a cura della Redazione “Italiacanora”


Lunedì 29 Gennaio 1951, ore 22: “Signore e signori, benvenuti al Casinò di Sanremo per un’eccezionale serata organizzata dalla Rai, una serata della canzone con l’orchestra di Cinico Angelini. Premieremo, tra le duecentoquaranta composizioni inviate da altrettanti autori italiani, la più bella canzone dell’anno”. Con queste parole, il garbato conduttore Nunzio Filogamo dà inizio alla più grande avventura musicale italiana. Eppure il Festiva di Sanremo ha un esordio decisamente sotto tono: basterebbe notare che il lunedì, per il casinò di Sanremo, è un giorno tipicamente morto dal punto di vista dell’affluenza di clientela. Stessa cosa può dirsi della seconda e terza serata della kermesse (martedì 30 e mercoledì 31). Ciò dà la misura della scarsa importanza che l’organizzazione attribuisce alla manifestazione. L’elegante salone delle feste del casinò è strutturato sul modello dei caffè concerto, locali d’operetta tipici dell’ormai lontana Belle Epoque, ed è solitamente destinato a serate di gala o adibito a ristorante per i clienti che intendono cenare prima di recarsi nelle adiacenti sale da gioco. La serate del Festival prendono vita così in un’atmosfera piuttosto dimessa, con le canzoni relegate ad un ruolo di “sottofondo musicale” per gli avventori del casinò, intenti a consumare la loro cena costatagli ben 500 lire. Solo quattro sono i giornalisti inviati alla manifestazione Mario Casalbore, Angelo Nizza (tra l’altro addetto stampa interno del casinò!), Alfredo Panicucci e Vincenzo Rovi Campanile.  L’organizzazione del Festival e la direzione artistica sono competenza di Giulio Razzi, direttore dell’appena nata RAI, che si occupa insieme a Pier Busseti (gestore del casinò) della stesura del regolamento della gara canora (per un approfondimento sugli eventi che hanno portato alla nascita del Festival di Sanremo, leggi l’articolo “La nascita del Festival”), la scelta delle canzoni da presentare al Festival e la diretta radofonica. Si decide così che siano venti i brani partecipanti, i quali vengono scelti fra i duecentoquaranta presentati da case discografiche e autori “indipendenti”. Unico requisito indispensabile è che gli autori siano italiani.
Le canzoni e le relative esecuzioni vengono ripartite equamente nelle prime due serate: dieci lunedì 29, altrettante martedì 30. Il pubblico in sala, eretto a giuria, ne sceglie 5 per sera che vengono ammesse alla serata finale di mercoledì 31. Tra le dieci canzoni finaliste vengono così elette, sempre dal pubblico, la canzone vincitrice del Festival, la seconda e la terza classificata. Ma il primo Festival della Canzone Italiana è considerato dall’organizzazione un evento principalmente radiofonico, con tanto di diretta sulla “Rete Rossa” della RAI, che segue tutta la kermesse, riprendendo la linea in studio soltanto durante le votazioni del pubblico, per poi restituirla al Casinò per la comunicazione delle canzoni finaliste (le prime due serate) e la proclamazione della vincitrice (la terza serata). Dal tipo di regolamento si comprende come l’organizzazione del Festival voglia senza alcun dubbio dare a intendere che a partecipare e vincere sono le canzoni, e non i cantanti. Tant è che a interpretare i venti brani, scritti da i più grandi parolieri e compositori dell’epoca, sono solo in tre. Ciò significa che i cantanti interpretano ciascuno diverse canzoni, a volte da soli, a volte in duetto con uno degli altri due artisti. Quasi fossero parte integrante dell’orchestra. Gli aspetti artistici legati all’esecuzione dei brani vengono affidati dal direttore Razzi al maestro Cinico Angelini, direttore della storica “Orchestra Angelini”, il cui genere musicale tende a un forte tradizionalismo, perfetto per un festival della canzone italiana e ben visto da una RAI che lavora per ostacolare la diffusione di ritmi statunitensi e sudamericani, in favore di una restaurazione della tradizione melodica nostrana.
Angelini può però servirsi di un ridotto numero di componenti per l’orchestra sanremese (chiamata “Orchestra della Canzone”): appena otto elementi. Ma con la grande esperienza di cui dispone, egli riesce a elaborare degli arrangiamenti adeguati, in alcuni casi notevoli. E’ inoltre lui a scegliere i cantanti e ad assegnare loro le canzoni che meglio si prestano alle caratteristiche vocali di ognuno. Gli intepreti sono professionisti con almeno 7 anni di carriera alle spalle e noti al grande pubblico grazie alla radio. Hanno già lavorato insieme al maestro Angelini in numerose occasioni, in quanto componenti dell’omonima orchestra: sono Nilla Pizzi, il Duo Fasano (formato da due sorelle gemelle: Secondina detta Dina, Terzina detta Delfina) e Achille Togliani. Nilla Pizzi era già una delle cantanti più affermate dell’etere italiano: scoperta dallo stesso Angelini molti anni addietro, la cantante possiede una voce dotata di un inconfondibile timbro, esotico e sensuale, seppur di impianto tradizionale. Il suo modo di interpretare è contemporaneamente moderno e classico. Sicuramente perfetto per le canzoni strutturate sui ritmi sudamericani in voga in questo periodo (soprattutto rumba e beguine). La sua tecnica vocale è per l’epoca straordinaria: possiede una peculiare abilità nel fraseggio della melodia. Professionista di rara dedizione nel suo lavoro, studia nei dettagli i brani da interpretare, preparando ogni esecuzione in maniera perfetta. Il Duo Fasano proviene da esperienze teatrali, durante le quali viene scoperto dal maestro Carlo Prati, che in passato aveva già lanciato il Trio Lescano. E non a caso infatti, le due gemelle sembrano seguire le orme dello storico trio, interpretando brani di sapore swing. Durante un concorso al quale partecipano, vengono notate dal maestro Angelini, che le inserisce nella sua orchestra come coriste. Dotate di due belle voci dai timbri “freschi”, le sorelle Fasano si integrano perfettamente, cantando brani a doppia voce con un sincronismo sorprendente. Achille Togliani arriva al mondo della musica solo nel dopoguerra quando, dopo alcune incisioni di discreto successo, entra a far parte dell’orchesta Angelini in qualità di cantante. E’ infatti principalmente noto come attore di teatro e di varietà, e soprattutto come uno dei volti più amati dei fotoromanzi. E’ però dotato di una meravigliosa voce e di una tecnica vocale fuori dal comune: sorprende più di tutto la disinvoltura con la quale riesce a passare da brani di stampo melodico classico a canzoni dai ritmi d’oltreoceano, come lo swing e il charleston, riuscendo a cambiare completamente colore alla voce e tipo di interpretazione a seconda del pezzo eseguito. Il maestro Angelini assegna così le venti canzoni ai “suoi” interpreti.
Ecco la lista, ordinata alfabeticamente, dei brani partecipanti (tra parentesi gli autori, divisi nell’ordine “paroliere/i – compositore/i” ) e i relativi interpreti:
# Al mercato di Pizzighettone (Aldo Locatelli – Nino Ravasini) – Duo Fasano e Achille Togliani
# Eco fra gli abeti (Enzo Bonagura – Carlo Alberto Rossi) – Nilla Pizzi e Achille Togliani
# E’ l’alba (Giancarlo Testoni – Armando Trovajoli) – Nilla Pizzi
# Famme durmì (Dampa – Virgilio Panzuti) – Duo Fasano e Achille Togliani
# Grazie dei fiori (Giancarlo Testoni, Mario Panzeri – Saverio Seracini) – Nilla Pizzi
# Ho pianto una volta sola (Pinchi – Dino Olivieri) – Nilla Pizzi
# La cicogna distratta (Da Rovere, Carrel – Aldo Valleroni) – Duo Fasano
# La luna si veste d’argento (Biri – Vittorio Mascheroni) – Nilla Pizzi e Achille Togliani
# La margherita (E.B. Valdes) – Nilla Pizzi e Duo Fasano
# Mai più (Rolando – Fuselli) – Achille Togliani
# Mani che si cercano (Colombi – Gino Redi) – Achille Togliani
# Mia cara Napoli (Salvatore Mazzocco – Mario Ruccione) – Nilla Pizzi
# Notte di Sanremo (Enzo Luigi Poletto) – Nilla Pizzi
# Oro di Napoli (Umberto Bertini – Brigata) – Duo Fasano
# Sedici anni (Mario Mari – Gambetti) – Achille Togliani
# Serenata a nessuno (Walter Coli) – Achille Togliani
# Sei fatta per me (Quattrini – Fassino) – Duo Fasano e Achille Togliani
# Sorrentinella (Arrigo Giacomo Camosso – Saverio Seracini) – Duo Fasano
# Sotto il mandorlo (Giancarlo Testoni, Mario Panzeri – Carlo Donida) – Duo Fasano
# Tutto è finito (O. Odorici, S. Odorici – Errico) Nilla Pizzi

Le canzoni che arrivano in finale sono dieci:

  • Al mercato di Pizzighettone
  • Eco fra gli abeti
  • Famme durmì
  • Grazie dei fiori
  • La cicogna distratta
  • La luna si veste d’argento
  • La margherita
  • Sedici anni
  • Serenata a nessuno
  • Sotto il mandorlo

ma si sente nell’aria chi vincerà. Il carisma interpretativo di Nilla Pizzi, che sa cucirsi addosso ogni brano come pochi colleghi del periodo sanno fare, è straripante. Ed è il trionfo di Grazie dei fiori, che entra nella storia come la prima canzone vincitrice del Festival della Canzone Italiana di Sanremo. C’è da sottolineare, però, che alla Pizzi vengono assegnate le canzoni più “intense” di tutta la kermesse, brani d’amore che per loro caratteristiche sanno facilmente fare presa sul pubblico, con un’unica eccezione per la “leggera” La margherita, che infatti non arriva neanche in finale.
Il Duo Fasano ad esempio, viene sicuramente danneggiato da questo punto di vista, relegato quasi esclusivamente ad un ruolo di supporto a quelle che appaiono come “prime voci”, ovvero Nilla Pizzi e Achille Togliani. E i quattro brani cantati esclusivamente dal duo (La cicogna distratta, Oro di Napoli, Sorrentinella e Sotto il mandorlo) sono poco incisivi dal punto di vista del testo. Nilla Pizzi ottiene anche il secondo posto con La luna si veste d’argento, cantata in coppia con Achille Togliani, il quale si piazza anche terzo in classifica con Serenata a nessuno. Grazie dei fiori diventa quell’anno anche un clamoroso successo discografico: il 78 giri venderà 36.000 copie (una cifra mai raggiunta In precedenza!) sulle 80.000 totali dei brani festivalieri. Cifre che decreteranno un successo inaspettato, che spinge l’organizzazione a preparare una seconda edizione della manifestazione.

Sono numerosi gli aneddoti legati alla prima edizione del Festival, alcuni dei quali si perdono nella leggenda.
Pare che all’atto della premiazione di Nilla Pizzi, l’organizzazione dimentichi di preparare per tempo un bouquet di fiori da regalare alla vincitrice. Si rimedia in fretta e furia con dei garofani fin lì utilizzati come ornamento del salone delle feste! L’episodio, sul quale non si hanno mai avuto conferme, appare curioso non tanto per la gaffe poco elegante, quanto piuttosto per il fatto che ci troviamo nella città dei fiori per eccellenza, e che il brano vincitore si chiama proprio Grazie dei fiori! A proposito di questa canzone, i tre autori Testoni, Panzeri e Seracini, inviarono il brano alla commissione del festival senza molte speranze: non erano infatti rusciti a trovare una casa editrice o discografica che ne appoggiasse la candidatura. Immaginate lo stupore dei tre maestri, nel vederla prima inserita tra le canzoni del festival e cantata da una delle più importanti voci del momento, poi addirittura trionfare alla manifestazione! Durante la premazione gli autori vengono invitati a salire sul palco, sul quale arrivano soltanto i parolieri Giancarlo Testoni e Mario Panzeri: il compositore della musica Saverio Seracini è rimasto a casa, ammalato di broncopolmonite da molti anni e divenuto ormai cieco da alcuni mesi. Non mancano comunque le polemiche: si dice che il brano La cicogna distratta, cantato dal Duo Fasano, fosse arrivato in finale con il massimo dei voti, e che fosse destinato alla vittoria definitiva. Il simpatico testo, che è l’unico a raccontare una storia fra quelli presentati in gara, parla di una cicogna che consegna erroneamente un neonato ad una coppia di vecchietti invece che a due giovani sposini in attesa del loro bambino. Probabilmente il pubblico viene coinvolto dal racconto. Ad ogni modo l’organizzazione, ritenendo il brano troppo “leggero” nella tematica, piloterebbe le votazioni della giuria in favore di Grazie dei fiori, che assicura prestigio ad una manifestazione alla sua prima edizione.
Ci appaiono invece relativamente credibili le voci secondo le quali il brano vincitore avrebbe goduto dei favori dell’organizzazione per via di quel continuo richiamo ai fiori, visto come un’occulta pubblicità alla massima attività economica della località ligure. Se così fosse, perché non far vincere allora direttamente Notte di Sanremo, neanche giunta in finale? Sorrentinella fu la prima canzone ad essere eseguita nella serata di Lunedì 29 Gennaio. Questo fa del brano la prima canzone suonata e interpretata nella storia del Festival di Sanremo. Chiudiamo con una curiosità: non sono in molti a sapere che il paroliere celato sotto lo pseudonimo di Biri, autore di La luna si veste d’argento, seconda classificata, è in realtà una donna! Il suo nome di battesimo è Ornella Ferrari.

1a CLASSIFICATA: GRAZIE DEI FIOR – Nilla Pizzi (Panzeri-Seracini-Testoni)

Fonte Italiacanora.net