a cura della “Redazione Storia & Ricorrenze


Il Carnevale arriva all’ultima settimana, la più importante, la più festosa e anche la più storica. Da giovedì a martedì grasso fra coriandoli e travestimenti

La colpa è tutta della quaresima che cade di mercoledì. Di conseguenza il carnevale finisce il giorno prima, martedì, in carne, che viene dopo l’altra giornata festiva, il giovedì grasso. La questione è tutta nel calendario. E deriva dal fatto che il carnevale, come la sorella quaresima, è festa mobile. Cioè dipende da quando cade la Pasqua, ma ha delle certezze, una di queste è il mercoledì delle ceneri. Anche questo mercoledì, primo giorno di quaresima, cambia tutti gli anni, come data sul calendario. Ma è sempre lo stesso giorno della settimana da cui si contano i 40 giorni (domeniche escluse) che portano alla Pasqua.

Se dal mercoledì si comincia il periodo di penitenza e digiuno vuol dire che il martedì si deve esaurire tutto il cibo buono (carnevale viene da carnem levare, eliminare, finire la carne) che non si potrà più mangiare nelle settimane successive. Per questo il martedì è il giorno di massimo festeggiamento, quello in cui si dà sfogo a tutte le gioie carnali prima di chiudersi in quaresima.

Questo è il martedì grasso. Il giovedì viene prima semplicemente perché non può venire dopo il mercoledì delle ceneri. Gli ultimi giorni del carnevale sono tutti gaudenti, ma perché il giovedì lo è più degli altri? Tanti motivi e tradizioni. Prima di tutto è il primo degli ultimi giorni di carnevale: arrivare al mercoledì successivo fa praticamente una settimana intera di bagordi.

A Venezia poi si festeggiava in questa giornata una vittoria della Serenissima, quella del doge Vitale Michiel II sul Patriarca Ulrico di Aquileia. Per ricordarla fu stabilito che ogni giovedì grasso macellai e fabbri avrebbero tagliato la testa ai tori, simbolicamente l’idea è il togliere ogni ostacolo.

In Toscana c’è una tradizione speciale per il giovedì precedente l’ultimo giorno di Carnevale. Si chiama Berlingaccio dal tedesco bretling e dal latino per ligere. Significa leccare con insistenza. A Firenze vuol dire abbuffarsi. Si mangia il berlingozzo, un dolce a forma di ciambella che si fa con gli ingredienti dei brigidini.

Il vero ultimo giorno festivo è però il martedì come insegna Rio con la sfilata al Sambodromo. In francese è Mardi gras, la sua migliore tradizione è a New Orleans. A Venezia è «marti» grasso ed è il giorno in cui viene proclamata la Maria del Carnevale, la prescelta fra le 12 fanciulle povere cui il Doge regalava la dote per andare spose, e in cui c’è lo svolo del Leon: un telo dipinto vola dal campanile sopra il pubblico in piazza San Marco. Anche il martedì è ovunque diverso in Italia come il nome dei dolci tipici, simili fra loro solo nell’aspetto (sfrappole, cenci, chiacchiere). In Sardegna si chiama Martisero a Mamoiada e Martisperri a Ulassai.

Tutto questo non vale per la diocesi milanese che ha il Carnevale Ambrosiano e festeggia fino al sabato, con le penitenze pasquali che partono da domenica. La tradizione viene direttamente da Sant’Ambrogio che tardò il rientro da un pellegrinaggio e fece aspettare la città per l’inizio della quaresima.

Fonte : “VanityFair” – articolo di Chiara Pizzimenti


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