiasi contatto.

Si diventa estranei ma si resta familiari e conosciuti.

Questo può causare confusione e di difficoltà di adattamento. Si è distanti ma ancora troppo vicini. Davanti ai figli inizialmente sembra non cambiare nulla, anche se presto si accorgeranno della distanza tra i genitori e cominceranno a fare domande.

Il problema è che spesso le coppie si lasciano proprio perché hanno problemi a comunicare e a relazionarsi, e quasi sempre sono proprio i figli a fare le spese degli inevitabili conflitti dovuti alla innaturale convivenza.

Un altro svantaggio è dato dalla mancanza di libertà.   

Si è meno predisposti a creare nuovi rapporti, a contattare nuove persone e, anche se l’amore è finito, si tende ad esercitare il controllo sull’ altra persona in modo poco sano o equilibrato. In alcuni casi, si può addirittura parlare di gelosia vera e propria, sebbene non abbia alcuna ragione razionale di esistere ancora. 

E in una situazione simile diventa davvero difficile riuscire a voltare pagina.

Poche regole, ma chiare.

Se il voler restare nella stessa casa da parte dei coniugi non è una scusa per non dover affrontare la realtà delle cose, ma è una decisione motivata, allora stabilire qualche regola di convivenza può certamente essere di aiuto.

Innanzitutto, è necessario prendere atto e accettare la situazioneQuando finisce un rapporto sentimentale, niente sarà più come prima, la vita insieme è terminata. Si resta insieme per il bene dei bambini, ma ciascun partner dovrà creare nuove opportunità di relazione e conoscenza per sé stesso

In secondo luogo, è fondamentale persuadersi che nessuno ha ragione totalmente o completamente torto. In un matrimonio fallito le colpe vanno divise, solo così si potrà mettere da parte la rabbia e il risentimento e trovare un nuovo inizio.

Fonte : Club50-plus.it – art. a cura di Emilia31