a cura della Redazione di Club50-Plus


Il sempre un po’ trascurato senso dell’olfatto, ha avuto la sua rivincita proprio durante il periodo della pandemia di Corona virus, quando, intimoriti di poterlo perdere, abbiamo cominciato a parlarne e a riconoscerne la giusta importanza.

È un senso di cui sappiamo molto di più rispetto a un anno fa.L’olfatto può rigenerarsi, può essere allenato, e a volte la sua perdita è un segno di grave malattia.

Provate a tenere gli occhi chiusi e mettere dei tappi nelle orecchie. Cosa sentite? 

Una persona cara che si avvicina, una pasta fumante con il pesto appena cucinata, l’erba appena tagliata nel prato di fronte alla finestra…? E se la percezione di questi odori scomparisse nel corso degli anni, o, anche questo è possibile, da un giorno all’altro? Sarebbe terribile. Sebbene il lontano ricordo venga immagazzinato nel cervello, la sensazione concreta non sarebbe più recuperabile.  

Quanto è importante questo senso nella nostra vita quotidiana?

Per anni, ci siamo posti queste domande solo raramente e normalmente. L’olfatto non era esattamente il principe dei i sensi e, né riscuoteva l’entusiasmo dei ricercatori e l’interesse della gente comune. Ci sembra infatti di non averne bisogno assoluto per molte situazioni della vita.  Riteniamo più importante la vista per godere delle cose importanti e piacevoli (volti delle persone care, la lettura, i tramonti, i colori) o l’udito per sentire suoni che ci riscaldano il cuore o ci avvertono di un pericolo (le risate dei bambini, una sonata di Franz Schubert, una sirena nel traffico).

Chi chiude gli occhi sente cosa vuol dire non vedere; chi si copre le orecchie sente cosa vuol dire non sentire. Se questi sensi diminuiscono, si diventa ciechi o sordi. Non esiste invece una parola per una persona che non può odorare; è una condizione difficile da comprendere che gli esperti la chiamano “anosmia”.

E quindi non sorprende che nel 2018, in un sondaggio statunitense volto a tracciare una sorta di classifica dei sensi umani preferiti, il 70% degli intervistati abbia risposto che diventare ciechi era per loro l’idea più terrificante, mentre non essere più in grado di odorare sarebbe stato grave solo per il 2%. Qualche anno prima, in un altro sondaggio, il 53% dei giovani intervistati tra i 16 e i 22 anni, aveva addirittura affermato che avrebbe preferito rinunciare al proprio olfatto piuttosto che a dispositivi tecnologici come il computer portatile o il telefono cellulare, risultato che ha portato a qualche riflessione pessimista sull’evolversi della nostra cultura, ma niente di più.

L’olfatto ha una caratteristica speciale: può rigenerarsi.

Questo senso trascurato, se così si può dire, nell’ultimo anno ha fatto una “carriera” straordinaria. Naturalmente, questo ha a che fare con il virus, ma va anche oltre. Con l’inizio della pandemia, i ricercatori si sono inseriti nella rete del Global Consortium for Chemosensory Research, in cui più di 650 scienziati si scambiano informazioni su diverse discipline: Quanto durano i sintomi? Quante persone sono permanentemente incapaci di odorare dopo aver contratto il Covid? E come si spiega questo fenomeno?

Un esperimento.

Kathrin Ohla, psicologa e neuroscienziata del Forschungszentrum Jülich e cofondatrice del consorzio, ha condotto degli studi online con gruppi di controllo e persone risultate positive al Covid. L’anno scorso è stato di gran lunga il più impegnativo, dice al telefono, ricordando le conferenze sull’argomento dei tempi passati, quando raramente c’erano più di mille partecipanti.

Il gruppo di auto-aiuto su Facebook “AbScent”, in cui le persone colpite da anosmia, si sono scambiate informazioni, è cresciuto di più di 23.000 persone in pochi mesi. Il senso, o la sua mancanza, fa ormai parte della vita quotidiana nei tempi della pandemia. Quasi tutti conoscono qualcuno per il quale l’aroma del caffè aveva improvvisamente lo stesso odore di una chiara d’uovo: nessuno.

Le caratteristiche dell’olfatto.

L’olfatto ha alcune caratteristiche speciali che lo distinguono dagli altri sensi. 

È l’unico che non può svegliarti dal sonno (da qui i rilevatori di fumo). Non solo può essere affinato e allenato, ma spesso può rigenerarsi, grazie alla riproducibilità delle cellule olfattive. Quindi, una volta perso, possiamo sperare di recuperarlo. E può essere anche allenato, come avviene per coloro che sono usciti dal Covid, alle quali viene consigliato di esercitarsi annusando profumi come la cannella, i chiodi di garofano o l’eucalipto più volte al giorno.

Un allenamento speciale.

Anche annusare il caffè ogni mattina prima di berlo è già un buon modo per allenare l’olfatto. Ma anche per le persone sane un tale allenamento olfattivo può essere importante. Modificando per qualche settimana la priorità di importanza che diamo ai nostri sensi – meno occhi e orecchie, più naso – possiamo renderci conto di quanti stimoli olfattivi ci passano letteralmente “sotto il naso” ogni giorno senza che ce ne accorgiamo. Si tratta per ora di un auto-esperimento fattibile al chiuso dove sono comunque limitati gli altri stimoli audio visivi.

Come funziona? Al mattino, per due settimane, prima di sorseggiare il vostro cappuccino (o il tè, o altro), annusatelo attentamente. Che odore ha? Un po’ muschiato, terroso, scuro. E il latte? Si può filtrare l’odore? Un giorno dopo l’altro, impareremo a riconoscere sempre più odori, avremo l’impressione che le sfumature che si percepiamo di giorno in giorno diventino più fini, più precise e anche più varie.

Gli esercizi di annusamento del caffè nascono da un’idea di Kathrin Ohla e dei suoi colleghi del consorzio. Hanno sviluppato un test online con il quale chiunque può testare il proprio olfatto e affinarlo allo stesso tempo. Se le persone prestassero un’attenzione sempre più regolare alla loro capacità di annusare, noterebbero rapidamente qualsiasi cambiamento significativo. Allora, più di quanto non facciano ora, potrebbero rilevare precocemente un’infezione da Covid 19 attraverso l’autotest olfattivo. A seconda degli studi, fino all’80% delle persone che soffrono di Corona perdono la loro capacità di odorare; non è solo un sintomo comune, ma, cosa più importante, spesso un indicatore precoce.

Quando la maggior parte delle persone associava ancora Corona a una marca di birra e le immagini di Bergamo erano un ricordo lontano, gli italiani stavano già digitando su Google termini di ricerca come “perdita” e “odore” con una frequenza impressionante; la stessa cosa è avvenuta in Spagna, poco tempo dopo. Johannes Frasnelli ha osservato e studiato questo fenomeno e, dopo anni di ricerche sull’olfatto all’Università del Quebec, con l’aiuto di una meta-analisi, ha scoperto, per esempio, che il 90% di tutte le malattie di Alzheimer e Parkinson sono associate a una perdita precoce dell’olfatto.

Nel libro “Annusiamo meglio di quanto pensiamo”, Frasanelli fornisce argomenti contro l’idea comune che gli esseri umani siano piuttosto poveri di fiuto. In alcune categorie, dice, gli umani sono persino superiori ai cani quando si tratta di fiutare, ad esempio, singoli alimenti “Per noi, l’odore dei lampioni non è importante, ma lo è cosa e come mangiamo”. Qualche anno fa, è stato condotto un singolare studio che ha messo a confronto l’olfatto umano e quello canino: 32 volontari hanno dovuto strisciare attraverso un prato come animali quadrupedi e seguire una traccia profumata di cioccolato. Ben due terzi dei partecipanti è riuscito a fiutare e seguire l’odore. Ne risulta che l’uomo non solo può annusare abbastanza bene, ma può anche ottenere dall’olfatto informazioni che in altri modi verrebbero perse.

Le persone che si odorano hanno più probabilità di innamorarsi e, se nel letto viene messa una maglietta che ha l’odore della mamma o del papà, i bambini dormono meglio.

Inoltre, certi odori rimangono legati per sempre a ricordi concreti: la torta della nonna, lo scantinato del primo appartamento, il detersivo nella maglietta del primo amore…

Il ricercatore Johannes Frasnelli è certo che anche il periodo del Corona virus lascerà tali tracce nella nostra memoria olfattiva. Forse quelle delle spezie esotiche che abbiamo iniziato ad usare dilettandoci in cucina durante i due lunghi lockdown?!

Adesso però siamo pronti a partire: ci aspettano l’inebriante profumo del mare, il pungente odore del fieno in montagna e l’inconfondibile ( a chi piace) olezzo del lago.

Fonte : Club50-plus.it – art. a cura di Emilia31