a cura della Redazione “Italiacanora”



1984 (34a Edizione)
Giovedì 2, Venerdì 3, Sabato 4 Febbraio 1984

Presentano: Pippo Baudo con Tiziana Pini, Edi Angelillo, Iris Peynado, Elisabetta Gardini e due bambine, Viola Simoncioni e Isabella Rocchietta.
Orchestra: Nessuna  Totale brani: 36 (20 Big + 16 Nuove Proposte)
Organizzazione: Gianni Ravera Sigla apertura: Rose su rose di Mina (in audio)
Sigla chiusura: Under the sun dei Rockets

LA FORMULA
Una interpretazione per brano:
1a serata: 20 Big tutti in finale, 
2a serata: 16 Nuove Proposte di cui 8 in finale (gara separata); 
classifica finale dei Big fatta con i voti abbinati al concorso Totip.


Per questa edizione, Ravera, attua una grande novità:galvanizzato dalla scoperta di un grande come Vasco Rossi, divide le due categorie: Big (20 cantanti) e Giovani (16 e diventeranno 8), alla fine quindi usciranno due vincitori. I giovani vengono votati con le giurie e i Big solo con le schedine del Totip. La radio commenta ogni sera con il radiocronista Sandro Ciotti, che ogni volta ricorda il suo fastidio per il cantante Alberto Camerini (che farebbe meglio a stare nei medesimi, come dice sempre Ciotti). Dopo il 1968, viene chiamato a presentare Pippo Baudo, nel suo momento di maggiore fulgore, che farà una bellissima figura e si confermerà un grande presentatore. Ad affiancarlo ci sono ben 4 vallette:Tiziana Pini (la dolce), Edy Angelillo (l’intellettuale), Elisabetta Gardini (un’attrice che ha lavorato anche con Gassman) ed Iris Peynado (la tropicale). Inoltre Baudo chiama anche due bambine, le cui mamme lotteranno per la popolarità di una o dell’altra:Isabella Rocchietta (che ha già recitato in “Piccolo mondo antico”) e Viola Simoncini.


Ci sono, come sempre grandi ospiti. Gli attori: Nino Manfredi, Renzo Montagnani, Jerry Calà, Marina Suma, Alida Chell (ai tempi compagna di Baudo), Pierre Cosso. I comici:Beppe Grillo e Pippo Franco. I vecchi cantanti: Claudio Villa e il “re” Mario Merola. Gilbert Montagnè, bravissimo pianista non vedente, i mitici Queen. Ed infine i cantanti del momento :i Culture Club (del truccatissimo Boy George), Paul Young (l’idolo delle ragazzine per quei anni).


Dall’inizio già il festival è in agitazione:un gruppo di metalmeccanici staziona fuori dall’Ariston, protestano contro la chiusura e quindi il licenziamento,da parte dell’IRI dell’impresa Oscar Senigaglia. Baudo, dopo un momento di insicurezza, chiama sul palco una rappresentanza di questi (con tanto di cappello giallo in mano), che spiegano le loro ragioni e poi tutto ricomincia, comunque Baudo mostra una sicurezza impressionante. Il play-back diventa obbligatorio per tutti e all’ultimo si cambia un big: Loretta Goggi non vuole più cantare la sua “Un amore grande”, viene chiamato Pupo. Nella categoria Big vincono Al Bano e Romina Power, con “Ci sarà”. La canzone è molto carina, sicuramente meglio di altre loro, vince anche l’idea della coppia felice e bella, anche se, ancora una volta, è sottotono la grande voce di Al Bano.


Secondo si piazza (per la prima di lunghe volte) Toto Cutugno, con la sua “Serenata”, una canzone gradevole che descrive benissimo l’idea di una serenata di un amato alla sua amata in un sobborgo italiano (grandioso il fischio prima della canzone). Cutugno però, pur essendo della stessa casa discografica, non accetta che siano Al Bano e Romina a vincere e si creerà una totale rivalità tra i due cantanti. Terzo infine, seppur con idee di vittoria (visto le posizioni in Hit-Parade), è Christian, con la sua “Cara”; canzone sempre melodica ma molto bella e diversa da altre sue.


Anche Christian crea polemiche, affermando che la sua canzone è creata così naturalmente e non costruita come quelle piazzate prima di lui. Questo Sanremo riporta alla ribalta (per l’ultima volta in modo così numeroso) i vecchi Big degli anni ’60: Riccardo Del Turco, che con la sua “Serena alienazione”, esibisce ancora una sua canzone impegnata e “diversa” dalle altre degli anni ’60 ma non avrà successo; Marisa Sannia, la cantante sarda, che porta una canzone molte orecchiabile e melodica ,”Amore amore”, che però non va da nessuna parte; Bobby Solo, con “Ancora ti vorrei”, che lascia i suoi testi “moderni”, per tornare ad una sua classica canzone di stampo anni ’60 ed infine è da notare il grande ritorno (dopo la sua vittoria del 1974) di Iva Zanicchi, che esibisce la sua splendida voce e il suo splendido fisico( anche col naso rifatto) ma forse non è più tempo per lei e per la sua “Chi mi darà”. Uno spazio diverso lo merita Patty Pravo. Presente solo all’edizione del Sanremo 1970, Patty ritorna come sempre bella e misteriosa, travestita da Geisha e con un leggio sul palco, con una bellissima canzone, “Per una bambola”. Nutrita e bella la presenza femminile: Fiordaliso, con la bellissima “Non voglio mica la luna”, che associa la sua grinta, con una canzone dalla bella melodia (Fiordaliso creerà ideee strane, per la sua presunta presenza in un Harem di un sultano); Fiorella Mannoia, che si toglie la grinta dell’esordio (“caffè nero bollente” del 1981) per sfornare una bellissima interpretazione di una grandiosa canzone, “Come si cambia”; Anna Oxa, sempre più dark lady e meno punk, con un bel pezzo grintoso, “Non scendo”, la cantante barese sembra isolata dagli altri e gioca a carte coi suoi discografici. Delude invece la giovane Donatella Milani, promossa tra i Big, coi i suoi soliti maglioncini fatti da sua mamma ed una canzone abbastanza bruttina, “Libera”. Donatella Milani sparirà dalla circolazione. Interessante e varia è anche la presenza maschile: ritorna Mario Castelnuovo, con una canzone che però non porta più la bellezza di “Sette fili di canapa”, “Nina”, anche se la sua voce è sempre apprezzabile; Drupi si vede invece con una bella canzone, anche se magari un po’ inferiore alle altre, “Regalami un sorriso” ed infine Pupo, con un pezzo (come si è detto) destinato inizialmente a Loretta Goggi, “Un amore grande”, che è una tipica canzone festivaliera, senza pretese (più tardi Pupo dirà, poi smentendo, che il quarto posto ottenuto gli era stato promesso prima). Inoltre si esibiscono due artisti, quanto meno particolari: Garbo, un idolo di quel periodo,poi scomparso nel nulla, che regala una raffinata e particolare “Radio clima” ed Enrico Ruggeri che, lasciati i Decibel, torna dopo 4 anni, sempre con i capelli biondi tinti e gli occhiali strani e con una canzone particolare e ritmata che resterà importante nella sua carriera, “Nuovo swing”. Il bello di questo pezzo è il pianoforte suonato in modo originale e il testo, abbastanza banale ma originale. Inoltre, come sempre si denota la musica “alternativa”, che da spettacolo: Alberto Camerini, autodefinitosi l’arlecchino del rock, che canta una particolare “La bottega del caffè”, il suo ruolo non è propriamente a Sanremo però. Un altro gruppo diverso sono il “Gruppo Italiano”, gruppo scioltosi troppo presto, che aveva avuto un forte successo con “Tropicana” e ci ritenta con la particolare “Anni ruggenti”. Il gruppo è formato da figli d’arte: Roberto Del Bo, detto Bozzo, figlio della famosa psicologa Anna Del Bo Boffino e Raffaella Riva, figlia dell’ex-presidente del Milan, Felice Riva. La loro canzone ha un forte sapore Hawayano, anche grazie alle “palme”, sullo sfondo che si muovono perché fatte da persone mascherate!. Un altro gruppo partecipa per la prima volta, gli Stadio, il cui leader, Gaetano Curreri, è paroliere e amico stretto di Vasco Rossi, la canzone è molto bella e con grandi pezzi di chitarra,”Allo stadio” ma non è capita dal popolo italiano che la relega all’ultimo posto. Da notare che l’autore è il giovane Luca Carboni, che arriverà al successo anni dopo.


Nella sezione “giovani”. vince un ragazzo timidissimo, con una voce particolare e un serio studioso di chitarra (prenderà sempre lezioni con Alberto Radius, nonostante il successo). All’inizio nessuno lo notava ma dopo la sua vittoria, con “Terra promessa” un inno ai giovani della sua generazione, diventa un personaggio a tal punto che al ritorno a casa è bloccato in Autogrill da un gruppo di fans. Si chiama Eros Ramazzotti e sarà destinato ad un successo mondiale e duraturo tuttora.


Del resto poco si salva del gruppo dei giovani, molti di loro spariranno nel nulla; vi sono però dei cantanti bravi, che parlano del mondo di oggi: Calcagno (“Principessa delle rose”, quinto), i Canton (“Sonnambulismo”, scritto da Ruggeri, quarti) e Valentino, con la sua fantasia (“Notte di luna” quinto a pari merito con Calcagno). Si rivedono inoltre alcuni vecchi Big, riciclatisi come Giovani: i Collage (“Quanto ti amo”) e la giovane Giorgia Florio (“Se ti spogli”, famosa per il verso “tu sei tosto”), che vengono eliminati e non se ne parlerà più o cantanti che vanno in finale: Marco Armani (“Solo con l’anima mia”, secondo, avrà una certa fortuna a Sanremo ma con canzoni scadenti) e la brava Flavia Fortunato (terza con “Aspettami ogni sera”), che non avrà fortuna ma porterà sempre belle canzoni.