a cura della Redazione GreenMe


Il boom dei divorzi è ormai un dato di fatto che fotografa una situazione allarmante, visto che diversi studi prevedono che entro il 2030 le separazioni subiranno un incremento pari al 78,5 %. Quali sono i motivi che spingono una coppia a divorziare? Cosa spinge due persone a crisi tanto profonde da non trovare altra via di uscita?

Alcune ricerche svedesi riguardo le dinamiche di coppie hanno evidenziato caratteristiche comuni tra le motivazioni dietro la fine di un rapporto. Perché stare insieme non è facile e quando sopraggiungono alcune problematiche gli attriti rischiano di far scoppiare la coppia. Ecco i motivi principali di litigio ed alcuni consigli per risanare il rapporto.

Il rapporto di coppia non è mai una questione semplice, ma tra le prime cause di un lento declino sembra esserci l’arrivo di un figlio che spesso può causare davvero un terremoto dalle conseguenze disastrose. Non tutti, infatti, sono in grado di reggere le responsabilità e lo sforzo emotivo necessari per mantenere il giusto equilibrio tra la cura del piccolo e lo stare con il proprio partner. A dirlo uno studio svedese del 2012, il quale metteva in evidenza come una coppia su tre, allo scoccare del quarto anno di vita del figlio (per l’esattezza la media corrisponde a 4 anni e 8 mesi), si trovi ad affrontare un’insanabile rottura che porta inevitabilmente alla separazione.

Nel 2015 i ricercatori dell’Università di Göteborg hanno voluto approfondire le cause dietro tale dinamica comportamentale e per fare ciò, il team guidato dalla Dott.ssa Malin Hansson ha contattato 452 genitori per poi sottoporli a un questionario mirato ad inquadrare con cura ogni sfumatura delle loro relazioni. I tre questionari erano stati consegnati alle coppie quando il figlio aveva 6 mesi, poi al quarto anno di vita ed infine al compimento dell’ottavo compleanno. Tra i partecipanti, 23 coppie si sono separate dopo il quarto anno (confermando i risultati dello studio svedese), mentre dopo l’ottavo anno, altre 16 relazioni sono andate in frantumi.

Parecchie coppie non provano minimamente ad affrontare di petto i problemi, magari nella speranza che possano risolversi da soli. Ma questa filosofia attendista non paga praticamente mai. Con il tempo, si tende a coltivare interessi diversi e questo può allontanare a tal punto il partner da non sentire più l’iniziale esigenza di stare insieme e di condividere il tempo. In questi casi, il divorzio sembra essere l’unica alternativa a una relazione sterile.

Che cosa è cambiato rispetto al passato?

Una volta ci si separava quasi esclusivamente per gravi incompatibilità di carattere e infedeltà. Oggi la coppia è esposta anche alle problematiche relazionali e logistiche legate al lavoro femminile (gelosia e invidia per i rispetti ruoli professionali, difficoltà di gestione del quotidiano, specialmente in presenza di figli); all’effetto dirompente della crisi economica; all’attrattiva di uno stile di vita più promiscuo, sempre potenzialmente aperto ad avventure seducenti; alla fretta con cui spesso ci si mette insieme, senza avere maturato una sufficiente conoscenza dell’altro, del suo carattere e delle sue priorità esistenziali; alla crescita vertiginosa del narcisismo che spinge a prendere con superficialità e a lasciare alla prima difficoltà.

In parallelo a tutto ciò, si assiste a un forte indebolimento delle tradizionali motivazioni all’unità: la presenza di figli, il valore etico attribuito alla promessa matrimoniale, i vincoli religiosi, le convenzioni sociali. Il risultato, sotto gli occhi di tutti, è che le separazioni sono in aumento, non solo fra le coppie più giovani e di recente formazione, ma anche fra quelle di vecchia data, che un tempo si sarebbero dette inossidabili.

Sicuramente anche la diversità di carattere può dividere una coppia: se, infatti, inizialmente essa può attrarre fortemente, successivamente può diventare la ragione di una crisi irreversibile. La passione d’amore, l’attrazione fisica ma anche emotiva che può essere accesa proprio dalla diversità dell’altro, sono per loro natura di breve durata: possono sorriderci per uno, due, massimo quattro anni, o poco più, dicono gli esperti. Poi l’innamoramento deve diventare amore, o si appanna per sempre. E soprattutto quando la coppia si impegna in un progetto serio, le differenze di carattere, ma anche di educazione e di stile di vita, possono diventare incompatibili con la quotidianità. A quel punto le illusioni d’amore, all’inizio molto forti, si attenuano fino a scomparire, lasciandoci di fronte alla verità dell’altro e dell’altra. Che possono restare due belle persone in sé, ma incapaci di armonizzarsi in una vita reciprocamente soddisfacente.

In quali ambiti le differenze di carattere possono mettere a rischio la coppia?

La differenza di carattere può esprimersi in modo più forte su alcuni fronti e andrebbe armonizzata già durante il fidanzamento: ecco perché la fretta nel convergere sulla convivenza o sul matrimonio è uno dei più potenti fattori predittivi di crisi e separazione. Le aree più “sensibili” sono:

i bioritmi: dall’ora in cui ci si alza all’ora in cui in cui si va a letto. Gufi e allodole possono trovarsi in seria difficoltà quando il bioritmo interessa anche l’ora migliore per addormentarsi, per alzarsi nel week-end o progettare il tempo libero;

le priorità della vita: si scontrano drammaticamente, per esempio, quando lei desidera figli e lui non si sente pronto; oppure quando lei investe sulla carriera e lui la vorrebbe più dedita alla famiglia;

il modo di discutere: il collerico può creare serie difficoltà alla persona ansiosa o permalosa, che può essere molto ferita dalle “fiammate” dell’altro, anche se di breve durata;

la gestione della casa: se uno è ordinato e l’altro no, possono scattare conflitti notevoli, soprattutto nelle case piccole e senza aiuti domestici, o quando in casa uno non sa o non vuole fare nulla, e si aspetta che l’altro o l’altra provveda a tutto;

l’utilizzo del denaro per la vita quotidiana: formiche e cicale possono non riuscire a convivere quando le risorse sono limitate, specialmente in caso di figli;

il rapporto con le famiglie di origine: se uno è molto legato e l’altro molto autonomo, può essere difficile trovarsi in sintonia, soprattutto quando si tratti di decidere come trascorrere le domeniche, le vacanze o le feste più importanti;

la gestione del tempo libero: se lui ama leggere in pace e lei terrebbe sempre il televisore acceso, si possono creare non poche tensioni; idem se lui ama stare ore a tavola, e lei è rapida e frugale, perché le sembra che quello passato a mangiare, oltre lo stretto necessario, sia tempo buttato;

Infine, il modo di educare i figli: questo è un fronte su cui si scontrano moltissime coppie, soprattutto per quanto riguarda lo studio e il profitto, la gestione del tempo libero, gli spazi di autonomia, il denaro da dare, le amicizie, il senso etico e religioso con cui educarli. Conflitti che poi, purtroppo, proseguono e si amplificano dopo la separazione.

In un quadro così problematico, dire «ti amerò per sempre» ha ancora un valore?

Mai le parole d’amore sono state dette con la frequenza, la disinvoltura, la superficialità odierne. In parallelo, conseguentemente, si è ridotto il loro valore, la loro unicità ed esclusività. L’amore vero si deve vedere con i fatti, i gesti, i comportamenti, gli atteggiamenti che si traducono in sollecitudine, in piccole e grandi attenzioni, in capacità di ascoltare, di accogliere, di confortare, di rasserenare, di prendersi cura. Di entusiasmare, sorprendere con un gesto affettuoso e inatteso. E’ questo che forma, al di là delle buone intenzioni, la “pragmatica” degli affetti: che è la capacità di rendere i sentimenti visibili, concreti, evidenti, capaci di cambiare e migliorare la nostra vita e quella dell’altro.

Dove si apprende questa capacità di dedicarsi all’altro?

Innanzitutto in famiglia: l’amore è una “lingua” materna, come tutti i linguaggi primari. Il saper prendersi cura nasce dai gesti di tenerezza, accudimento, attenzione affettuosa che noi stessi abbiamo gustato fin da piccoli. E’ un processo psicologico, ma anche biologico, perché mediato dalla funzione dei neuroni specchio, che ci permettono di assimilare la “grammatica” delle relazioni positive e di riprodurla, a nostra volta, nei confronti degli altri. Questa base si sviluppa poi nei rapporti fra pari: ecco perché è così importante incoraggiare i figli adolescenti a sviluppare relazioni sane, a scuola e nel tempo libero. Da tutto ciò nasce poi la capacità di guardarsi dentro e capire le proprie priorità esistenziali; cogliere le priorità dell’altro; costruire un progetto di vita comune, assumendosi la responsabilità di alimentarlo con tutte le proprie forze e di proteggerlo nei momenti di difficoltà; resistere alle forze della disgregazione.

Si tratta di una capacità difficile da maturare e che non si improvvisa: forse la crisi delle coppie che contraddistingue la nostra epoca è dovuta anche alla latitanza delle famiglie nel fornire solidi modelli di vita e della scuola nell’educare alla dedizione e alla tenacia. Ma lo scenario non è tutto nero. In positivo, infatti, ci sono molti giovani che riescono a fruire di questa preparazione e possono quindi dare vita, anche oggi, a coppie affiatate e resistenti: dal loro esempio tutti noi possiamo ancora credere che l’amore, quando è coltivato e curato con attenzione, giorno dopo giorno, può davvero durare per sempre.


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