a cura della Redazione di Club50-Plus


“Si’, beh, te l’ho comprato perché pensavo…”

E anche questo Natale i discorsi accompagneranno lo scambio dei doni perché, Corona o no, succederà inevitabilmente che qualcuno regalerà qualcosa a qualcun altro.

La persona a cui ho fatto un regalo aprirà il pacco che ho faticosamente (nonché maldestramente) incartato, guarderà dentro, e dirà “Oh, grazie!”, e io, un po’ per timore di un possibile silenzio, un po’ perché non sono riuscita ad interpretare cosa si celasse veramente sotto l’ ”oh” e il “grazie” pronunciati (erano sinceri o piuttosto gesuitici?), comincerò con la mia spiegazione di rito. Dirò qualcosa del tipo: “Sì, beh, una volta hai detto che ti sarebbe piaciuto andare in Sud Africa e, quando ho visto l’ho visto in quella bella libreria di libri usati, ho pensato a te. Credo che possa essere interessante anche nel caso tu non ci andassi, almeno io l’ho trovato eccitante quando l’ho sfogliato e poi tutte le foto in bianco e nero e tutto il resto…, e c’è anche una vecchia dedica scritta a mano, guarda…”.

Auspicabilmente anche io riceverò un regalo e, dopo averlo aperto, toccherà a me ascoltare il discorsetto di accompagnamento.

Perché il Natale non è solo la festa dell’amore, è anche la festa delle liberatorie dei regali. Le persone si sentono in dovere di spiegare o addirittura giustificare i loro doni, partecipando all’apertura.

Perché ci comportiamo così?

Ci sono diverse risposte alla domanda.

Un arricchimento del regalo.

A volte, e questa è forse la ragione migliore, fa semplicemente parte del regalo stesso o vuole aggiungere valore all’oggetto: chi dona vuol far sapere che ha acquistato il presente in un modo particolare o che lo ha creato lui stesso o che ha una motivazione davvero buona per aver scelto di regalare proprio quell’oggetto. Le parole di accompagnamento servono a “vestire” il regalo nelle mani di chi lo dona, inserendolo in un contesto.

Ci si trova a formulare mentalmente il piccolo discorso già nel momento in cui acquistiamo o, più spesso, mentre stiamo impacchettando il regalo.

“Avrà capito di cosa si tratta?”

 Quando poi, temendo che il destinatario del dono possa non capirne il significato o la ragione per la quale sia stato indirizzato proprio a lui, chi fa il regalo preferisce accompagnarlo con qualche parola chiarificatrice che tolga velocemente dall’imbarazzo donatore e donatario, permettendo a quest’ultimo di esternare un liberatorio “Oh, che bello!” sotto gli sguardi incuriositi di tutti i presenti.

La pratica popolare del regalo di Natale, infatti, non si risolve quasi mai in “un’orgia” collettiva dello spacchettamento, ma quasi sempre in un rituale di apertura dei pacchetti da svolgersi lentamente una persona e un regalo alla volta.

“ Chissà se gli piacerà…”

Infine c’è la situazione più difficile da affrontare, vale a dire quando subentra il timore (talvolta quasi la certezza) che il destinatario possa non gradire il regalo. 

Forse perché è stato acquistato all’ultimo minuto, forse perché con il senno di poi ci si è resi conto di aver fatto una scelta incauta o forse ancora perché il destinatario è conosciuto come una persona dai gusti difficili. In questo caso ci teniamo pronte poche parole, una sorta di giustificazione, qualcosa del tipo: “dai!… è il gesto che conta, giusto?”

Ciò che hanno in comune tutte queste situazioni è, da un lato, l’intervallo tra il momento in cui, ricevuto e scartato il regalo, non sappiamo bene come esprimere la nostra gioia (o nascondere la delusione) in modo appropriato. Dall’altro lato, c’è anche il desiderio da parte di chi dona di dare al regalo un valore ideale -che rimarrà indiscusso anche nel caso in cui non sia gradito- in aggiunta a quello materiale.

Dunque ricordiamoci sempre del ” principio di esclusione di responsabilità ” nei confronti di chi ci farà un regalo. Infatti, al di là delle ragioni sottintese nella scelta di un regalo, rimane indiscutibile il fatto che qualcuno abbia pensato a noi e ci abbia dedicato un po’ del suo tempo. 

E cosa c’è di più prezioso?

Fonte : Club50-plus.it – art. a cura di Emilia31