di Felice Nicotera


Patria e Mezzogiorno nell’azione politica di GIOVANNI NICOTERA

Giovanni Nicotera fu patriota rivoluzionario (compagno di Pisacane nella tragica Spedizione di Sapri) e, con l’Unità d’italia, uomo politico di grande spessore, tra i rappresentanti più significativi della Democrazia Meridionale. Anche se la storia, finora, gli ha riservato spesso giudizi contrastanti e scarsa attenzione, aumentata solo in anni recenti, soprattutto sulla sua attività di Ministro degli Interni. Scrive al riguardo Giuseppe Masi: “Il grande pubblico, in definitiva, non ha avuto e ancora non ha molta dimestichezza con la sua singolare esistenza. Ad oggi, infatti, non esiste una biografia del personaggio e neanche un’indagine esaustiva sul suo itinerario politico.

A parte le belle ed appassionate pagine della Jessie White Mario8sua prima biografa) ed una coeva pubblicistica celebrativa ed encomiastica sull’uomo e le sue azioni, riteniamo che la storiografia non gli abbia conferito l’adeguato rilievo”. Introducendo qualche anno addietro i lavori del convegno su “Giovanni Nicotera nella storia italiana dell’ottocento”, promosso dall’Amministrazione comunale di Lamezia Terme per ricordare il centenario della morte dell’uomo politico, Giuseppe Masi già ribadiva questi concetti, evidenziando che la natura di Nicotera, “indubbiamente complessa e dalle molteplici sfaccettature, va vista in una dimensione di più ampio respiro generale, alla pari degli altri esponenti istituzionali che hanno concorso a saldare la Nazione dopo l’Unità e promuoverne lo sviluppo”. Attraverso le sue azioni possiamo cogliere le “peculiarità e contraddizioni del radicalismo delle Due Sicilie e la varietà del mondo cospirativo meridionale”. Il convegno, i cui atti sono stati pubblicati da Rubbettino, ha rappresentato una svolta perché ha avuto il merito di averlo riscoperto e di aver fatto affiorare nuove prospettive storiche, di aver definito il posto che si è conquistato prima nel Risorgimento italiano con atteggiamenti rivoluzionari e, successivamente nello Stato unitario, con una carriera parlamentare, svolta nella Sinistra storica, erede della tradizione risorgimentale.” Giovanni Nicotera fu ininterrottamente per 33 anni deputato del collegio di Salerno, e due volte Ministro dell’Interno. Egli si adoperò per far sì che “il Mezzogiorno non fosse considerato soltanto un’appendice della nuova nazione, una conquista del nuovo Stato, ma un protagonista”. La sua idea era che “il Mezzogiorno dovesse diventare la spina dorsale del paese e, pertanto, tutte le battaglie parlamentari del Nicotera, indirizzate a fare accettare la realizzazione delle infrastrutture necessarie, furono rivolte ad un unico fine: quello di far passare, nel bilancio della Stato per ordinario ogni intervento per il Mezzogiorno fino ad allora considerato straordinario. Egli sosteneva che per salvaguardare l’unità faticosamente conquistata era necessario che benefici e pesi fossero egualmente ripartiti. – “Non è giusto né possibile – scriveva – che una parte di questa Italia perduri in condizioni economiche poco dissimili da quelle in cui si trovava prima di far entrare a far parte della grande famiglia italiana”. – Era un modo, questo come un altro, di farsi carico delle responsabilità della classe politica nei confronti del Mezzogiorno e di quel problema meridionale che tanta parte ha avuto poi nel dibattito politico italiano. Il convegno calabrese auspicava di attirare un supplemento di indagine storiografica sull’uomo politico, “una serie di risposte utili” raccolte da alcuni specialisti, come Marco De Nicolò, che nel suo libro fa emergere “un quadro nuovo e un’analisi molto attenta e distante dagli schemi dell’oleografia risorgimentale, evidenziando tra gli altri tre tratti salienti: il trasformismo, l’autoritarismo, il meridionalismo. Il suo trasformismo, diverso da quello realizzato poi da Depretis, nasceva da un progetto politico. Il suo autoritarismo servì ad acquistare credito presso i moderati e la Corte e rifletteva la concezione di un riformismo, insofferente delle pressioni popolari. Tali aspetti erano al servizio di un primo meridionalismo politico che, per quanto incompiuto, era indirizzato al riequilibrio di risorse tra le due principali aree del Paese e all’incremento delle infrastrutture nel Sud.

Il suo personale successo nel Mezzogiorno continentale fu il frutto di un’estesa rete di clientele e di amicizie, ma anche della forte capacità di esprimere il malessere di quelle regioni e tradurlo in politica.“ La scadenza del centocinquantesimo anniversario dell’Unità Nazionale nel 2011 è stata l’occasione per richiamare l’immagine di Giovanni Nicotera attraverso esposizioni di cimeli risorgimentali, mostre e convegni, con il contributo del sottoscritto in varie località del salernitano: al Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano Faiano, dove ci fu una notevole affluenza popolare e la partecipazione di tante scuole della provincia salernitana; al Castello di Arechi di Salerno; al Comune di Tramonti; a Sanseverino di Centola e al Comune di Montesano sulla Marcellana. In Salerno il 18 giugno 2011 andò in scena la rappresentazione teatrale della Compagnia del Giullare “Il processo a Giovanni Nicotera”, dramma storico scritto dal drammaturgo (nonché pisacanista) Rosario Galli con la regia di Andrea Carrano. Il 12 ottobre 2012, a Salerno si tenne anche il convegno/ conferenza/ studio “Patria e Mezzogiorno nell’azione di Giovanni Nicotera”, organizzato dalla Provincia presso il Salone Bottiglieri di Palazzo S. Agostino con interventi del prof. Marco De Nicolò, del prof. Alfonso Conte, del Presidente della Provincia On. Edmondo Cirielli e del sottoscritto, che nell’occasione lesse anche una sua poesia inedita dedicata ai Trecento. Nei locali antistanti la sala venne peraltro allestita una esposizione bibliografica su Giovanni Nicotera ed il suo tempo, curata dalla dottoressa Vilma Leone della Biblioteca Provinciale e da me medesimo. Ma chi fu esattamente Nicotera? Cospiratore calabrese; costretto all’espatrio prima a Malta e poi a Corfù, esiliato a Torino; intrepido combattente della Repubblica Romana; compagno di Pisacane e rivoluzionario ferito a Sapri, processato a Salerno, ergastolano a Favignana, Colonnello brigadiere quale organizzatore della 3° brigata di volontari, destinata dal generale Garibaldi a promuovere l’insurrezione nell’Umbria e nelle Marche, dimettendosi appena il generale Garibaldi consegnò le terre conquistate a Vittorio Emanuele II. Eletto nel giugno 1861 deputato a Salerno, ministro degli Interni nel gabinetto Depretis e in quello Di Rudinì; fu anche accusato di essere il fondatore del trasformismo. La sua personalità non è di facile definizione. Da una parte c’è il guerriero e cospiratore che considera il risorgimento italiano un problema spiccatamente rivoluzionario, dall’altra il politico che incanala l’opposizione meridionale nell’alveo costituzionale. C’è il mazziniano puro di Sapri e di Castel Pucci, il “leoncino” della Repubblica romana, l’uomo d’azione, l’esule, l’instancabile ed indomito combattente. In realtà egli può essere visto come uno specchio dell’Italia del suo tempo. La sua vita eroica è un vero riassunto dei fatti più salienti del risorgimento nazionale. Un dramma di alto interesse uma no , vissuto nell’epopea e nel martirio di una giovinezza che accarezza il sogno di un riscatto meridionale. “Sullo sfondo il gran quadro della cospirazione mazziniana, avversata, maledetta, ma pullulante sempre del mistero delle sette, e della gioventù emigrata, inesauribile e incontenibile. ”Anche se l’impresa di Sapri “si è nel ricordo trasfusa e colorita di leggenda e la storia non può liberarne la memoria (di Giovanni Nicotera) con un preciso, definitivo giudizio” essa rimane incancellabile nel suo ricordo. Dalle vicende storiche, dalla ricerca dell’identità, dal recupero delle radici del nostro territorio, possiamo imparare molto, in particolare oggi che cerchiamo faticosamente e tra mille difficoltà di mantenere in piedi l’unità nazionale e di rafforzare il sogno dell’unità europea.