di Felice Nicotera


C’ERA UNA VOLTA IL VIALE DEI PLATANI

Da un vecchio numero del Ponte nuovo del 2008, un articolo, a firma di Angelo Mulieri e Francesco Longo, “L’edilizia picentina e le sue regole”, attira la mia attenzione. Tra le tante cose interessanti, si parla anche dei doppi filari di platani che esistevano in via Alfani, in Corso Umberto e in via Picentia. Nel vedere la suggestiva immagine di quei platani attraverso vecchie fotografie, ho avuto un profondo tuffo al cuore, pensando con tristezza e nostalgia a come la bellezza delle nostre terre sia stata sacrificata per sgombrare ogni ostacolo sul cammino dell’inarrestabile cementificazione e della costruzione di orribili case.

La parte dell’articolo su cui la mia attenzione è concentrata, così recita: “Nell’anno 1954 era sindaco don Silvestro Crudele (DC); l’assessore ai Lavori Pubblici, Mario Del Mese (DC), propose un nuovo Regolamento Edilizio Comunale (le precedenti norme risalivano al 1912). Esso fu approvato nel 1956. Un anno dopo, lo stesso assessore fece tagliare, affinchè non dessero ostacolo alle case già costruite o da costruire, i doppi filari di platani di via Alfani e di via Picentia; questi ultimi che arrivavano da Cannicelle fino a S. Antonio, formavano un maestoso tunnel verde, piantati all’epoca del primo Sindaco, l’avvocato Amedeo Moscati, nel 1913”. Stimolato da questa lettura, ho potuto appurare, con enorme rimpianto, che questo ombreggiato viale era tra i più belli d’Europa, oggetto di ammirazione per i tanti visitatori che transitavano per Pontecagnano e che aveva interessato numerosi osservatori, scrittori e celebrità.

C’è anche una particolare connotazione simbolica legata agli alberi come elemento della conoscenza. Sono comuni i miti di persone che hanno delle qualità particolari di divinazione collegati con gli alberi e siedono sotto gli alberi, sono legati a qualche albero sacro. Gli alberi più antichi hanno la figura della sapienza, della saggezza, della carica conoscitiva che viene dal mondo antico. Quindi, in qualche modo, l’albero è un segno divino, è un segno di presenza al punto che, in alcune culture, gli alberi erano i luoghi tipici del culto. In alcune religioni venivano venerati gli alberi sacri. Nel mondo germanico, celtico in genere, l’albero è un po’ il centro della religiosità. I druidi – i sacerdoti della cultura celtica – erano fortemente legati al mondo degli alberi, della vegetazione; i vari santuari erano caratterizzati da alberi sacri. In questo modo l’albero – sentito come presenza divina – diventa protezione. Pensate alle condizioni del sole forte nella quale l’albero offre una difesa, una protezione.” Nel rivedere, attraverso le affascinanti immagini d’epoca, la bellezza di quei fittissimi filari di alberi maestosi che sono rimasti nel cuore e nel sentimento popolare di tutti i pontecagnanesi siamo colti da profonda emozione.

Un vero monumento vegetale che caratterizzò le nostre terre in una stagione irripetibile, ricca e feconda, che non possiamo fare a meno di rimpiangere, mortificati da questo desolante presente di cemento, di quartieri dormitori e nuovi santuari, su cui occorrerebbe riflettere.