a cura della Redazione GreenMe


È possibile combattere la solitudine? Certamente sì. È necessario però armarsi di buona volontà nell’applicare gli antidoti e puntare anzitutto su se stessi. Infatti, la maggior parte dei fallimenti non deriva dall’inefficacia delle tecniche quanto piuttosto dalla tendenza ad aspettarsi tutto dagli altri e da una dose di negligenza e sfiducia nel mettere in atto le soluzioni.

È paradossale: proprio oggi che viviamo in una società in cui abbiamo a disposizione sempre più strumenti per sconfiggere la solitudine: social, messaggistica, chiamate e video chiamate ma in realtà ci sentiamo molto più soli. Come combattere questa condizione? Cosa fare quando ci si sente vuoti dentro?

Molti scelgono di rifugiarsi nelle vecchie dipendenze, alcuni si rifugiano nell’alcool, altri ancora scelgono la via dei paradisi artificiali, ma nulla di tutto questo è sufficiente per colmare il vuoto che echeggia interiormente.

Bisogna, invece, approfittare di questi momenti per cercare di riappropriarsi di se stessi, di amarsi nuovamente: una volta che si scenderà a patti con se stessi e si riconoscerà il bisogno di avere una propria ricca interiorità, il problema sarà risolto per il meglio.

In linea di massima si possono individuare tre tipi di solitudine: quella affettiva, quella sociale e, infine, quella intenzionale

La solitudine affettiva si verifica, ad esempio, ogni volta che subiamo un lutto emotivo o una perdita che ci costringe necessariamente a fare in conti con una mancanza che non può essere ripristinata, è il caso dei lutti o delle separazioni.

La solitudine sociale generalmente riguarda il senso di appartenenza e il bisogno di accettazione da parte di un determinato gruppo, come ad esempio nell’ambito lavorativo, scolastico, etc.

La solitudine intenzionale è propria di coloro che coscientemente decidono di familiarizzare il più possibile con se stessi, magari scendendo a patti con i propri demoni, e decidono di accogliere appieno un desiderio di riscoperta di sé.

La solitudine interiore è una condizione psichica e mentale particolarmente nociva, perché quella sensazione di vuoto che si avverte durante tutto l’arco della giornata è sempre con noi e qualunque sia il metodo usato per contrastarla niente sembra avere efficacia.

Vista con gli occhi degli esperti, la solitudine è una condizione umana che viene affrontata secondo un’ottica ambivalente tendente a distinguere tra buona e cattiva. La solitudine cattiva è quella in grado di prosciugarci l’anima a poco a poco e di renderci pallide ombre di quello che eravamo, preda soltanto di paure e angosce ed è questa forma che bisogna combattere tenacemente riscoprendo se stessi e l’opportunità di ricominciare e di aprirsi alla vita con rinnovata speranza e forza. La solitudine buona, invece, è quella che ci consente di entrare in sintonia con noi stessi, è quella forma d’isolamento che a volte nella vita può essere essenziale per focalizzarsi su ciò che è veramente importante perseguendo solo le cose in grado di farci sentire bene.

Quel che è certo è che la solitudine può essere percepita diversamente da ognuno trovando la propria presunta causa in fattori diversi: timidezza, assenza di amici, la propria inadeguatezza a socializzare, l’essere troppo brutti o diversi, la carenza di affetto, eccetera.  Sono tutte tesi accettabili ma al contempo incomplete. Ogni limite percepito viene forgiato nell’infanzia attraverso le esperienze, le quali generano delle sensazioni che si cristallizzano in convinzioni circa quello che siamo e desideriamo.  Questa percezione viene confermata ogni giorno con delle spiegazioni personali e pensieri circolari (i discorsi che ci facciamo in testa) fino a consolidarsi come un dato di fatto.

La solitudine, quindi, non dipende affatto dal circondarsi di persone, amici o della persona amata. È una questione mentale che richiede un cambiamento del modo di sentire e dunque di pensare. Qualunque trucco fallisce se non c’è una modificazione a livello della struttura del pensiero. I consigli che troverai, benché utili ed efficaci, richiedono di una trasformazione interiore che puoi sviluppare con tecniche di crescita personale, intelligenza emotiva, metodi per accrescere l’autostima eccetera.

Se si crede di avere una personalità problematica, non è possibile uscire da questo ginepraio. Se persevererai nel mantenere questa convinzione allora sarai destinato a conservare indefinitamente questa percezione. È fondamentale prima di tutto prendere il controllo del circolo vizioso in cui siamo caduti, prendersi cura della propria individualità, dedicarsi alle proprie passioni, instaurare delle relazioni vere e profonde basate su sentimenti reali e coccolare il proprio io, sono tutti elementi capaci di fare la differenza e di assicurare una migliore qualità della vita in generale.

Solitamente abbiamo molte aspettative riguardo agli altri ed il loro comportamento o a ciò che dovrebbe accadere di positivo nella propria vita. Da qui il passo verso la delusione è breve. Devi accettare l’idea che soltanto tu puoi cambiare le cose, ma ciò richiede un cambiamento da parte tua. D’altronde la solitudine è un’esperienza personale che può trovare il proprio scioglimento solo in un cambiamento interiore.

Fai nuove attività dove incontrare persone. La scelta è vasta: palestre, scuola di ballo, attività di volontariato, spettacoli teatrali, conferenze a tema, cinema, concerti, viaggi organizzati, corsi di fotografia, di pittura, eccetera. In base alla tua età trovi un vasto assortimento di possibilità. Qualunque sia la tua scelta devi cercare di interagire con le persone che incontri.

In qualunque nuova esperienza, devi crearti nuove conoscenze prendendo l’iniziativa. La timidezza potrebbe ostacolarti creandoti la sensazione di non poter fare il primo passo ma tu prova a fare il primo passo.

Ricorda che le persone scelgono gli amici in base ad un interesse condiviso. Devi dunque sviluppare più interessi e conoscenza: saranno questi ultimi a fare da magnete. Tieniti informato, leggi libri (non solo romanzi ma anche saggistica), coltiva qualche hobby come la pittura, la musica, il canto, la fotografia, il bricolage, il ricamo, la storia.

Sviluppare interessi non serve solo ad essere più attraenti, ma soprattutto ad essere attratti a qualcos’altro oltre la compagnia di persone. Immergiti in passioni così da nutrire il tuo cuore a godere delle cose che hai e che fai.

Chi soffre di solitudine manifesta anche sentimenti di afflizione, tristezza e infelicità. Una delle ragioni è che ci si aspetta di essere amati, ricercati e considerati. Ma così facendo ci bruciamo proprio questa opportunità poiché nel ricercare affetto comunichiamo malessere così che le persone attorno a noi si sentiranno obbligate e fanno un passo indietro. Se viviamo con un dolore perenne rischiamo di attirare degli infermieri e non degli amici. L’infelicità diventa a quel punto inevitabile. La soluzione è dunque quella di non pretendere di essere amati, cioè di non metterci al centro del mondo. Se invece mettiamo al centro il benessere dell’altro ecco che ci attiveremo nell’essere più disponibili, più gentili, comprensivi, empatici e simpatici. Questi sono degli ingredienti molto invitanti per gli altri. L’amicizia è alle porte.

A parte hobby e interessi da coltivare, occupa il tuo tempo libero con dei semplici interessi non impegnativi, per esempio guardare un film comodamente seduto sul tuo divano. Pensa alla felice condizione che hai nel fare tale cosa e goditi il momento. Impara dunque a godere anche del tuo stare solo. Camminare, fare shopping, cucinare da soli e per se stessi può essere un’esperienza motivante se la si fa con lo spirito di chi capisce che è un privilegio poterlo fare.

Se cominci questa strada c’è poi da migliorare la tua esistenza, far parte di un progetto più vasto che include il tuo miglioramento complessivo. Tutte le mete che ti prefiggi possono essere raggiunte e la tua vita può essere appagante nella misura in cui accetti di trasformarti.